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Covid 19

I sintomi del coronavirus: quali sono, chi colpisce di più, come proteggersi

Due nuovi studi pubblicati sull’autorevole rivista scientifica The Lancet fanno maggiore chiarezza sui sintomi e sulle complicazioni causati dal nuovo coronavirus emerso in Cina (SARS-CoV-2). Oltre a febbre, tosse, mal di testa e problemi respiratori, in alcuni pazienti gli scienziati cinesi hanno rilevato anche confusione, tosse con sangue e diarrea. L’infezione sembra colpire principalmente uomini anziani con altre malattie preesistenti.
A cura di Andrea Centini
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Il coronavirus è ormai diffuso anche in Italia, con 101.739 casi di contagio registrati in molte regioni italiane e un numero di vittime che ha superato quota 11.591. In queste settimane si sta facendo chiarezza sulle caratteristiche cliniche e sui sintomi determinati dal nuovo coronavirus – il nome deriva dall'aspetto a corona del patogeno emerso in Cina (SARS-CoV-2) – che nel momento in cui stiamo scrivendo, in base alla mappa interattiva che tiene traccia della diffusione del patogeno, si è diffuso in tutto il mondo. Una situazione alla quale il governo Italiano ha risposto con misure straordinarie chiedendo di mantenere una distanza di 1 metro, evitare baci e abbracci e fermando tutti gli eventi sportivi. Gli ultimi dati hanno evidenziato che l'infezione da SARS-CoV-2 (chiamata COVID-19 dall'OMS) tende a colpire principalmente maschi anziani con comorbilità (più malattie) e può provocare patologie respiratorie gravi e potenzialmente fatali come la sindrome da distress respiratorio acuto.

A condurre gli esami sui pazienti è stato un team di scienziati dei dipartimenti di Malattie Infettive e Tubercolosi e Malattie Respiratorie del nosocomio cinese, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi del Laboratorio Chiave di Virologia dell'Accademia Cinese delle Scienze e della Scuola di Medicina presso l'Università di Shanghai Jiaotong. Dei 99 soggetti colpiti, 67 uomini e 32 donne con un'età media di 55,5 anni, il 49 percento circa si era recato al mercato del pesce di Wuhan, dove si ritiene possa essere avvenuto il salto di specie del virus, da un animale non ancora identificato all'uomo. La metà dei pazienti presentava malattie croniche (come il diabete e condizioni cardiovascolari) e 11 di essi sono deceduti. Un dato interessante risiede nel fatto che il tasso di mortalità risultava legato al punteggio MuLBSTA, un modello che può predire la mortalità per le polmoniti virali. Gli scienziati spiegano che comunque è ancora troppo presto per sapere se il sistema MuLBSTA sia ben applicabile al nuovo coronavirus, dunque dovranno essere effettuati ulteriori studi di approfondimento.

Sintomi del coronavirus: tosse e febbre, ma non solo

Tra i sintomi riscontrati, risulta molto interessante notare che “soltanto” l'83 percento dei pazienti aveva febbre; ciò significa che l'infezione da coronavirus SARS-CoV-2 può manifestarsi anche in assenza di essa. L'82 percento aveva tosse; il 31 percento respiro corto; l'11 percento dolori muscolari (mialgie); il 9 percento confusione; l'8 percento mal di testa; il 5 percento mal di gola; il 4 percento rinorrea (il “naso che cola”); il 2 percento dolore toracico e diarrea; l'1 percento nausea e vomito.  Ai quali si aggiungono, in particolare quando il paziente è in via di guarigione, come spiega Massimo Galli, docente di Malattie infettive presso l’Università degli Studi di Milano e primario del reparto di Malattie infettive III dell’Ospedale Luigi Sacco, e conferma Hendrik Streeck, professore di virologia e direttore dell'Istituto di virologia e ricerca sull'HIV dell'Università di Bonn (Germania), la perdita dell'olfatto (anosmia) e l'alterazione/perdita del senso del gusto (disgeusia). In questo caso non è chiaro se siano sintomi transitori o se rientrino con la guarigione.

Sulla base delle radiografie toraciche, è emerso che il 75 percento dei pazienti presentava una polmonite bilaterale (infezione dei polmoni), mentre il 14 percento aveva opacità a vetro smerigliato e chiazze. Solo un paziente presentava lo pneumotorace, ovvero la presenza di aria tra le pleure, che determina un collasso parziale o totale del polmone. La sindrome da distress respiratorio acuto o ARDS (Acute respiratory distress syndrome), una condizione nella quale i polmoni non funzionano correttamente a causa delle lesioni alle parete capillare con versamento di fluidi, è stata riscontrata nel 17 percento dei pazienti; tra quelli che hanno sviluppato questa grave complicanza, in 11 sono deceduti.

