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Covid 19

Il coronavirus potrebbe favorire la comparsa del diabete

Gli scienziati stanno raccogliendo diverse prove a sostegno del fatto che l’infezione da coronavirus SARS-CoV-2 possa scatenare il diabete in alcuni pazienti. Non solo dunque il diabete rappresenta un fattore di rischio nella mortalità per COVID-19, ma il patogeno potrebbe anche favorire la comparsa della malattia del “sangue dolce”.
A cura di Andrea Centini
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Il diabete è contemplato assieme all'età avanzata, alle patologie cardiovascolari e all'obesità tra i principali fattori di rischio nella mortalità della COVID-19, l'infezione provocata dal coronavirus SARS-CoV-2. Ora gli scienziati iniziano a sospettare che il patogeno emerso in Cina – a novembre del 2019, secondo uno studio condotto da scienziati del Campus BioMedico di Roma – sia esso stesso in grado innescare il diabete. Forse addirittura in una forma completamente nuova.

Il diabete, come sottolinea l'Isituto Humanitas, è una patologia cronica “caratterizzata da un eccesso di zuccheri (glucosio) nel sangue”, che è conosciuta col nome di iperglicemia. Esistono due forme principali di diabete: il diabete di tipo 1, una malattia autoimmune caratterizzata dalla mancata produzione di insulina (l'ormone che regola i livelli di zuccheri); e il diabete di tipo 2, che è invece legato a una ridotta produzione di insulina da parte di specifiche cellule del pancreas e/o “da una ridotta sensibilità dell'organismo all'insulina”.

Il professor Julian Hamilton-Shield, docente di Diabete ed Endocrinologia metabolica presso l'Università di Bristol, afferma che si stanno raccogliendo sempre più indizi a sostegno della teoria che il SARS-CoV-2 possa far emergere il diabete dopo l'infezione. Ma come è possibile? Lo scienziato, autore di un articolo pubblicato sulla rivista The Conversation, ha ricordato che non è ancora chiaro come si determini l'autoimmunità nel diabete di tipo 1, ma alcuni esperti pensano che le infezioni virali possano giocare un ruolo. Hamilton-Shield spiega che il diabete di tipo 1 può presentarsi a ondate stagionali come fanno le infezioni virali, e che queste ultime possono determinare la distruzione delle Isole di Langherans (site nel pancreas) deputate alla produzione di insulina. Casi di diabete, ad esempio, possono emergere durante la parotite (i cosiddetti “orecchioni”) o infezioni da enterovirus, tra i quali lo studioso britannico cita il Coxsackie-B1, uno dei principali indiziati. Casi di diabete ex novo sono stati riscontrati durante l'epidemia di SARS agli inizi del 2000, infezione con caratteristiche cliniche simili alla COVID-19 e provocata da un coronavirus che condivide l'80 percento del patrimonio genetico col SARS-CoV-2. È stato segnalato anche il caso di un giovane in buona salute contagiato dal nuovo coronavirus che ha sviluppato una forma di diabete.

Alla luce di queste premesse, un gruppo internazionale di studiosi ha scritto una lettera indirizzata alla prestigiosa rivista scientifica New England Journal of Medicine (NEJM), nella quale è stata messa in evidenza la potenziale associazione tra diabete e SARS-CoV-2. “Nei pazienti con COVID-19 sono stati osservati casi di diabete di nuova insorgenza e gravi complicanze metaboliche legate al diabete preesistente, tra le quali chetoacidosi diabetica e iperosmolarità che vanno trattate con dosi eccezionalmente elevate di insulina. Queste manifestazioni del diabete pongono sfide nella gestione clinica e suggeriscono una complessa patofisiologia del diabete correlato alla COVID-19”, hanno scritto gli scienziati nella lettera.

Il coronavirus SARS-CoV-2, com'è noto, non aggredisce solo l'apparato respiratorio, ma diversi organi e tessuti; si pensa che ciò sia dovuto all'elevata espressione del recettore ACE2 nelle cellule. Si tratta infatti della “porta d'ingresso” per il patogeno, che dopo essersi legato attraverso la proteina S o Spike distrugge la parete cellulare, si riversa all'interno, inizia a replicarsi e dà il via all'infezione. Si ritiene che le cellule delle isole di Langherans esprimano elevate concentrazioni di ACE2, e ciò porterebbe il virus ad attaccarle e distruggerle. Al momento non ci sono evidenze in tal senso, ma si tratta di un'ipotesi concretamente al vaglio degli scienziati. Per capire se davvero il SARS-CoV-2 sia in grado di innescare il diabete è stato messo a punto un registro online nel quale vengono riportati tutti i casi clinici sibillini, che potrebbero dimostrare l'effettivo legame tra il nuovo coronavirus e la cosiddetta malattia del “sangue dolce”.

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