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Covid 19

Questi geni ereditati dai Neanderthal aumentano il rischio di sintomi gravi da coronavirus

Due scienziati del Max Planck Institute for Evolutionary Anthropology di Lipsia (Germania) hanno scoperto che 6 geni sul cromosoma 3 associati a un rischio maggiore di complicanze da COVID-19 sono stati ereditati circa 60mila anni fa dagli uomini di Neanderthal. Sono presenti nel 63% dei bengalesi, e ciò potrebbe spiegare come mai in Gran Bretagna la comunità locale ha un tasso di mortalità per coronavirus sensibilmente superiore ai britannici.
A cura di Andrea Centini
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Un fattore di rischio genetico associato a probabilità superiori di sviluppare le complicazioni della COVID-19, l'infezione provocata dal coronavirus SARS-CoV-2, lo abbiamo ereditato dall'uomo di Neanderthal (Homo neanderthalensis) decine di migliaia di anni fa, quando si incrociò con i nostri diretti antenati. Nello specifico si tratta di un frammento di DNA composto da sei geni posizionati sul cromosoma 3, che si ritiene ne contenga in tutto circa 1300 (o forse più). La scoperta potrebbe fornire ulteriori chiarimenti sul perché la COVID-19 colpisce la popolazione in modo così trasversale e a volte enigmatico.

Com'è noto da studi clinici ed epidemiologici condotti in tutto il mondo, infatti, le complicazioni più gravi della COVID-19 – come le “tempeste di citochine” e l'insufficienza respiratoria – si manifestano con maggiori probabilità negli uomini anziani che hanno patologie pregresse (comorbilità), tuttavia non mancano casi seri – e purtroppo anche decessi – fra giovani e in perfetta salute, sia maschi che femmine. È noto ad esempio che i neri, negli Stati Uniti, hanno un maggior rischio di restare contagiati dal patogeno emerso in Cina, anche per motivi di discriminazione razziale e sociale. In modo analogo, la comunità del Bangladesh nel Regno Unito ha un tasso di mortalità da coronavirus sensibilmente superiore a quello della popolazione britannica. Quest'ultimo “enigma” potrebbe essere spiegato proprio dal segmento di DNA ereditato dagli uomini di Neanderthal, poiché una copia è presente nel 63 percento dei bengalesi. Questi geni sono molto meno diffusi negli europei, nei quali presentano una frequenza dell'8 percento, mentre nell'Asia meridionale, complessivamente, essa arriva al 30 percento. Nell'Asia orientale, invece, la frequenza è pari solo al 4 percento (e qui il coronavirus ha colpito meno duramente che altrove).

A scoprire che questo specifico frammento presente sul cromosoma 3 è stato ereditato dai Neanderthal sono stati i due scienziati Hugo Zeberg e Svante Pääbo dell'autorevole Max Planck Institute for Evolutionary Anthropology di Lipsia, in Germania. I due studiosi sono stati spinti a indagare su questo segmento di DNA dai risultati dello studio "Genomewide Association Study of Severe Covid-19 with Respiratory Failure” pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica The New England Journal of Medicine. Attraverso un'approfondita analisi genomica condotta su pazienti italiani e spagnoli contagiati dal coronavirus SARS-CoV-2, gli scienziati (tra i quali molti connazionali) hanno scoperto che le persone con il gruppo sanguigno A hanno un rischio superiore di sviluppare le complicazioni della COVID-19, così come quelle con il gruppo 0 risulterebbero più “protette”. Andando più a fondo, gli studiosi hanno scoperto che chi possiede uno specifico segmento di DNA sul cromosoma 3 è esposto a probabilità maggiori di complicanze; si tratta proprio di quello ereditato dai Neanderthal, alla base dell'indagine condotta dal Zeberg e Pääbo.

Circa 60mila anni fa gli antenati della nostra specie (Homo sapiens) si diffusero dall'Africa in Europa e Asia, dove si incontrarono e incrociarono con i Neanderthal. I residui genetici di questi incroci si trovano ancora nel nostro DNA, ma sono rari perché si ritiene che molti dei loro geni non fossero utili o che addirittura potessero essere dannosi (pertanto non sono stati privilegiati dalla selezione). Alcuni però sono rimasti piuttosto stabili in alcune comunità, come ad esempio il frammento del segmento 3 nella popolazione bengalese. Al momento non è ancora chiaro il motivo per cui questo frammento di DNA è associato a un rischio superiore di complicazioni da COVID-19, anche perché alcuni geni ereditati dai Neanderthal ci aiutano proprio a combattere diversi virus. I dettagli della ricerca tedesca “The major genetic risk factor for severe COVID-19 is inherited from Neandertals” sono stati pubblicati sul database online BiorXiv, in attesa della revisione fra pari e la pubblicazione su una rivista scientifica accreditata.

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