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Cos’è l’agricoltura rigenerativa e come ci aiuta a combattere i cambiamenti climatici

Le pratiche agricole intensive hanno provocato gravi danni all’ambiente e agli equilibri degli ecosistemi, catalizzando la perdita della biodiversità e riducendo la cattura del carbonio, le cui emissioni sono alla base dei cambiamenti climatici. L’agricoltura rigenerativa è nata per recuperare e rivitalizzare i terreni impoveriti, favorendo al contempo la lotta al riscaldamento globale. Ecco come funziona.
A cura di Andrea Centini
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Uno dei metodi con cui l'essere umano ha modificato, impoverito e talvolta distrutto l'ambiente naturale è attraverso l'agricoltura intensiva, soprattutto quella basata su enormi distese di monocolture, che oltre a strappare terreno fertile per la vegetazione spontanea ha alterato e contaminato gli ecosistemi. Il risultato di un approccio così aggressivo e persistente ha reso il suolo più sterile, demineralizzato, pregno di pesticidi/antiparassitari e inadatto alla crescita di specie selvatiche che un tempo erano rigogliose. Tale processo  avendo conseguenze drammatiche sulla biodiversità, in particolar modo sugli insetti e altri piccoli invertebrati; non c'è da stupirsi che, secondo un recente studio pubblicato Biological Conservation, circa il 40 percento degli insetti rischia di estinguersi nei prossimi decenni. Tra essi anche il 9 percento delle api e delle farfalle impollinatrici europee, come evidenziato dal nuovo rapporto “Piante e insetti impollinatori: un’alleanza per la biodiversità” dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA). A rendere l'agricoltura intensiva ancor più impattante sull'ambiente il fatto che riduce in modo significativo anche il sequestro biologico dell'anidride carbonica (CO2), il principale dei gas a effetto serra – assieme al metano – che sta catalizzando i cambiamenti climatici.

Per far fronte alle conseguenze innescate da decenni di processi intensivi, da alcuni anni molti agricoltori e aziende virtuose si stanno impegnando nel recupero dei terreni depauperati e devastati da pratiche agricole insostenibili. Una delle strategie più apprezzate è la cosiddetta “agricoltura rigenerativa”, un insieme di approcci e interventi che puntano a ristabilire gli equilibri ecologici, attraverso la rigenerazione della materia organica e dei sali minerali perduti dal suolo, catalizzando al contempo il ritorno della naturale biodiversità e la cattura del carbonio da parte delle piante. I pilastri dell'agricoltura rigenerativa sono infatti la conservazione e il contrasto ai cambiamenti climatici. Per raggiungere questo risultato, l'agricoltura rigenerativa si basa su più tecniche differenti, che spaziano dalla permacultura all'agroecologia. "L'agricoltura rigenerativa è una pratica olistica di gestione del territorio che sfrutta il potere della fotosintesi nelle piante per chiudere il ciclo del carbonio e costruire la salute del suolo, la resilienza delle colture e la densità dei nutrienti", specifica l'organizzazione Regeneration International, che da anni promuove tale pratica agricola.

Per fare un esempio pratico, gli agricoltori che seguono i principi dell'agricoltura rigenerativa arricchiscono i terreni inariditi con compost di origine biologica (come il letame) e utilizzano prodotti naturali per ridurre l'impatto dei parassiti, inoltre limitano il lavoro dei mezzi meccanici e puntano a riattivare il ciclo dell'acqua, aumentando la percolazione e il deflusso dell'acqua pulita. Mentre i terreni recuperano l'antica ricchezza gli interventi umani si fanno sempre meno evidenti, lasciando il ruolo di protagonista alla natura. Una delle chiavi del successo risiede nella rotazione delle colture in base ai cicli stagionali, molte delle quali fatte crescere contemporaneamente. Gli sfalci, le potature e tutti gli altri residui dei lavori di “manutenzione” del campo agricolo non vengono bruciati, ma sminuzzati e trasformati in un "nettare" in grado di ridonare vita e minerali al suolo sfruttato. Spesso gli animali da pascolo lasciati liberi nei campi sono considerati un fattore cruciale per il recupero dei terreni.

“L'agricoltura rigenerativa è un approccio inclusivo degli agroecosistemi per la conservazione dei terreni e del suolo, la biodiversità e il miglioramento dei servizi ecosistemici all'interno dei sistemi agricoli. Si concentra sulla rigenerazione del suolo vivente, sul miglioramento della micro idrologia e sulla conservazione della biodiversità a tutti i livelli, migliorando al contempo l'efficienza e i servizi del sistema ecosistemico”, ha specificato l'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura (FAO) nel recente rapporto “Regenerative Agriculture: good practices for small scale agricultural producers”. La FAO sottolinea che l'agricoltura rigenerativa punta a raggiungere la sicurezza alimentare e nutrizionale attraverso approcci economicamente validi ed ecosostenibili. In parole semplici, l'agricoltura rigenerativa rappresenta uno dei metodi più virtuosi per recuperare la fertilità del suolo, combattere la perdita della biodiversità e i cambiamenti climatici, ottenendo in cambio prodotti sani e naturali.

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