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50 anni dallo sbarco sulla Luna

Le impronte degli astronauti sulla Luna sono ancora perfette 50 anni dopo: ecco perché

Le impronte lasciate dai dodici astronauti che hanno solcato la regolite lunare, da Neil Armstrong della celebre Apollo 11 a Eugene Cernan della Apollo 17, sono ancora perfettamente visibili sulla Luna. La ragione risiede nel fatto che sul satellite della Terra non c’è una vera atmosfera e non ci sono fenomeni di erosione, dunque i “calchi” impressi dagli scarponi sono come li hanno lasciati 50 anni fa.
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A cura di Andrea Centini
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50 anni dallo sbarco sulla Luna

Una delle fotografie più celebri scattate durante la missione dell'Apollo 11, quella che ha portato i primi uomini sulla Luna esattamente 50 anni fa, ritrae l'impronta super definita lasciata da uno degli “scarponi” di Buzz Aldrin, il secondo astronauta ad aver solcato la regolite lunare, 19 minuti dopo il comandante Neil Armstrong. Durante le sei missioni di allunaggio della NASA, fino all'Apollo 17 del dicembre del 1972, sul satellite della Terra ne sono state lasciate numerosissime da dodici diversi astronauti. La prima impronta, quella impressa da Neil Armstrong mentre pronunciava la celebre frase “un piccolo passo per un uomo, un passo da gigante per l'umanità”, fu coperta dai continui viaggi da e per il modulo lunare Eagle, mentre gli astronauti portavano a bordo i campioni di roccia raccolti durante la storica missione. Ma le impronte non coperte sono ancora visibili? E perché nelle foto risultano così ben definite?

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Le impronte lasciate sulla Luna sono ancora visibili

Se vi state domandando se le impronte lasciate sulla Luna da Neil Armstrong, Buzz Aldrin e da tutti gli altri astronauti fino al compianto Eugene Cernan – l'ultimo uomo ad aver passeggiato sulla regolite – siano ancora presenti la risposta è sì. Il motivo è semplice; sulla Luna, infatti, non ci sono agenti atmosferici come pioggia e vento, inoltre il suolo non viene modificato dalla presenza di organismi viventi come sulla Terra (basti pensare a ciò che riescono a fare le piante con le radici oppure i lombrichi). La debolissima “atmosfera” del satellite non può in alcun modo alterare lo strato di polvere lunare (la regolite) e dunque non si innescano processi di erosione. L'unico evento naturale in grado di cancellare le impronte lasciate dagli astronauti delle missioni Apollo è l'impatto con meteoroidi e micrometeoroidi. Per questo la NASA sostiene che sono ancora tutte lì e vi resteranno per centinaia di migliaia se non milioni di anni. Nel 2012, durante il sorvolo della sonda Lunar Reconnaissnce Orbiter (LRO) della NASA, sono state catturate le immagini dei percorsi (e degli oggetti) lasciati dagli astronauti durante le loro passeggiate, tuttavia la risoluzione non era sufficiente per mettere a fuoco le singole impronte. Oltre ai solchi lasciati dagli scarponi degli astronauti, sono visibili anche quelle del rover lunare, il mezzo di trasporto elettrico arrivato sulla Luna con l'Apollo 15.

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Perché sono così definite

Una delle teorie più seguite dei complottisti che negano gli sbarchi sulla Luna (qui la scienza che le smonta) è proprio quella relativa alle impronte lasciate dagli astronauti, con particolare riferimento a quella celebre di Buzz Aldrin. Secondo costoro l'unico modo per ottenere un'impronta così ben definita sarebbe imprimendo la scarpa contro un materiale bagnato, come fango, argilla o la sabbia di una spiaggia, e non su un suolo asciutto come quello lunare. Ma come ha spiegato la NASA, la realtà è ben diversa. La regolite lunare è infatti una polvere finissima, simile a una farina, che risulta più coesa in condizioni di microgravità. Calpestando la polvere lunare, in pratica, si ottiene un calco perfetto dello scarpone, ed è proprio ciò che si può notare nelle foto delle missioni Apollo. Lo scatto di quella lasciata di Aldrin, fra l'altro, non fu fatta per vezzo, ma proprio con l'obiettivo di mostrarla agli scienziati sulla Terra, che erano interessati a verificare nel dettaglio il comportamento della regolite.

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