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Covid 19

Il farmaco russo Arbidol non cura il coronavirus: è una bufala

Il farmaco Arbidol, erroneamente chiamato Abidol, è un antinfluenzale sviluppato dalla casa farmaceutica russa JSC Pharmstandard, non disponibile in Europa e negli Stati Uniti poiché non approvato dall’EMA e dall’FDA. Non si tratta di una cura per il coronavirus come sottolineato in un video che circola sul web; il principio attivo aveva dato qualche segnale positivo in test di laboratorio preliminari su cellule in vitro, ma l’OMS aveva subito frenato gli entusiasmi.
A cura di Andrea Centini
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Su internet sta circolando il video di un uomo che assieme a un amico si appresta ad acquistare una confezione di Abidol (il nome corretto è Arbidol), pubblicizzandolo come farmaco efficace contro “tutti i coronavirus”. Nascosto da occhiali da sole e mascherina per non farsi riconoscere, l'uomo sottolinea di trovarsi all'aeroporto di Mosca (mostrando il biglietto aereo alla telecamera) e ricorda che da noi ci sono stati tanti morti perché questo medicinale non è disponibile, mentre i russi possono proteggersi grazie ad esso. Come è facile intuire si tratta della classica, pericolosissima bufala, che oltre a fare disinformazione su un tema delicatissimo infonde dubbio e false speranze nelle persone.

Al momento non esiste infatti una cura per il coronavirus, e tutte le terapie testate negli ospedali sono di tipo compassionevole con farmaci off label, cioè pensati per trattare un'altra patologia ma che sembrano dare i propri frutti anche contro la COVID-19, l'infezione scatenata dal patogeno. Fra i più promettenti ci sono i principi attivi antiretrovirali lopinavir e ritonavir utilizzati contro il virus dell'HIV (responsabile dell'AIDS); il remdesivir realizzato per contrastare l'Ebola e il virus Marburg; e il Tocilizumab/Actemra sviluppato per combattere l'artrite reumatoide e sindromi immunologiche responsabili delle pericolose “tempeste di citochine”.

L'Arbidol era comunque effettivamente entrato nel novero dei potenziali trattamenti efficaci contro il coronavirus. Tutto ha avuto inizio nei primi giorni di febbraio, quando l'epidemiologa Li Lanjuan dell'Università Zhejiang aveva annunciato alla televisione cinese CGTN che il team di scienziati da lei guidato aveva identificato due principi attivi risultati efficaci contro il coronavirus SARS-CoV-2, all'epoca noto ancora col nome di 2019-nCoV. Nello specifico, i ricercatori cinesi avevano osservato che la combinazione di farmaci era stato in grado di contrastare la replicazione del patogeno in cellule coltivate in vitro. Si tratta di un esperimento “base” che si effettua prima di passare alla sperimentazione animale e successivamente, acclarata la sicurezza del composto, a quella clinica, ovvero sull'uomo. L'OMS, dopo la diffusione della notizia, si era apprestata a ricordare di non nutrire false speranze, sottolineando che ancora non c'erano medicinali efficaci contro la malattia.

I due principi attivi citati dall'epidemiologa di fama internazionale erano l'Umifenovir (nome commerciale Arbidol) e il Darunavir (nome commerciale Prezista). Il primo, prodotto dalla casa farmaceutica russa JSC Pharmstandard e citato dall'uomo del video, è un farmaco normalmente utilizzato contro l'influenza stagionale, ma soltanto in Russia e in Cina. Non è stato infatti approvato dalla Food and Drug Administration (FDA) americana e dall'Agenzia europea per i medicinali (EMA – European Medicines Agency). Questo è il motivo per cui è possibile acquistarlo in una farmacia dell'aeroporto di Mosca ma non in quelle europee e americane. Non è certo per privarci di un medicinale "miracoloso" in grado di salvare vite da una malattia che, nel momento in cui stiamo scrivendo, ha ucciso circa 7.200 persone in tutto il mondo. Soltanto in Italia, ad oggi, si contano 2.158 vittime.

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