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Il 9% di api e farfalle rischia l’estinzione: perché la scomparsa degli impollinatori è un disastro

Le popolazioni di insetti impollinatori, fondamentali per la tenuta degli ecosistemi e la nostra alimentazione, stanno subendo un drammatico calo in tutto il mondo, Italia compresa. Ben il 9 percento delle specie di api e farfalle europee è minacciato di estinzione, con conseguenze potenzialmente catastrofiche. Il dato è indicato nel nuovo rapporto “Piante e insetti impollinatori: un’alleanza per la biodiversità” dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA).
A cura di Andrea Centini
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Diverse ricerche condotte negli ultimi anni hanno dimostrato che le popolazioni di insetti stanno calando in tutto il mondo, alcune delle quali in modo drammatico; basti pensare che circa il 40 percento delle specie rischia l'estinzione nei prossimi decenni. Il tasso di scomparsa di questi artropodi, secondo un recente studio pubblicato su Bological Conservation, risulta ben otto volte superiore rispetto a quello osservato in mammiferi, rettili, uccelli e altri gruppi animali. Le cause sono molteplici e tutte legate al catastrofico impatto delle attività umane sull'ambiente. Tra le specie più minacciate in assoluto vi sono gli impollinatori, insetti fondamentali non solo per il mantenimento degli equilibri ecologici, ma anche per la nostra alimentazione. La scomparsa di questi animali può avere conseguenze catastrofiche sulla tenuta degli ecosistemi, la biodiversità e la disponibilità di prodotti alimentari (e non solo) per l'uomo. Preservarli è fondamentale, anche alla luce dei dati emersi dal nuovo rapporto "Piante e insetti impollinatori: un’alleanza per la biodiversità" dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA), secondo il quale circa il 9 percento delle api e delle farfalle europee è a rischio estinzione.

In base a quanto indicato dall'ente, oltre il 75 percento delle principali colture agricole e circa il 90 percento delle piante selvatiche da fiore dipendono dagli animali impollinatori, che trasferiscono il polline da un fiore all'altro permettendo la riproduzione delle specie vegetali. Non è un caso che proprio alla luce del crollo di questi insetti alcuni ricercatori stiano pensando di sostituirli con piccoli robot impollinatori, un'idea sicuramente interessante ma dal retrogusto da film distopico, che mostra quanto sono profonde le ferite che abbiamo inferto al pianeta. “L’impollinazione animale, consentendo a tantissime piante di riprodursi, è la base fondamentale dell’ecologia delle specie e del funzionamento degli ecosistemi, della conservazione degli habitat e della fornitura di una vasta gamma di importanti e vitali servizi e benefici per l’uomo, inclusa la produzione di alimenti, fibre, legname e altri prodotti tangibili”, scrivono gli scienziati dell'ISPRA. Il servizio offertoci dagli animali impollinatori è enorme: il valore economico del loro “lavoro” è infatti pari a 153 miliardi di Euro a livello mondiale; 22 al livello europeo e di 3 miliardi in Italia.

Ma come indicato l'impollinazione è anche e soprattutto un pilastro fondamentale per la tenuta degli equilibri ecologici, contribuendo a “incrementare la resistenza e la resilienza degli ecosistemi ai disturbi di varia natura, consentendo l'adattamento dei sistemi agro-alimentari ai cambiamenti globali in corso”. Sono numerosi i gruppi tassonomici animali coinvolti in questo processo, frutto di milioni di anni di evoluzione, ma gli insetti hanno un ruolo di primissimo piano. Ben 16mila specie sono coinvolte nell'impollinazione entomofila, tra le quali api, farfalle, coleotteri come le coccinelle, mosche a altri ancora. L'importanza di questi insetti, e in particolar modo delle api selvatiche (circa 2.500 specie), è ancora più rilevante se si considera il crollo delle api domestiche (Apis mellifera), dal 2006 vittime anche di una misteriosa moria chiamata “sindrome dello spopolamento degli alveari” o CCD (acronimo Colony Collapse Disorder). Come sottolineato dall'ISPRA, alcune specie di imenotteri come osmie e bombi sono più efficaci nell'impollinare determinate piante rispetto alle api domestiche, particolar modo i secondi, che grazie alla loro stazza sono responsabili della cosiddetta “vibro-impollinazione” che fa scuotere i fiori. Da essa dipendono ad esempio i pomodori, i peperoni e i mirtilli.

Gli insetti impollinatori sono minacciati dalla distruzione e dalla frammentazione degli habitat; dall'inquinamento ambientale; dall'uso dei pesticidi (in particolar modo i neonicotinoidi che sembrano legati alla CCD); dalle monocolture; dalla diffusione di specie aliene patogene e parassite (l'ISPRA cita fra le altre l’ape resinosa gigante, la vespa velutina, la formica faraone e la formica argentina); e dai cambiamenti climatici, che stanno modificando areali di distribuzione, disponibilità di nettare e cicli riproduttivi. Basti pensare che il clima impazzito, con inverni sempre più caldi e primavere perturbate, hanno determinato in Italia il crollo della produttività del miele in Italia fino al 95 percento nel 2021. Fortunatamente le prossime strategie europee in tema di ambiente coinvolgono l'abbattimento di numerosi fattori responsabili del crollo degli insetti, con la speranza possano essere salvate tutte le specie in declino.

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