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In Europa 630mila morti l’anno per l’inquinamento

Lo rivela il rapporto sulla salute e sull’ambiente pubblicato dall’Agenzia europea dell’ambiente: la maggior parte dei decessi a livello nazionale (27 %) in Bosnia-Erzegovina, mentre i tassi più bassi si registrano in Islanda e in Norvegia (9 %).
A cura di Valeria Aiello
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Il 13% dei decessi in Europa è legato all’inquinamento: lo rivela il rapporto “Healthy environment, healthy lives: how the environment influences health and well-being in Europe” pubblicato dall’Agenzia Europea dell’Ambiente (AEA) che indica una chiara correlazione tra lo stato dell’ambiente e la salute dei cittadini dell’Ue. “Tutti devono capire che, se ci prendiamo cura del nostro Pianeta, non salviamo solo gli ecosistemi ma anche la vita delle persone, in particolare di chi è più vulnerabile” ha dichiarato ha dichiarato Virginijus Sinkevičius, commissario per l’Ambiente, gli oceani e la pesca dell’AEA.

Secondo la relazione, che attinge dagli ultimi dati resi disponibili (2012) dall’Organizzazione Mondiale della Sanità sulle cause dei decessi e delle malattie, nei 27 Parsi dell’Ue e nel Regno Unito 630mila decessi l’anno sono attribuibili direttamente o indirettamente a fattori ambientali. L’onere delle patologie determinate dall’inquinamento, tra cui cancro, malattie cardiache, ictus, malattie respiratorie e disturbi neurologico, è ripartito in modo non uniforme a livello nazionale, con percentuali di decessi dovuti a cause ambientali che vanno dal 9% registrato in Norvegia e Islanda al 23% dell’Albania e al 27% della Bosnia-Erzegovina. Complessivamente, il rapporto stima che in Europa siano stati persi oltre 20milioni di anni di vita nel 2012 a causa di malattie attribuibili all’inquinamento ambientale.

A incidere maggiormente sono l’inquinamento atmosferico e le alte temperature che, agendo in modo sinergico, portano a una maggiore morbilità e mortalità. Le persone più esposte all’inquinamento atmosferico, al rumore e alle sostanze chimiche, sono quelle che vivono in ambienti urbani, caratterizzati dalla presenza di fattori di stress multipli e minore accesso a spazi verdi rispetto alle persone che risiedono in ambienti rurali. Complessivamente, l’inquinamento atmosferico è responsabile di circa 400mila decessi ogni anno, mentre alla scarsa qualità dell’aria legata alla combustione di combustibili fossili sono legati quasi 26mila decessi. “Ci sono inoltre le prime prove – aggiunge la relazione – che suggeriscono come l’esposizione a lungo termine all’inquinamento atmosferico possa aumentare la suscettibilità a Covid-19 nonostante siano necessarie ulteriori ricerche”.

Il rumore ambientale è il secondo fattore di rischio ambientale più significativo, con 12mila decessi l’anno, seguito dagli effetti del cambiamento climatico, in particolare delle ondate di calore. “In base agli attuali scenari di riscaldamento globale – calcola il rapporto – i decessi dovuti a ondate di calore potrebbero superare i 130mila morti l’anno. Le forti precipitazioni, le inondazioni, l'innalzamento del livello del mare e le ondate di calore, nonché i cambiamenti climatici a lungo termine, presentano minacce per le infrastrutture, la produzione alimentare e altre attività economiche”.

Diversa la situazione per quanto concerne gli effetti all’esposizione di miscele di sostanze chimiche e l’esposizione ai campi elettromagnetici. Per questi ultimi, nonostante siano stati ben definiti i danni dovuti all’esposizione, ci sono però poche prove per quanto riguarda l’impatto sulla salute nella popolazione. I dati positivi riguardano invece la qualità dell’acqua potabile che resta costantemente elevata in tutta Europa, così come la qualità delle acqua di balneazione. Le preoccupazioni riguardano però la qualità dell’acqua da piccole forniture e da pozzi privati, così come il rilascio di antibiotici tramite impianti urbani di trattamento delle acque reflue che possono accelerare significativamente l’emergere e la diffusione dell’antibioticoresistenza.

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