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Cos’è la sesta estinzione di massa? La fine dell’uomo è vicina

Cosa si intende quando si parla di “sesta estinzione di massa”? L’essere umano sopravviverà a se stesso? È possibile limitare i danni provocati dall’uomo con l’inquinamento che ha portato al riscaldamento globale?
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A cura di Zeina Ayache
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Come direbbe Frank Sinatra: “And now, the end is near and so I face the final curtain”. Non si tratta di pessimismo cosmico, ma di scienza. Nulla è cambiato da quando lo scienziato Fenner ha annunciato che di questo passo all'uomo sarebbero rimasti 100 anni prima di scomparire, ormai 99. Nulla è cambiato da quando il professor Ehrlich ha spiegato all'umanità intera le teorie relative alla sesta estinzione di massa che ci sta portando verso la fine dei nostri giorni con una velocità 144 volte superiore rispetto al normale. Quindi verrebbe da pensare che il nostro destino sia ormai segnato.

Certo è vero che a Parigi, in occasione del COP21, è stato firmato un accordo globale che si pone come obiettivo quello di evitare che le temperature aumentino oltre 1,5 gradi o che le emissioni vengano ridotte. Ma possiamo dire che quanto previsto sia sufficiente?

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E soprattutto, cos'è realmente la sesta estinzione di massa?

Prima di arrivare alla sesta estinzione, è il caso di comprendere prima cosa si intenda per “estinzione di massa” e poi quali siano state le altre 5 avvenute negli ultimi 500 milioni di anni.

Quando parliamo di “estinzione di massa”, per meglio dire “transizione biotica”, ci riferiamo a quel periodo storico del nostro Pianeta durante il quale muore un grandissimo numero di specie viventi, in pratica quel periodo in seguito al quale la Terra si trova di fronte ad una nuova realtà.

Andando per ordine cronologico, la Terra ha affrontato:

  • Prima estinzione – Ordoviciano-Siluriano – circa 450 milioni di anni fa
  • Seconda estinzione – Devoniano superiore – circa 360 milioni di anni fa
  • Terza estinzione – Permiano-Triassico – circa 250 milioni di anni fa
  • Quarta estinzione – Triassico-Giurassico – circa 200 milioni di anni fa
  • Quinta estinzione – Cretaceo-Terziario – circa 65 milioni di anni fa (quella dei dinosauri per intenderci)

Ad un primo sguardo, l'idea che una sesta estinzione di massa debba colpire il nostro Pianeta non sembra folle, né dovrebbe sorprendere. E infatti la comunità scientifica non critica l'avvento dell'estinzione, quanto la velocità con la quale si sta avvicinando e il perché stia accelerando. Dietro a questa fine a cui siamo destinati non c'è infatti una motivazione scientifica.

I responsabili della sesta estinzione di massa siamo principalmente noi.

L'inquinamento, la caccia e la pesca intensiva, il riscaldamento globale, le deforestazione, gli insediamenti delle città, la distruzione degli habitat naturali sono solo alcune delle cause che spiegano perché gli animali stiano morendo 144 volte più velocemente di quanto previsto da Madre Natura.

I morti viventi esistono, ma non sono gli zombie che abbiamo creato al cinema o in letteratura, sono tutti quegli animali che, indipendentemente da come cercheremo di cambiare il nostro futuro, ormai sono destinati a scomparire.

La tigre di Sumatra, il Gorilla del Cross River, il Panda Gigante, il Furetto dai piedi neri, la Balena franca nordatlantica,l'elefante pigmeo del Borneo, il Rinoceronte di Giava, la Tartaruga marina comune, il Giaguaro e il Leopardo delle nevi sono solo alcuni degli animali attualmente inseriti nell'elenco di quelli a rischio estinzione.

L'Orso Polare ad esempio sembra essere condannato a scomparire entro il 2050, il 2020 secondo i più pessimisti. Fa troppo caldo, i ghiacciai continuano a sciogliersi e per loro non sembra esserci più spazio sulla Terra.

Le Giraffe stanno scomparendo senza sosta, in 15 anni abbiamo perso il 40% della popolazione mondiale di questo stupendo animale.

Il Leone non se la cava meglio. Negli ultimi 21 anni il loro numero si è ridotto del 42%.

Il Rinoceronte bianco chiude il 2015 in tragedia, adesso ne restano solo 3 esemplari.

E la situazione nei nostri mari non è certo migliore. Un recente studio dimostra che entro il 2048 potremmo aver perso quasi tutti i pesci di cui attualmente ci nutriamo. Per non parlare dei coralli che a causa dell'acidificazione dei mari stanno scomparendo a vista d'occhio.

Cosa possiamo fare?

Il piano da attuare vale su due fronti, a livello personale, noi singoli individui possiamo impegnarci a limitare gli sprechi, ad utilizzare l'auto il meno possibile, ad acquistare prodotti ecosostenibili e a fare la raccolta differenziata, e a livello globale, in questo caso dobbiamo rimetterci a chi ha il potere di limitare davvero le emissioni di gas e di sfruttare tutte le grandi innovazioni scientifiche che potrebbero modificare il nostro stile di vita a favore di un approccio più “green”.

Il problema non sono tanto i miliardi di persone che abitano questo Pianeta, quando il modo in cui la natura stessa viene sfruttata senza riserva. Convivere è possibile.

[Foto copertina di Foto-Rabe]

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