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Covid 19

Perché è importante sviluppare un vaccino anti COVID per i visoni

Aziende americane e russe sono al lavoro su un vaccino anti COVID per i visoni, una specie di mustelide particolarmente suscettibile al rischio di contagio da coronavirus SARS-CoV-2. Dopo la diffusione di vasti focolai negli allevamenti, in particolar modo in Danimarca, il virus è mutato ed è ripassato all’uomo in una variante meno sensibile agli anticorpi. Per evitare che si verifichino in futuro simili, pericolose situazioni, oltre che per scongiurare un rischio di panzoozia, i ricercatori hanno iniziato a studiare un vaccino efficace per questi animali.
A cura di Andrea Centini
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Secondo la recente ricerca “Broad host range of SARS-CoV-2 predicted by comparative and structural analysis of ACE2 in vertebrates” guidata da scienziati dell'Università della California di Davis, nel mondo ci sono oltre 400 specie di vertebrati suscettibili all'infezione da coronavirus SARS-CoV-2. Alcune di esse sono state effettivamente contagiate dal virus, come evidenziato dalla cronaca sulla pandemia: cani, gatti e persino tigri, leoni e gorilla ospitati negli zoo sono stati tutti infettati, dopo essere stati esposti al SARS-CoV-2 da persone infette (come proprietari e custodi). Ma la specie che preoccupa di più gli esperti è il visone, in cui il virus non solo può provocare una malattia grave e potenzialmente fatale come nell'uomo, ma dove è stato in grado di mutare ed essere ritrasmesso alle persone. Ciò è stato verificato in almeno 12 casi tra gli allevatori norvegesi. Alla luce di questo e altri rischi da non sottovalutare, mettere a punto un vaccino in grado di proteggere i visoni potrebbe essere un'operazione di salute pubblica estremamente utile.

Al momento ci sono due aziende americane e alcuni scienziati russi al lavoro su un vaccino per i visoni, animali appartenenti alla famiglia dei mustelidi (della quale fanno parte anche il furetto, la puzzola e il tasso), considerata particolarmente esposta al rischio di infezione. Ciò sarebbe dovuto non solo all'affinità tra il recettore ACE-2 delle cellule di visone con quello umano, ma anche per l'anatomia dell'apparato respiratorio, senza dimenticare la stretta vicinanza degli esemplari negli allevamenti-lager. Il recettore ACE-2 è la “porta d'ingresso” del coronavirus, al quale si lega attraverso la proteina S o Spike per disgregare la parete cellulare, inserire l'RNA virale e dare il via alla replicazione che determina l'infezione. Come sottolineato dal New York Times, le due aziende americane al lavoro sul vaccino di visone sono il colosso della farmaceutica veterinaria Zoestis – una società del New Jersey con oltre 6 miliardi di dollari di fatturato annuo nel 2019, spiega il NYT – e Medgene Labs, una piccola società del Sud Dakota con una quarantina di dipendenti. Il vaccino anti COVID per visoni in sperimentazione è simile a quello umano della Novavax chiamato “Nvx-CoV2373”: è basato su subunità proteiche e la proteina S o Spike del coronavirus viene fatta crescere in cellule di insetti, per poi essere inserita attraverso un vettore virale innocuo.

“Quando abbiamo visto il primo caso di un cane infettato a Hong Kong, abbiamo immediatamente messo in atto le nostre normali procedure per lo sviluppo di un vaccino contro le malattie infettive emergenti”, ha dichiarato al New York Times il dottor Mahesh Kumar, un alto dirigente di Zoestis. Ma quando è scoppiato il caso dei visoni, in particolar modo nei Paesi Bassi e successivamente in Danimarca, l'azienda si è concentrata su un vaccino per questi musteledi, per i quali ha ricevuto il via libera alla sperimentazione dal Ministero dell'Agricoltura. Per comprendere quanto sia delicata la questione di questi sfortunati animali infettati dal virus, basti pensare che in Danimarca il governo ha deciso di uccidere tutti e 17 i milioni di esemplari ospitati negli allevamenti del Paese. Un massacro deciso perché, come si è detto, nei visoni il virus è mutato ed è ripassato all'uomo, nella cosiddetta variante Cluster 5. Sottoposta a esperimenti di laboratorio, questa variante è risultata meno sensibile agli anticorpi neutralizzati, pertanto per evitare ulteriori diffusioni e mutazioni, è stato predisposta l'uccisione di tutti i visoni del Paese.

Un centinaio di esemplari infettati è comunque riuscito a fuggire dagli allevamenti e qualcuno avrebbe infettato un selvatico, come riporta il NYT. Il rischio che il virus inizi a circolare anche in natura potrebbe dar vita anche a una panzoozia, come sottolineato nell'articolo “Is COVID-19 the first pandemic that evolvesinto a panzootic?” pubblicato su Rapid Communication e coordinato dalla virologa di fama internazionale Ilaria Capua. La panzoozia non è altro che una circolazione incontrollata del virus in varie specie, all'interno delle quali può continuare a mutare e a dar vita a nuove varianti, magari più trasmissibili, aggressive e potenzialmente fatali, che potrebbero ripassare facilmente all'uomo. Per evitare un simile scenario, il vaccino per i visoni potrebbe essere uno strumento non solo utile, ma anche necessario, considerando come vengono trattati questi animali negli allevamenti. Fortunatamente, dopo l'uccisione di circa un milione di esemplari, nei Paesi Bassi le autorità hanno deciso non riaprire mai più queste industrie della morte, e si ritiene che anche il mercato danese – il più importante al mondo per la pelliccia di visone – possa non riuscire a risollevarsi dopo il massacro ordinato da Copenaghen.

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