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50 anni dallo sbarco sulla Luna

Non camminò sulla Luna, ma faceva parte della missione Apollo 11: chi è Michael Collins

L’Apollo 11, la celebre missione del primo sbarco sulla Luna avvenuto 50 anni fa, aveva un equipaggio composto da tre uomini, ma soltanto il comandante Neil Armstrong e Buzz Aldrin misero piede sulla regolite del satellite. Il terzo astronauta, Michael Collins, non poté allunare perché era il pilota del modulo di comando. Attese pazientemente in orbita il rientro dei suoi colleghi a bordo del LEM.
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A cura di Andrea Centini
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Credit: NASA
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50 anni dallo sbarco sulla Luna

Tra i tre astronauti che hanno partecipato alla celebre missione Apollo 11, quella che ha portato i primi uomini sulla Luna (Neil Armstrong e Buzz Aldrin), Michael Collins è sicuramente il meno noto al grande pubblico, perlomeno a quello più giovane. Il motivo è molto semplice; si trattava del pilota del modulo di comando dell'Apollo 11, il Columbia, e dunque non mise mai piede sul satellite della Terra, ma attese pazientemente in orbita la discesa e la risalita dei suoi due compagni a bordo dell'Eagle, il modulo lunare Apollo o LEM (Lunar Excursion Module). Nonostante abbia assistito dall'alto alla storica impresa, fu comunque un componente chiave dell'equipaggio dell'Apollo 11, senza il cui fondamentale contributo Armstrong e Aldrin non avrebbero potuto solcare il suolo lunare.

Chi è Michael Collins

La prima curiosità relativa alla vita di Michael Collins riguarda il luogo di nascita, ovvero Roma, la nostra Capitale. Era infatti figlio di un ufficiale dell'esercito americano, James Lawton Collins, che tra il 1928 e il 1932 lavorò nel Bel Paese assieme alla moglie Virginia Stewart. Collins nacque il 31 ottobre e aveva già tre fratelli maggiori. I primi 17 anni della sua vita li trascorse in varie parti del mondo, a causa dei continui trasferimenti del padre. Divenuto maggiorenne, si iscrisse all'Accademia militare degli Stati Uniti a West Point e si laureò in Scienze militari nel 1952.

Invece di entrare nell'esercito, dove il padre era generale, il fratello colonnello e lo zio persino capo di stato maggiore, scelse l'aeronautica perché affascinato dal volo e dagli enormi progressi tecnologici dell'epoca, ma anche per evitare accuse di nepotismo. Si addestrò nel combattimento aereo in diverse basi, seguendo un programma molto duro e pericoloso che costò la vita a numerosi suoi compagni di corso. Durante il continuo peregrinare incontrò la futura moglie Patricia Mary Finnegan. Fece un corso da manutentore di aerei – che gli permise di accumulare molte ore di volo – e si iscrisse alla Scuola di volo sperimentale dell'USAF, il “nido” per futuri astronauti. L'obiettivo di Collins, infatti, era quello di entrare alla NASA: rimase folgorato da un volo orbitale di John Glenn e decise che quello doveva essere il suo futuro.

Missioni Gemini e Apollo 11

Collins fece domanda per entrare nel secondo gruppo di astronauti della NASA, ma fu respinto. Nel 1963, tuttavia, venne accettato nel terzo gruppo, che era composto da membri più giovani e istruiti rispetto ai precedenti, anche se con meno ore di volo (Collins comunque ne aveva già 3mila, all'epoca). Completò il corso di formazione base e passò a quello avanzato, prendendo la specializzazione nelle EVA (Extra Vehicular Activity), le passeggiate spaziali. Fu un'esperienza fondamentale che lo portò a diventare un membro dell'equipaggio del programma Gemini, il precursore di Apollo, al quale hanno partecipato anche Armstrong e Aldrin. Fu pilota della missione Gemini 10 del 18 luglio 1966, grazie alla quale conquistò il nuovo record di altitudine dell'epoca, 764 chilometri dalla superficie della Terra. Giunto a destinazione fece due distinte passeggiate spaziali e completò diversi esperimenti. Scattò anche diverse fotografie con una fotocamera ultravioletta. Poco dopo la missione di Gemini 10 fu assegnato al programma Apollo.

Durante una riunione alla NASA ci fu l'incendio che uccise l'intero equipaggio dell'Apollo 1 sulla rampa di lancio; ricadde proprio su Collins il compito di avvisare la moglie di Roger Chaffee, uno dei tre astronauti deceduti. Collins si addestrò come pilota per i moduli comando e fu scelto per controllare il Columbia, quello dell'Apollo 11. La missione partì il 16 luglio dal Launch Complex 39A del Kennedy Space Center e tre giorni dopo entrò nell'orbita lunare. Armstrong e Aldrin salirono a bordo dell'Eagle (il modulo lunare o LEM) e alle 19:44 ora italiana si sganciarono dal modulo di comando. Collins, dopo aver condotto alcune ispezioni visive del LEM mentre partiva alla volta del  Luna, compì 30 orbite lunari in totale solitudine, sperimentando anche l'assenza di comunicazioni con la Terra quando sfrcciava oltre faccia nascosta del satellite. Mentre attendeva il ritorno dei colleghi risolse alcuni problemi al sistema di raffreddamento del modulo di comando, fece manutenzione per le celle a combustibile e preparò la cabina per il ritorno dei colleghi. Quando il gruppo si riunì il Columbia partì alla volta della Terra, fino allo storico ammaraggio nell'Oceano Pacifico del 24 luglio.

Vita da ex astronauta

Dopo l'esperienza alla NASA Collins ricoprì importanti ruoli istituzionali. Fu infatti Assistente Segretario di Stato per gli affari pubblici e Direttore del National Air and Space Museum della Smithsonian Institution, In seguito divenne vice presidente della società LTV Aerospace di Arlington. Nonostante i nuovi impegni, naturalmente la sua esperienza con l'Apollo 11 rimase al centro della sua vita; oltre a partecipare a numerosi meeting, scrisse diversi libri sull'esplorazione spaziale e su ciò che ha vissuto con Aldrin e Armstrong. A Michael Collins sono state dedicate diverse canzoni; la più celebre è “For Michael Collins, Jeffrey and Me” del famoso gruppo Jethro Tull. L'ex astronauta ha ricoperto anche diversi ruoli in documentari e film tv. È rimasto vedovo nel 2014.

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