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Covid 19

Il Tocilizumab è inefficace nei pazienti con COVID grave e potrebbe aumentare il rischio di morte

Mettendo a confronto i dati di pazienti gravi con COVID-19 trattati con la terapia standard con quelli cui è stato somministrato l’anticorpo monoclonale Tocilizumab, un team di ricerca internazionale guidato da scienziati brasiliani ha determinato che il farmaco non solo non è efficace contro la patologia, ma potrebbe addirittura aumentare il rischio di morte.
A cura di Andrea Centini
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L'anticorpo monoclonale Tocilizumab non migliora la prognosi e dunque non è efficace nei pazienti  con la forma grave della COVID-19, l'infezione da coronavirus SARS-CoV-2. Il farmaco antiinfiammatorio e immunosoppressore è stato considerato a lungo uno dei più promettenti nel trattamento nella nuova patologia, in particolar modo per contrastare una delle complicazioni peggiori, la cosiddetta “tempesta di citochine”. Normalmente, infatti, il Tociluzumab viene utilizzato per combattere condizioni autoimmuni come l'artrite idiopatica giovanile, l'artrite reumatoide, l'arterite a cellule giganti e altre sindromi che possono provocare proprio la tempesta di citochine, una reazione spropositata del sistema immunitario (con accumulo della citochina proinfiammatoria interleuchina 6) che nei pazienti COVID rischia di innescare insufficienza multi organo e sindrome da distress respiratorio acuto o ARDS, spesso fatali. Ora è stato dimostrato che l'anticorpo monoclonale non risulta efficace e potrebbe persino aumentare il rischio di morte, perlomeno nei pazienti gravi.

A determinare che il trattamento con Tocilizumab non protegge dall'infezione grave è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati brasiliani della “Coalition covid-19 Brazil VI Investigators”, un gruppo multidisciplinare di esperti che sta studiando l'impatto della pandemia nel Paese sudamericano. Tra gli istituti coinvolti nella ricerca la BP-A Beneficência Portuguesa de São Paulo; il Dipartimento di Anestesiologia, Dolore e Terapia Intensiva dell'Università Federale di San Paolo; l'Istituto brasiliano di ricerca clinica; il Duke Clinical Research Institute presso il Centro Medico dell'Università Duke (Stati Uniti) e altri centri di ricerca. Gli scienziati, coordinati dalla professoressa Viviane C. Veiga, specialista in terapia intensiva, sono giunti alle loto conclusioni dopo aver testato il Tocilizumab in pazienti adulti con COVID-19 grave, che necessitavano di ossigeno supplementare o ventilazione meccanica e presentavano livelli anormali di almeno due biomarcatori sierici (proteina C reattiva, dimero D, lattato deidrogenasi o ferritina), come si legge nell'abstract dello studio. In tutto sono stati coinvolti 129 pazienti ricoverati in Brasile dall'8 maggio al 17 luglio del 2020, divisi in due gruppi: al primo, composto da 65 pazienti, è stata somministrata una singola infusione endovenosa di 8mg/kg di Tocilizumab più la terapia standard; al secondo, composto da 64 pazienti, è fornita la sola terapia standard.

Dall'analisi dei dati della sperimentazione condotta da un comitato di esperti non solo non è emerso alcun fattore protettivo da parte dell'anticorpo monoclonale, ma addirittura è stato osservato un aumento della mortalità che ha consigliato l'immediata sospensione del trial clinico. Al quindicesimo giorno dall'avvio dello studio, il decesso si è verificato nel 17 percento dei pazienti (11 in tutto) del gruppo Tocilizumab, rispetto ai 2 (3 percento) del gruppo trattato solo con le cure standard. La mortalità è stata dunque sensibilmente superiore nel gruppo Tocilizumab. Gli eventi avversi sono invece emersi nel 43 percento dei pazienti trattati con l'anticorpo monoclonale e nel 34 percento di quelli che hanno ricevuto la sola terapia standard. In precedenza un altro studio condotto da scienziati del Massachusetts General Hospital di Boston aveva dimostrato che il farmaco non riduce la necessità di assistenza respiratoria con ventilazione meccanica e nemmeno la mortalità tra i pazienti ospedalizzati. Ancor prima un'indagine dell'Università di Firenze aveva invece evidenziato una certa efficacia nei pazienti con COVID-19. Il nuovo studio “Effect of tocilizumab on clinical outcomes at 15 days in patients with severe or critical coronavirus disease 2019: randomised controlled trial” pubblicato sull'autorevole rivista scientifica British Medical Journal sembra tuttavia porre seri dubbi sull'efficacia del trattamento, perlomeno nei pazienti gravi. Gli autori della ricerca hanno comunque sottolineato che la ricerca ha diversi limiti – come il numero ridotto di pazienti coinvolti – e sarà dunque necessario condurre ulteriori indagini per avere la certezza dell'inefficacia del Tocilizumab.

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