Come si trasmette il Coronavirus

Il nuovo coronavirus, essendo alla base di una malattia respiratoria, può essere trasmesso da uomo a uomo per via aerea attraverso la saliva e gli altri fluidi dell'espettorato emessi all'esterno con tosse e starnuti. Le goccioline espulse contenenti il patogeno (droplet) possono restare sospese nell'aria per un certo periodo di tempo e contaminare l'ambiente, come avverrebbe con un comune raffreddore, con la già citata influenza di stagione o una sindrome influenzale. L'OMS ha dichiarato che in rari casi la trasmissione può avvenire anche in assenza di sintomi.

Coronavirus: le possibili complicanze

In un secondo campione di 41 pazienti (dei quali 30 uomini) analizzati da un altro team di studiosi cinesi, guidato dal professor Bin Cao del Dipartimento di medicina polmonare e terapia intensiva presso il “Friendship Hospital” Cina-Giappone, sono stati riscontrati anche emottisi (tosse con sangue) nel 5 percento dei casi e produzione di espettorato nel 28 percento. Tra le complicazioni evidenziate, oltre all'ARDS, anche danno cardiaco acuto in 5 pazienti, infezione secondaria su 4 e diverse alterazioni nei livelli plasmastici. Tredici pazienti di questo campione sono finiti in terapia intensiva e in 6 sono deceduti. I risultati delle due ricerche, entrambe pubblicate sull'autorevole rivista scientifica The Lancet e consultabili qui e qui, mostrano che il nuovo coronavirus presenta un'ampia gamma di sintomi. In taluni casi l'infezione sembrerebbe essere talmente lieve da non sviluppare nemmeno la febbre (20 percento dei pazienti nel primo campione); ciò suggerisce che possano esserci tantissimi casi non diagnosticati. Tutti i dati raccolti saranno utili per definire le caratteristiche epidemiologiche e cliniche della nuova infezione.

I trattamenti contro il Coronavirus

Come spiegato ai microfoni di Fanpage.it dal professor Fabrizio Pregliasco, virologo dell'Università degli Studi di Milano, il coronavirus scatena una sorta di “influenza”, con sintomi condivisi con la comune influenza stagionale, come riporta la pubblicazione The Lancet. Per i coronavirus e in particolar modo per quello nuovo, come sottolineato dal Ministero della Salute, non esistono trattamenti specifici. La terapia è infatti solo sintomatologica, ed è destinata a debellare problemi respiratori, febbre alta, mal di gola, tosse e altri sintomi tipici di un'infezione di questo genere. Come specificato all'Adnkronos Salute da Gianni Rezza, direttore del Dipartimento malattie infettive dell'Istituto superiore di sanità (Iss), i sintomi vanno trattati con farmaci antipiretici e antinfiammatori, fra i quali si annoverano l'ibuprofene, l'aspirina, la tachipirina e altri medicinali di uso comune. Molto importante è anche l'idratazione dei pazienti. Per coloro i quali dovesse rendersi necessaria, è prevista la già citata terapia di supporto. I pazienti, spiega la Commissione nazionale della Sanità cinese, vengono dimessi quando si determina la sparizione dei sintomi; la temperatura si attesta in un intervallo normale per (almeno) tre giorni consecutivi e i risultati di due test sull'acido nucleico si mostrano negativi per due volte, a 24 ore di distanza l'uno dall'altro.

La prevenzione del Coronavirus: come lavarsi le mani

Per ridurre al minimo i rischi di essere contagiati dal nuovo coronavirus, il Ministero della Salute ha pubblicato una serie di precauzioni utili. In Italia non c'è alcuna diffusione ambientale del patogeno e la situazione è rigorosamente sotto controllo, quindi indossare una mascherina non ha alcun senso, come specificato ai nostri microfoni anche dal virologo Fabrizio Pregliasco dell'Università degli Studi di Milano. La maschera è invece raccomandata per le persone che sono state nelle aree a rischio negli ultimi 14 giorni – il tempo di incubazione del patogeno – e che iniziano a presentare sintomi potenzialmente legati al coronavirus, come tosse, febbre e starnuti; ciò aiuta a ridurre il rischio di contagiare le persone con cui si viene in contatto.

Un altro consiglio del Ministero della Salute è quello di starnutire preferibilmente tra braccio e avambraccio, all'altezza del gomito, e non sulle mani come si farebbe normalmente; questo perché tale parte del corpo è quella che entra meno in contatto con gli altri. Una delle più grandi raccomandazioni è quella di lavarsi bene le mani con acqua e sapone, più volte al giorno. Tale operazione, che non deve essere svolta in maniera superficiale, diventa particolarmente importante dopo aver utilizzato un fazzoletto.

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