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Smog e cancro al cervello, per la prima volta trovata associazione con particolato ultrafine

Grazie all’analisi statistica dei dati di quasi 2 milioni di pazienti, un team di ricerca canadese ha trovato per la prima volta un’associazione tra rischio maggiore di cancro al cervello e particolato ultrafine (UFP), una delle componenti più subdole dell’inquinamento atmosferico. Le particelle sono così piccole che possono essere respirate e finire direttamente in circolo; ancora oggi si sa molto poco dei loro effetti sulla salute.
A cura di Andrea Centini
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Per la prima volta è stata trovata un'associazione tra il particolato ultrafine (UFP) presente nello smog e maggiori probabilità di sviluppare il cancro al cervello. Nessun legame è invece emerso tra le neoplasie del tessuto cerebrale e due delle principali tossiche dell'inquinamento atmosferico, il particolato sottile (PM 2.5) e il biossido di azoto (NO2), già finite nel mirino degli scienziati per problemi respiratori e cardiovascolari.

A determinare che l'inquinamento atmosferico possa aumentare il rischio di ammalarsi di tumore al cervello è stato un team di ricerca canadese guidato da scienziati dell'Università McGill, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi della Air Health Science Division – Health Canada di Ottawa, del Dipartimento di Ingegneria Civile dell'Università di Toronto e di altri istituti del Paese nordamericano. Gli scienziati, guidati dal professor Scott Weichenthal, docente presso il Dipartimento di Epidemiologia, Biostatistica e Salute del Lavoro dell'ateneo di Montreal, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver condotto uno studio statistico con i dati di quasi 2 milioni di cittadini canadesi, tutti coinvolti nello studio “Canada Census Health and Environment Cohorts".

Dopo aver analizzato le cartelle cliniche dei partecipanti, Weichenthal e colleghi hanno identificato 1.400 persone che hanno ricevuto una diagnosi di tumore al cervello durante il periodo di follow-up, tra il 2001 e il 2016. In secondo luogo hanno analizzato i livelli di inquinamento a cui ciascun paziente era esposto, attraverso dati relativi all'indirizzo di residenza. Dopo aver preso in considerazione parametri come età, sesso e ciclo del censimento, gli scienziati hanno incrociato tutti i dati, facendo emergere una significativa associazione statistica tra tumori al cervello e tassi di inquinamento superiore. In altri termini, più inquinate da particolato ultrafine erano le vie in cui vivevano i partecipanti, maggiore era il rischio di sviluppare il cancro al cervello. Nello specifico, ogni aumento di 10.000/cm3 di UFP era positivamente associato all'incidenza del tumore al cervello, tenendo presenti fattori sociodemografici, particolato sottile e biossido di azoto.

Nonostante questi risultati, il tumore al cervello resta ancora oggi una delle neoplasie più rare in assoluto, inoltre si è trattato del primo studio statistico di questo genere, dunque i risultati dovranno essere confermati da indagini più approfondite. Un recentissimo studio pubblicato su The Lancet ha dimostrato che l'Italia è il Paese in Europa in cui si muore di più a causa dell'inquinamento atmosferico legato alle polveri sottili; solo nel 2016 sono stati registrati ben 45.600 morti premature. I dettagli della ricerca canadese sono stati pubblicati sulla rivista scientifica specializzata Epidemiology.

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