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Covid 19

Il vaccino russo Sputnik V meno efficace contro la variante sudafricana: “Ma fa meglio di altri”

Il direttore del Gamaleya Research Institute di Mosca, centro di ricerca responsabile dello sviluppo del vaccino nati Covid russo “Sputnik V”, ha affermato che in test di laboratorio è stata evidenziata una ridotta efficacia del farmaco contro la variante sudafricana. Tuttavia il dottor Alexander Gintsburg ha anche aggiunto che il calo nella risposta anticorpale indotta dal vaccino russo è minore di quella osservata con altri vaccini.
A cura di Andrea Centini
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Il vaccino russo a doppio vettore virale Gam-COVID-Vac, meglio conosciuto con il nome di Sputnik V, ha un'efficacia inferiore contro la variante sudafricana del coronavirus SARS-CoV-2. Ciò nonostante, garantirebbe una protezione contro questo ceppo superiore a quella di altri vaccini anti COVID già approvati per l'uso di emergenza (e non). A dichiararlo in un'intervista all'Interfax, nota agenzia di stampa russa non governativa, il dottor Alexander Gintsburg, che dirige il Gamaleya Research Institute di Mosca responsabile della creazione del farmaco.

I nuovi test di cui parla lo scienziato non sono stati svolti in Russia, ma in Argentina, dove lo Sputnik V è in prima linea nella campagna vaccinale. Lo stesso presidente argentino Alberto Fernandez ha ricevuto la doppia dose del farmaco (basato su due adenovirus non replicanti – ricombinanti chiamati rAd26-S ed rAd5-S), risultando fra l'altro positivo al tampone oro-rinofaringeo a giorni dalla seconda iniezione. I ricercatori hanno raccolto campioni di sangue da persone vaccinate nel Paese sudamericano e hanno testato l'efficacia degli anticorpi estratti dal plasma contro il lignaggio originale del coronavirus (il ceppo di Wuhan) e due varianti emergenti. Oltre alla già citata variante sudafricana (conosciuta anche come B.1.351 e 501Y.V2), è stata testata anche la variante inglese B.1.1.7 (o Variant of Concern 202012/01 – VOC-202012/01).

Come affermato da Gintsburg, l'efficacia rilevata contro il ceppo che ha dato la vita alla pandemia di COVID-19 è stata la medesima osservata negli studi clinici russi (lo Sputnik V ha un'efficacia del 91,6 percento contro l'infezione sintomatica, come emerso da uno studio pubblicato sull'autorevole rivista scientifica The Lancet). Per quanto concerne la variante inglese, da cui proteggono bene tutti i vaccini già approvati dall'Agenzia Europea per i Medicinali (AIFA) e dall'Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), Gintsburg ha addirittura riferito che lo Sputnik V rappresenta il miglior vaccino al mondo per combatterla, senza tuttavia indicare i dati in termini di efficacia.

Discorso diverso per la variante sudafricana, che ha già di mostrato di mettere in difficoltà i vaccini: “Per quanto riguarda la variante ‘sudafricana' – specifica Gintsburg -, l'efficacia degli anticorpi prodotti dallo Sputnik V diminuisce, come per tutti gli altri vaccini”. Ciò nonostante lo scienziato ha dichiarato che sebbene la risposta anticorpale contro il lignaggio emerso in Sudafrica fosse meno intensa, “il calo è stato significativamente inferiore rispetto a quello mostrato da altri vaccini”. Insomma, anche contro la variante sudafricana lo Sputnik V offrirebbe una certa garanzia protettiva. Ad oggi è noto che il vaccino Ad26.COV2.S di Johnson & Johnson ha un'efficacia contro la variante sudafricana del 57 percento, mentre l'NVX-CoV2373 di Novavax, un farmaco non ancora approvato, si “ferma” al 49,4 percento. L'AstraZeneca viene invece considerato poco efficace contro di essa.

La riduzione nell'efficacia dei vaccini anti Covid contro la variante sudafricana (e quella brasiliana P.1) risiederebbe nella mutazione E484K sulla proteina S o Spike del SARS-CoV-2, una mutazione di “fuga immunitaria” che garantirebbe una certa resistenza agli anticorpi neutralizzanti. Le case farmaceutiche sono già al lavoro per mettere a punto farmaci aggiornati in grado di colpire in maniera più efficiente anche le varianti mutate del patogeno pandemico.

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