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7 milioni di morti all’anno a causa dello smog: l’OMS rivede le linee guida sulla qualità dell’aria

L’inquinamento atmosferico uccide un numero enorme di persone, circa 7 milioni all’anno nel mondo, di cui 630mila soltanto in Europa. Numeri inaccettabili che l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha deciso di abbattere mettendo a punto le nuove linee guida per la qualità dell’aria. Ecco quali inquinanti devono essere ridotti.
A cura di Andrea Centini
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Secondo le ultime stime dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) l'inquinamento atmosferico (o smog) è responsabile di circa 7 milioni di morti all'anno nel mondo. In base al rapporto sulla salute e sull’ambiente pubblicato dall’Agenzia europea dell’ambiente nel 2020, solo in Europa lo smog uccide 630mila persone all'anno, mentre in Italia un bambino su tre si ammala a causa degli agenti inquinanti che respira. In media, secondo il nuovo rapporto Air Quality Life Index (AQLI), ciascuno di noi perde 2,2 anni in salute per colpa dell'aria inquinata, col risultato di miliardi di anni di vita buttati: nell'India settentrionale, una delle aree più inquinate in assoluto del pianeta, l'aspettativa di vita è di ben 6 anni in meno rispetto alla media. Non è un caso che lo smog uccida più del fumo e dell'AIDS, rappresentando una delle principali minacce alla nostra salute e cause di morte prematura. Alla luce di questa situazione, l'OMS ha deciso di rivedere le proprie linee guida sulla qualità dell'aria, esortando i governi ad abbattere in modo significativo le emissioni di composti dannosi e quindi salvare quante più vite possibili.

Era dal 2005 che l'OMS non aggiornava le proprie linee guida sulla qualità dell'aria (Global Air Quality Guidelines – AQGs), ma ha deciso di intervenire proprio sulla scorta dei risultati degli studi condotti negli ultimi anni, sempre più drammatici. Una revisione sistematica di queste ricerche ha dimostrato inequivocabilmente che se vogliamo salvare vite umane è fondamentale abbattere i livelli di inquinanti immessi in atmosfera. Nei bambini, specifica l'OMS, l'esposizione all'inquinamento potrebbe determinare “una crescita ridotta e funzionalità dei polmoni, infezioni respiratorie e asma aggravati”. Per quanto concerne gli adulti, “la cardiopatia ischemica e l'ictus sono le cause più comuni di morte prematura attribuibili all'inquinamento dell'aria esterna”. Non a caso, secondo la ricerca “Associations of outdoor fine particulate air pollution and cardiovascular disease in 157 436 individuals from 21 high-income, middle-income, and low-income countries (PURE): a prospective cohort study” pubblicata su The Lancet, ben il 14 percento degli infarti e degli ictus sarebbe provocato dallo smog, soprattutto dal particolato sottile PM 2.5. Altri studi hanno associato l'inquinamento atmosferico al diabete, alle patologie neurodegenerative e persino al cancro al cervello. “Ciò pone il carico delle malattie attribuibili all'inquinamento atmosferico alla pari con altri importanti rischi per la salute globale come una dieta insalubre e fumare tabacco”, ha chiosato l'OMS.

Le nuove linee guida prevedono l'abbattimento dei livelli di sei specifici inquinanti, che più spesso sono stati associati a condizioni di salute, come il particolato (PM), con il 2.5 da dimezzare; l'ozono (O₃); il biossido di azoto (NO₂), la cui esposizione deve scendere da 40 microgrammi a 10 microgrammi per metro cubo d'aria; il biossido di zolfo (SO₂) e il monossido di carbonio (CO). Abbattendo questi composti si otterrebbe anche una riduzione di altri inquinanti pericolosi per la nostra salute. Tra gli obiettivi principali vi è la riduzione del particolato sottile PM 10, che potrebbe determinare un calo del 15 percento dei morti nelle città più inquinate. A tal proposito risulta interessante la recente ricerca spagnola “A take-home message from COVID-19 on urban air pollution reduction through mobility limitations and teleworking”, in base alla quale con quattro giorni di smart working a settimana in una grande metropoli come Barcellona si abbatterebbero le emissioni del traffico del 15 percento e il biossido di azoto del 10 percento. L'OMS è preoccupata anche dal particolato ultrafine (PM 2, cioè con particelle il cui diametro non supera i 2 micron), in grado non solo di penetrare in profondità nei polmoni come il PM 2.5 e il PM 10, ma anche di entrare nel flusso sanguigno, “provocando principalmente impatti cardiovascolari e respiratori e interessando anche altri organi”.

“L'inquinamento atmosferico è una minaccia per la salute in tutti i Paesi, ma colpisce più duramente le persone nei Paesi a basso e medio reddito”, ha dichiarato il direttore generale dell'OMS Tedros Adhanom Ghebreyesus. “Le nuove linee guida sulla qualità dell'aria dell'OMS sono uno strumento pratico e basato sull'evidenza per migliorare la qualità dell'aria da cui dipende tutta la vita. Esorto tutti i Paesi e tutti coloro che combattono per proteggere il nostro ambiente a utilizzarli per ridurre la sofferenza e salvare vite umane”, ha chiosato il dottor Ghebreyesus. Per rientrare nei nuovi parametri alcune città dovranno abbattere di ben tre volte le emissioni inquinanti; è una sfida, ma anche un'opportunità dato che le emissioni inquinanti sono strettamente correlate con i cambiamenti climatici.

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