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Covid 19

Cosa sono gli anticorpi monoclonali e perché ne avremo bisogno anche col vaccino

Tra i farmaci più promettenti contro la COVID-19, l’infezione scatenata dal coronavirus SARS-CoV-2, vi sono sicuramente gli anticorpi monoclonali, immunoglobuline semi-sintetiche sviluppate in laboratorio. Non è un caso che il primo farmaco ad hoc approvato contro il patogeno sia stato proprio un anticorpo monoclonale. Ecco cosa sono, come si producono e perché ne avremo bisogno anche quando sarà disponibile un vaccino.
A cura di Andrea Centini
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Nella lotta alla COVID-19, l'infezione provocata dal coronavirus SARS-CoV-2, abbiamo ormai a disposizione un ampio arsenale medico, tra farmaci antivirali come il Remdesivir, steroidi come il desametasone e altri principi attivi che hanno dimostrato di essere utili al trattamento dei pazienti, come evidenziato da diversi studi clinici. A breve dovrebbero aggiungersi anche i primi, agognati vaccini, alcuni dei quali – come quello di Pfizer e Modernastanno dimostrando di essere sicuri ed efficaci, molto più di quanto preventivato. Tra le frecce più preziose nel nostro arco ci sono anche i cosiddetti anticorpi monoclonali, una classe di farmaci innovativa che ha dato risultati estremamente promettenti. Non è un caso che il primo farmaco in assoluto espressamente progettato contro il coronavirus ad essere approvato (in uso di emergenza dalla FDA americana) è stato proprio un anticorpo monoclonale, nello specifico quello di Eli Lilly. Ma cos'è esattamente un anticorpo monoclonale?

Prima di soffermarci sulla definizione, è doveroso spiegare rapidamente cosa sono gli anticorpi. Si tratta di una componente fondamentale della nostra risposta immunitaria all'invasione di un agente estraneo, come può essere un virus, un batterio, una tossina o un qualunque altro patogeno. In parole semplici, gli anticorpi sono proteine che vengono prodotte per legarsi al “nemico” (chiamato antigene) e neutralizzarlo, come un fidato esercito personale. Esistono diverse classi di anticorpi, come gli IgM prodotti poco dopo un'infezione e i fondamentali IgG o anticorpi neutralizzanti, che si sviluppano più avanti e che garantiscono una protezione a lungo termine (variabile in base alla malattia che li determina). Gli anticorpi monoclonali, in parole semplici, sono forme semi-sintetiche prodotte in laboratorio dei veri anticorpi neutralizzanti. Non è un caso che i principali anticorpi monoclonali contro la COVID-19, come l'LY-CoV555 (nome commerciale bamlanivimab) sviluppato dalla casa farmaceutica Eli Lilly, siano derivati dal plasma di pazienti convalescenti o guariti dall'infezione da coronavirus.

Gli scienziati, in pratica, setacciano il sangue dei pazienti andando "a caccia" degli anticorpi più efficaci contro la proteina S o Spike del coronavirus, quella che permette al patogeno di legarsi al recettore ACE-2 delle cellule umane, distruggere la parete cellulare, penetrare all'interno e dare inizio alla replicazione, che è alla base dell'infezione. Una volta identificati, i veri anticorpi vengono ingegnerizzati in laboratorio per essere clonati/replicati con una variante artificiale, pronta per essere utilizzata nei pazienti attraverso apposite infusioni. In alcuni casi, come per Regeneron, il cui “cocktail” è stato usato per curare Trump, la variante sintetica è stata ottenuta a partire da un vero anticorpo sviluppato in un topo, ma geneticamente modificato per produrre anticorpi umani una volta infettato.

Qualunque sia il processo di base, ottenere e produrre anticorpi monoclonali (che vanno “coltivati” all'interno di grandi recipienti d'acciaio) è purtroppo particolarmente costoso. Ma sono farmaci versatili che possono essere progettati per colpire cellule tumorali, batteri e appunto virus come il SARS-CoV-2. Una volta somministrati forniscono una protezione immediata, attaccandosi alla proteina S del coronavirus e impedendogli di replicarsi, di fatto neutralizzandolo. Sono estremamente efficaci nella fase iniziale dell'infezione, e non a caso l'anticorpo monoclonale di Eli Lilly ha dimostrato di abbattere il tasso di ospedalizzazione del 70 percento in questi pazienti. Possono essere sfruttati nei pazienti che per condizioni sottostanti non sono in grado di sviluppare una risposta immunitaria naturale adeguata, e inoltre si combinano alla perfezione con i vaccini, proprio perché offrono un'efficacia immediata. L'immunità legata alla vaccinazione, com'è noto, richiede del tempo prima di svilupparsi, pertanto i due medicinali possono essere affiancati e completarsi a vicenda.  Il primo anticorpo monoclonale fu brevettato circa 30 anni fa, e oggi questa classi di farmaci rappresenta una delle più promettenti in assoluto.

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