Se hai avuto la Covid e hai uno di questi sintomi devi consultare il medico
Alla data odierna, lunedì 31 maggio 2021, in base alla mappa interattiva dell'Università Johns Hopkins nel mondo risultano 170 milioni di contagi e 3,51 milioni di vittime a causa del coronavirus SARS-CoV-2 (in Italia 4,2 milioni di infezioni e complessive e 126 mila decessi). Molti dei sopravvissuti alla COVID-19 nei mesi scorsi stanno ancora combattendo con i postumi dell'infezione, una condizione che i medici hanno definito “Long COVID”, conosciuta anche come “sindrome post-COVID-19” o “postumi della COVID-19 a lungo termine”. Si tratta di un insieme di sintomi non del tutto definito per il quale debbono essere ancora stabilite delle linee guida cliniche; a causa della diffusione, l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) sta tenendo meeting periodici con esperti e pazienti per raccogliere tutte le informazioni necessarie per migliorare l'assistenza ai pazienti. Si teme infatti una vera e propria ondata di casi, con effetti sanitari e sociali significativi per molti mesi a venire, alla luce del numero enorme di contagiati e della percentuale elevata dei pazienti che sperimentano la Long Covid dopo aver superato la malattia; è uno su 10 secondo lo studio britannico COVID Symptom Study, mentre per la ricerca “Sequelae in Adults at 6 Months After COVID-19 Infection” pubblicata su JAMA Network dall'Università di Washington si arriva addirittura a uno su tre. Secondo lo studio COMMUNITY guidato da scienziati dell'Ospedale Danderyd di Stoccolma, ben un paziente su 10 continua a sperimentarli a oltre 8 mesi dal superamento della fase acuta. Ecco un elenco dei sintomi più diffusi e studiati della Long Covid.
Perdita dell'olfatto
La perdita dell'olfatto (anosmia) è insieme alla disgeusia (alterazione del gusto) uno dei sintomi caratteristici della COVID-19: secondo lo studio Secondo lo studio “Objective Sensory Testing Methods Reveal a Higher Prevalence of Olfactory Loss in COVID-19–Positive Patients Compared to Subjective Methods: A Systematic Review and Meta-Analysis” viene sperimentato dall'80 percento dei pazienti. A due mesi o più dal superamento della fase acuta dell'infezione, circa il 30 percento dei contagiati non recupera il regolare senso dell'olfatto (ma è possibile “addestrarlo” grazie alla fisioterapia per il naso).
Condizioni neuropsichiatriche
Uno dei sintomi più diffusi per i pazienti che hanno la Long COVID è la nebbia mentale o nebbia cerebrale, una sorta di confusione costante che riduce la lucidità e la prontezza cognitiva. Secondo lo studio “Persistent neuropsychiatric symptoms after COVID-19: a systematic review and meta-analysis” un sopravvissuto alla COVID-19 su cinque sviluppa la nebbia cerebrale e può perdurare per diversi mesi. Sono coinvolte anche altre condizioni neuropsichiatriche come disturbi del sonno (un paziente su cinque), ansia, depressione e altre patologie mentali (un paziente su tre).
Tosse e mancanza di respiro
Sebbene la tosse secca persistente e la dispnea (difficoltà a respirare) possano sembrare sintomi legati fondamentalmente alla fase acuta dell'infezione, in realtà essi possono persistere per mesi anche dopo essersi negativizzati. Nell'articolo “6-month consequences of COVID-19 in patients discharged from hospital: a cohort study” pubblicato su The Lancet da scienziati dell'Ospedale dell'Amicizia Cina-Giappone di Pechino, ad esempio, è stato indicato che a sei mesi dall'infezione 41 sopravvissuti alla COVID-19 su 390 non hanno completato il test della funzionalità polmonare a causa della compromissione respiratoria e la debolezza generale. Chi aveva i sintomi più severi otteneva anche i punteggi peggiori nel test del cammino di 6 minuti.
Disturbi cardiovascolari
Tachicardia, aritmie, insufficienza cardiaca e coaguli di sangue (trombi) sono alcuni tra i sintomi a carico dell'apparato cardiovascolare rilevati nei pazienti con Long COVID. In alcuni casi si osserva anche la miocardite, l'infiammazione del muscolo cardiaco. Il coronavirus SARS-CoV-2, del resto, attacca direttamente i vasi sanguigni e può provocare problemi a lungo termine anche in chi è giovane e ha sperimentato la patologia in forma lieve o asintomatica. Nello studio “Carotid stiffness, intima–media thickness and aortic augmentation index among adults with SARS-CoV-2” pubblicato su Experimental Physiology pubblicato da scienziati dell'Università Statale degli Appalachi, la carotide dei pazienti ha mostrato una rigidità superiore del 27 percento e una riduzione dell'elasticità del 22 percento rispetto al normale.
Affaticamento
Essere affaticati e sperimentare un senso di debolezza generale – anche dopo semplici attività quotidiane – è il sintomo più frequente e persistente della Long COVID. Ha segnalato la condizione il 40 percento dei pazienti coinvolti nello studio “Assessment of the Frequency and Variety of Persistent Symptoms Among Patients With COVID-19” dell'Università di Stanford, mentre una ricerca cinese l'ha rilevata in sei pazienti su 10. Un altro studio ha rilevato l'affaticamento a sei mesi di distanza nel 63 percento dei pazienti con la condizione.
Eruzioni cutanee e perdita dei capelli
L'articolo “Post-acute COVID-19 syndrome” pubblicato su Nature indica che la perdita di capelli riguarda il 20 percento dei pazienti a sei mesi di distanza dal ricovero in ospedale per l'infezione da coronavirus SARS-CoV-2. Le manifestazioni cutanee della patologia sono molteplici, ma spesso possono comparire anche a mesi di distanza dal contagio; uno studio sui ex soldati americani le ha rilevate fino a sei mesi dalla diagnosi.
Diabete e malattie renali
La COVID-19 può catalizzare anche la comparsa del diabete, come indicano diversi studi sull'incidenza della malattia del “sangue dolce” nei sopravvissuti. Si rischiano anche il danno renale acuto e la malattia renale cronica, che nei casi più gravi, come evidenzia lo studio “High-dimensional characterization of post-acute sequelae of COVID-19” dell'Università di Washington, può richiedere anche la dialisi.
Problemi gastrointestinali
Lo studio “Gastrointestinal sequelae 90 days after discharge for COVID-19” pubblicato su The Lancet ha rilevato che circa la metà dei sopravvissuti alla COVID-19 coinvolti nell'indagine aveva problemi intestinali a 3 mesi dal superamento della fase acuta. Tra essi diarrea, perdita dell'appetito, nausea e reflusso acido.