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Covid 19

Covid e influenza, come faccio a capire quale ho preso: differenze e somiglianze

L’influenza e la COVID-19, l’infezione provocata dal coronavirus SARS-CoV-2, sono entrambe scatenate da patogeni respiratori, tuttavia pur avendo molteplici sintomi di base in comune hanno anche delle sostanziali differenze, ad esempio nella letalità, in alcune complicanze e nelle conseguenze a lungo termine. Ecco quali sono le somiglianze e le differenze tra le due malattie infettive.
A cura di Andrea Centini
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Come spiegato dall'Organizzazione Mondiale della Sanità, sia la COVID-19 che l'influenza sono malattie infettive provocate da patogeni respiratori, il coronavirus SARS-CoV-2 per la prima e tre tipi di virus dell'influenza – suddivisi in una miriade di ceppi – per la seconda, il Tipo A, il Tipo B e il Tipo C, con quest'ultimo assai più raro. Pur essendo tutti tutti virus respiratori che determinano una serie di sintomi di base sovrapponibili, possono comunque sussistere delle significative differenze tra le patologie. Ad esempio gli esperti ritengono che la COVID-19 sia 3,5 volte più letale dell'influenza, ma anche quest'ultima può provocare epidemie particolarmente severe, con un numero significativo di ospedalizzazioni e decessi. Proprio per quest'anno gli esperti del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) prevedono una possibile epidemia grave per anziani e soggetti fragili, a causa della circolazione di un ceppo di influenza A – l'A(H3N2) – noto per essere aggressivo e poco suscettibile al vaccino (ma per ora si tratta solo di una ipotesi). Al netto delle somiglianze e delle differenze, la COVID-19 e l'influenza sono malattie assolutamente da non sottovalutare, per se stessi e gli altri; non a caso gli esperti raccomandano per tutti la vaccinazione contro entrambe le infezioni. Ecco com'è possibile capire se si è stati colpiti da una o dall'altra.

I Centri per la prevenzione e il controllo delle malattie (CDC – Centers for Disease Control and Prevention) statunitensi specificano che sia la COVID-19 che l'influenza possono manifestarsi con segni e sintomi di varia intensità, spaziando dalla completa assenza di sintomi (forma asintomatica) a complicazioni gravi e potenzialmente letali. Fra esse figurano polmonite bilaterale interstiziale, la sindrome da distress respiratorio acuto (ARDS), insufficienza multiorgano, insufficienza respiratoria, tempesta di citochine e altre ancora. Tra i sintomi di base in comune tra COVID-19 e influenza i CDC segnalano: febbre o sensazione di febbre/brividi; tosse; fiato corto o difficoltà a respirare; affaticamento; infiammazione della gola; rinorrea (naso che cola) o naso chiuso; dolori muscolari e articolari; mal di testa; vomito; diarrea e alterazione o perdita del gusto del fusto o dell'olfatto. Come specificato dai CDC, l'anosmia (perdita dell'olfatto) e la disgeusia/ageusia (alterazione/perdita del gusto) sono più frequenti nella COVID-19. In quest'ultimo caso, infatti, si tratta di sintomi neurologici non legati al naso chiuso come nel raffreddore e simili, bensì all'aggressione del tessuto nervoso da parte del patogeno pandemico.

