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La rivoluzione rosa della NASA compie 40 anni: dal 1978 lo spazio apre la porta alle donne

Sono trascorsi 40 anni esatti dalla prima selezione di astronauti donna operata dalla NASA. Oggi sono il 34% nell’ente aerospaziale americano e hanno conquistato record straordinari, come quelli raggiunti da Peggy Whitson.
A cura di Andrea Centini
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Il 16 gennaio 1978 la storia della NASA cambiò per sempre, grazie a una selezione inedita di candidati astronauti che per la prima volta incluse donne e americani di origine africana e asiatica. Una vera e propria rivoluzione rispetto alle chiusure degli anni precedenti, quando l'accesso alle stelle con la più grande e prestigiosa agenzia aerospaziale del mondo era un sogno per i soli maschi bianchi. Da allora di strada ne è stata fatta moltissima, e oggi è proprio una donna della National Aeronautics and Space Administration a detenere il record di maggiore permanenza sullo spazio, ovvero Peggy Witshon con ben 655 giorni, nei quali ha effettuato anche 60 ore di EVA (attività extraveicolari).

Conosciuta col soprannome di “donna dei record” e rientrata dalla sua ultima missione a bordo della Stazione Spaziale Internazionale a settembre 2017, nel 1978 la Whitson era all'ultimo anno di liceo presso la Mt. Ayr Community High School in Iowa, e si apprestava a iniziare una folgorante carriera allo Iowa Wesleyan College, dove prese un prestigioso Bachelor of Science in Biologia e Chimica. All'epoca le colleghe Kathryn Sullivan, Shannon W. Lucid, Anna L. Fischer, Judith Resnik, Sally K. Ride e M. Rhea Seddon furono le pioniere che gettarono le basi per la sua straordinaria carriera nello spazio. Oggi le donne sono il 34 percento nel corpo degli astronauti attivi della NASA, mentre astronauti afroamericani, asiatici, delle isole pacifiche, ispanici e altre razze sono in tutto il 24 percento.

Dalla storica selezione del 1978, tenutasi a nove anni dalla precedente e successiva alla chiusura delle missioni Apollo, la NASA iniziò a scegliere sistematicamente anche ingegneri e scienziati di vario genere, mentre in precedenza, se si eccettua qualche rarissima eccezione, si trattava sempre di piloti di jet militari. Oggi questa caratteristica, per quanto apprezzata, non è più fondamentale per diventare astronauti. Così, chi giunge fra le stelle, e in particolar modo sulla Stazione Spaziale Internazionale, il baluardo dell'umanità nello spazio, permette conquiste in numerosi ambiti della scienza e della tecnologia, come hanno dimostrato gli affascinanti esperimenti della missione VITA condotta dall'astronauta milanese Paolo Nespoli, recentemente tornato sulla Terra.

La NASA, con la collaborazione dei partner internazionali come l'ESA, l'Agenzia Spaziale Europea, oggi guarda al futuro, al possibile ritorno sulla Luna attraverso la costruzione di una base orbitale e magari di vere e proprie colonie. L'obiettivo più ambizioso resta quello di Marte, sebbene ancora non  siano disponibili date ufficiali (l'ottimismo di Musk per il primo uomo sul Pianeta Rosso nel 2024 è ritenuto inattendibile). La NASA sta provando a smuovere l'entusiasmo dei più piccoli anche con la realizzazione di bambole ad hoc in collaborazione con American Girl. Fra esse vi è Luciana Vega, una ragazzina di 11 anni che vuole essere la prima a mettere i suoi stivali sul Pianeta rosso.

[Credit: NASA]

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