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Quattro giorni di smart working a settimana abbattono l’inquinamento del 10%

Grazie a un modello matematico integrato con i dati raccolti durante il lockdown dello scorso anno, un team di ricerca spagnolo guidato da scienziati dell’Università Autonoma di Barcellona ha determinato che con quattro giorni di smart working a settimana si abbattono le emissioni del traffico del 15 percento e quelle del pericoloso biossido di azoto (NO2) del 10 percento.
A cura di Andrea Centini
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I lockdown e le altre restrizioni introdotte dallo scorso anno a causa della pandemia di COVID-19 hanno rappresentato un'occasione unica per gli scienziati, permettendo loro di condurre studi su psicologia, impatto antropico, inquinamento, dinamiche di popolazione e moltissimo altro ancora grazie a dinamiche del tutto eccezionali. Diverse ricerche, ad esempio, hanno mostrato che nei mesi in cui siamo stati chiusi in casa vi è stato un crollo delle sostanze inquinanti immesse in atmosfera; non solo i gas a effetto serra come l'anidride carbonica (CO2) e il metano, che giocano un ruolo fondamentale nei cambiamenti climatici, ma anche altri inquinanti legati al traffico – come il biossido di azoto (NO2) – e alle attività industriali. Con gli studenti in DAD (didattica a distanza) e i lavoratori impegnati con lo smart working, del resto, c'è stata una netta diminuzione del traffico veicolare privato, che ha determinato un sensibile miglioramento della qualità dell'aria in molte città. A partire da questi dati raccolti durante il lockdown del 2020, è stato determinato che con quattro giorni di telelavoro a settimana è possibile abbattere fino al 10 percento della concentrazione di NO2 in atmosfera, un composto chimico fortemente inquinante e tossico, legato a numerose patologie respiratorie e morte prematura.

A determinare il legame tra giorni di telelavoro e concentrazioni atmosferiche di biossido di azoto è stato un team di ricerca spagnolo guidato da scienziati dell'Università Autonoma di Barcellona, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi del Barcelona Lab for Urban Environmental Justice and Sustainability (BCNUEJ) – Urban Hospital del Mar Medical Research Institute (IMIM) e dell'azienda Solució de Ciutat i Territori d’Anthesis Lavola. I ricercatori, coordinati dalla professoressa Alba Badia, docente presso l'Istituto di Scienze e Tecnologie Ambientali dell'ateneo catalano (ICTA-UAB), sono giunti alle loro conclusioni mettendo a punto un modello matematico in grado di prevedere la qualità dell'aria in determinate condizioni, integrandolo con i dati raccolti dalle stazioni XVPCA (Xarxa de Vigilància i Previsió de la Contaminació Atmosfèrica) nell'Area Metropolitana di Barcellona durante le restrizioni del 2020.

Incrociando tutte le informazioni è stato determinato che, poiché l'85 percento dei lavoratori nell'area della capitale catalana è legato al settore dei servizi e il 40 percento di tutto il traffico di veicoli privati è legato al lavoro, due giorni di telelavoro a settimana sono sufficienti per abbattere del 5 percento le emissioni legate al traffico e del 4 percento i livelli di biossido di azoto. Ci sarebbe anche una riduzione degli spostamenti del 12,5 percento, se il 20 percento dei lavoratori dei servizi dovesse seguire questo modello. Con tre giorni di telelavoro si otterrebbe una riduzione del 10 percento delle emissioni dovute al traffico, dell'8 percento del biossido di azoto e del 25 percento degli spostamenti. Con quattro giorni di lavoro si abbatterebbero le emissioni del traffico del 15 percento e il biossido di azoto del 10 percento. Se il 40 percento degli impiegati nei servizi facessero quattro giorni a settimana di smart working gli spostamenti sarebbero abbattuti del 37,5 percento. È interessante notare che in quest'ultimo scenario i lavoratori che continuano a recarsi in ufficio impiegherebbero molto meno tempo per raggiungere la sede, essendoci meno auto in circolazione.

Alla luce di questi risultati, la professoressa Badia e i colleghi sottolineano l'importanza di continuare a permettere il telelavoro almeno per una parte dei dipendenti; ciò avrebbe un impatto positivo sull'inquinamento atmosferico a lungo termine ma anche sui picchi che si registrano in città in determinate condizioni atmosferiche. Meno inquinamento atmosferico si traduce soprattutto in un numero significativamente inferiore di morti premature; basti pensare che solo in Europa ogni anno muoiono circa 630mila persone a causa delle sostanze inquinanti che respiriamo ogni giorno a causa dello smog. I dettagli della ricerca “A take-home message from COVID-19 on urban air pollution reduction through mobility limitations and teleworking” sono stati pubblicati sull'autorevole rivista scientifica specializzata Urban Sustainability del circuito Nature.

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