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Questo schema mostra le differenze tra i sintomi di COVID-19, influenza, raffreddore e allergie

I virus respiratori responsabili dei malanni di stagione come raffreddore, influenza e sindromi influenzali, così come gli allergeni che causano le allergie, possono determinare sintomi che si sovrappongono con quelli della COVID-19, l’infezione provocata dal coronavirus SARS-CoV-2. Questo schema basato sui dati dei CDC americani può aiutarci a comprendere le caratteristiche delle varie condizioni.
A cura di Andrea Centini
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Lo scherma dei sintomi. Credit: Yuqing Liu / Insider
Lo scherma dei sintomi. Credit: Yuqing Liu / Insider

Durante l'autunno e l'inverno abbiamo tradizionalmente a che fare con raffreddore, sindromi parainfluenzali, influenza e altri malanni di stagione, che colpiscono con maggiore facilità avvantaggiandosi del freddo, sia direttamente che indirettamente (ad esempio, si trascorre più tempo in luoghi chiusi e affollati che favoriscono la circolazione delle malattie infettive). Quest'anno, tuttavia, i patogeni responsabili delle comuni patologie saranno “accompagnati” anche dal coronavirus SARS-CoV-2, responsabile della pandemia di COVID-19 che ha messo in ginocchio il mondo intero. Poiché tutte queste malattie sono provocate da virus respiratori, molti sintomi sono “sovrapponibili”, pur essendoci alcune differenze peculiari nelle tempistiche e nell'ordine della comparsa dei segni, che possono aiutarci a capire con quale patogeno abbiamo a che fare. Grazie ai dati dei Centri per la prevenzione e il controllo delle malattie (CDC – Centers for Disease Control and Prevention), uno dei principali organi di salute pubblica negli Stati Uniti, Business Insider ha messo a punto un corposo e interessante schema che elenca le caratteristiche delle differenti condizioni. Naturalmente la diagnosi vera e propria la può fare solo un medico, inoltre le differenze elencate non sono sempre nette e infallibili, pertanto le informazioni riportate non vanno prese per "oro colato". Ecco lo schema nel dettaglio.

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Come indicato nell'immagine, quelli segnati in rosso sono i sintomi che compaiono più comunemente per primi per le singole infezioni. Per la COVID-19, l'infezione provocata dal patogeno emerso in Cina, è la febbre, mentre per la comune influenza stagionale è la tosse. Il raffreddore, spiegano i CDC, di norma si manifesta con infiammazione alla gola. Curiosamente l'infezione da coronavirus inizia più spesso con la febbre e prosegue con la tosse, mentre per l'influenza avviene l'esatto contrario, come dimostrato nello studio “Modeling the Onset of Symptoms of COVID-19” pubblicato sulla rivista scientifica Frontiers in Public Health da scienziati americani, guidati da esperti del Dipartimento di Scienze Biologiche dell'Università della California Meridionale. Va tenuto presente che non sempre i sintomi comuni sono presenti; è noto ad esempio che una sensibile percentuale di positivi al coronavirus SARS-CoV-2 è del tutto asintomatica.

Altri sintomi confondibili che caratterizzano la COVID-19 sono la perdita dell'olfatto (anosmia) e l'alterazione del gusto (disgeusia). Normalmente chi viene contagiato da un virus influenzale non li sperimenta, mentre l'anosmia può palesarsi in chi prende un raffreddore. C'è tuttavia una sostanziale differenza fra le due condizioni. Se infatti nel raffreddore la perdita dell'olfatto è dovuta alla rinorrea (naso che cola/naso chiuso), nell'infezione da coronavirus il naso risulta libero nella maggior parte dei casi. Nella COVID-19 è un sintomo neurologico, dovuto al fatto che il SARS-CoV-2 attacca i neuroni del sistema nervoso centrale, determinando infiammazione dei tessuti deputati alla percezione degli odori. Un recente studio ha inoltre rilevato che i pazienti COVID possono non percepire i gusti amaro e dolce, a differenza di quelli semplicemente raffreddati.

Anche le tempistiche nella comparsa dei sintomi possono aiutare a capire con quale infezione stiamo combattendo. Come indicato dai CDC, normalmente chi contrae un virus influenzale ha un periodo di incubazione (il tempo che trascorre tra il contagio e l'emersione dei sintomi) medio che spazia da uno a quattro giorni, e l'insorgenza è improvvisa e virulenta, mentre chi viene infettato dal coronavirus può sviluppare i primi sintomi anche a 2 settimane di distanza dall'esposizione al patogeno (in media sono 4/5 giorni) . Il raffreddore si manifesta a due/tre giorni dal contagio, ma i sintomi possono essere graduali e perdurare a lungo, in particolar modo la congestione nasale e la rinorrea. I sintomi della COVID-19 possono sparire in un paio di settimane, tuttavia alcuni sviluppano una cosiddetta “sindrome del COVID lungo” (o Long COVID) che si può protrarre per mesi, come dimostra un recente studio britannico. Anche le comuni allergie, che hanno un esordio "esplosivo", possono durare molto a lungo, e ciò è legato alla permanenza nell'ambiente dell'allergene responsabile. Chi è sensibile ai pollini, ad esempio, può dover aspettare l'intera stagione della fioritura di determinate piante. Ribadiamo che lo schema sopraindicato ha solo valore indicativo e per sapere se effettivamente siamo stati contagiati dal coronavirus è necessario sottoposti al tampone rino-faringeo, che viene prescritto dal medico in base ai sintomi che si manifestano. In questo articolo potete consultare nel dettaglio le differenze fra raffreddore, COVID-19 e influenza.

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