I CDC sottolineano che vomito e diarrea, quando scatenati dall'influenza, sono più comuni nei bambini che negli adulti, mentre nella COVID-19 la diarrea (e altri sintomi gastrointestinali) sono relativamente comuni in tutti i pazienti. Come emerso dallo studio “Modeling the Onset of Symptoms of COVID-19” pubblicato su Frontiers in Public Health da scienziati dell'Università della California Meridionale, inoltre, nella COVID-19 la febbre compare tipicamente prima della tosse, mentre nell'influenza è la tosse a manifestarsi prima della febbre (ma non è ovviamente una regola rigida). Va ad esempio tenuto presente che questo studio fu condotto quando circolava principalmente la variante “originale” di Wuhan del virus; un'indagine dell'Office for National Statistics britannico, ad esempio, ha rilevato la tosse nel 28 percento dei pazienti contagiati dal ceppo di Wuhan e nel 35 percento di quelli contagiati dalla variante Alfa (B.1.1.7, ex variante inglese); la febbre è stata invece osservata nel 19 percento dei contagiati col ceppo originale e nel 22 percento di quelli infettati dalla variante Alfa. Sono differenze sottili ma significative; la presenza di varianti rende di fatto complicato determinare se una sequenza di sintomi sia ascrivibile al virus dell'influenza o al coronavirus SARS-CoV-2. Non a caso l'unico metodo davvero efficace per sapere se si è stati infettati da uno o dall'altro patogeno è attraverso il tampone oro-rinofaringeo molecolare, il “gold standard” della diagnostica, molto più preciso del tampone rapido/antigenico.

Ci sono comunque altre differenze tra influenza e COVID-19 di cui tenere conto. Come indicato dai CDC, uno è il tempo di incubazione, cioè l'intervallo di tempo che passa tra l'esposizione al patogeno alla manifestazione dei primi sintomi (in pratica, il passaggio dalla fase pre-sintomatica a quella sintomatica). Nell'influenza il tempo di incubazione va da 1 a 4 giorni dopo il contagio, mentre nella COVID-19 i sintomi compaiono tra 2 e 14 giorni, con una media di 5 giorni. Anche nella diffusione virale c'è una differenza; i CDC spiegano che normalmente chi ha l'influenza può diffondere il virus da un giorno prima a sette giorni dopo la comparsa dei sintomi, mentre per quanto riguarda la COVID-19 i positivi risulterebbero contagiosi da 2 giorni prima fino a 10 giorni dopo. In alcuni casi di pazienti gravi e immunodepressi, spiegano i CDC, la contagiosità è rimasta attiva anche oltre i 20 giorni in ospedale.

Come indicato, sia l'infezione provocata dal coronavirus SARS-CoV-2 che quelle da virus influenzali possono innescare malattie severe e complicazioni potenzialmente fatali. I soggetti più a rischio sono gli anziani, le donne incinte e chi soffre di comorbilità (diabete, patologie cardiovascolari etc etc). La COVID-19 può provocare con una certa frequenza conseguenze gravi e fatali anche in persone perfettamente sane; i ricercatori sono ancora a lavoro per capire come mai alcuni pazienti sviluppano forme così aggressive della patologia, mentre altre subiscono solo lievissime infezioni. Le complicanze in comune tra influenza e COVID-19 sono polmonite; insufficienza respiratoria; sindrome da distress respiratorio acuto (liquido nei polmoni); sepsi; danni cardiaci come l'infarto; ictus; insufficienza multiorgano; infiammazione del cuore, del cervello e dei tessuti muscolari; infezioni secondarie (queste ultime più comuni con l'influenza che con la COVID-19). Come spiegano i CDC, normalmente la maggior parte delle persone che contrae l'influenza guarisce autonomamente dopo alcuni giorni, ma alcune avranno conseguenze gravi che necessitano del ricovero in ospedale come per la COVID. Quest'ultima può anche provocare coaguli di sangue nelle vene e nelle arterie di diversi organi (polmoni, cuore e cervello) e nelle gambe, oltre a una sindrome infiammatoria multisistemica nei bambini chiamata MIS-C) e negli adulti, che prende il nome di MIS-A. Per la COVID, aggiungono i CDC, c'è inoltre la sequela di sintomi che perdura dopo il superamento della fase acuta, la cosiddetta Long Covid.

Seppur simili sono tanti punti di vista, le due infezioni possono dunque avere delle differenze significative. Prevedono inoltre trattamenti diversi e anche i vaccini sono specifici. Si diffondono però nello stesso modo e le restrizioni adottate per spezzare la catena dei contagi (mascherine, distanziamento sociale e igiene delle mani) sono efficaci per entrambe.

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