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Covid 19

Quali sono le differenze tra vaccino antinfluenzale e vaccino anti COVID

I primi vaccini contro il coronavirus SARS-CoV-2 saranno distribuiti molto probabilmente a partire dal prossimo mese negli Stati Uniti, mentre per l’Italia si dovrà attendere gennaio, qualora le autorità competenti dovessero autorizzarli. Ecco quali sono le caratteristiche che li distinguono dal comune vaccino antinfluenzale.
A cura di Andrea Centini
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L'arma più efficace che abbiamo per prevenire – o rendere meno aggressiva – l'influenza è il vaccino. La speranza è che i vaccini candidati in sviluppo contro il coronavirus SARS-CoV-2, oltre 200 in base al documento “Draft landscape of COVID-19 candidate vaccines” dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), possano ottenere il medesimo risultato (se non migliore) delle preparazioni antinfluenzali in termini di sicurezza ed efficacia, rappresentando un punto di svolta nella lotta alla pandemia di COVID-19. Al momento sono tre le preparazioni più vicine alla distribuzione, sebbene attraverso un'approvazione per l'uso di emergenza. Sono il BNT162 del colosso farmaceutico americano Pfizer e della società di biotecnologie tedesca BioNTech; l'mRNA-1273 messo a punto sviluppato dall'azienda biotecnologica Moderna Inc. e dal The National Institute of Allergy and Infectious Diseases (NIAID) guidato dall'immunologo di fama internazionale Anthony Fauci; e il ChAdOx1 o AZD1222 sviluppato dallo Jenner Institute dell'Università di Oxford in collaborazione con l’azienda italiana Advent-Irbm di Pomezia e la casa farmaceutica britannico-svedese AstraZeneca, che avrà il compito di distribuirlo. Previa autorizzazione, le prime dosi preparazioni delle di Pfizer e Moderna potrebbero essere diffuse negli Stati Uniti già a dicembre (per l'Italia si parla della fine di gennaio), mentre l'AZD1222 potrebbe tardare un poco sulla tabella di marcia prevista, dato che sono necessari studi di approfondimento sui risultati. Le caratteristiche del vaccino antinfluenzale sono ben note, ma ormai si conoscono piuttosto bene anche quelle delle tre promettenti preparazioni anti COVID; dunque quali sono le principali differenze fra di esse?

Vaccino antinfluenzale

Partiamo dal vaccino contro l'influenza. Come ben sappiamo, si tratta di un farmaco che va rifatto ogni anno poiché i ceppi influenzali circolanti cambiano stagione dopo stagione, con alcuni che si “affermano” e diventano dominanti. I virus responsabili dell'influenza nell'uomo sono il Tipo A, il Tipo B e il Tipo C (quest'ultimo in misura significativamente inferiore); sono numerosi e mutano rapidamente, pertanto vanno affrontati con nuove preparazioni ad hoc in ogni stagione. Il contenuto del vaccino antinfluenzale si basa sulla previsione di quelli che saranno i patogeni con le maggiori probabilità di diffusione; nel caso della stagione 2020-2021 sono l'A/Guangdong-Maonan/SWL 1536/2019 [H1N1] pdm09-like; l'A/Hong Kong/2671/2019 [H3N2]-like; il B/Washington/02/2019 [B/Victoria lineage]-like) e il B/Phuket/3073/2013 [B/Yamagata lineage]-like. A queste sigle un po' articolate corrispondono due virus di tipo A (H1N1 e H3N2) e due di tipo B. Nel caso del vaccino trivalente sono contemplati i due virus A e il virus B più “papabile”. Per la stagione influenzale 2020-2021 il vaccino disponibile è il Vaxigrip Tetra, tetravalente di tipo inattivato (nel prossimo paragrafo spiegheremo cosa significa). A differenza dei comuni vaccini antinfluenzali, i vaccini candidati contro il coronavirus SARS-CoV-2 puntano a colpire un unico bersaglio, e nella maggior parte dei casi hanno l'obiettivo di far sviluppare immunità contro una parte specifica del patogeno emerso in Cina, ovvero la proteina S o Spike. In parole semplici, il virus sfrutta questa proteina per legarsi al recettore ACE-2 delle cellule umane, scardinarle e riversare all'interno l'RNA virale, dando vita al processo di replicazione che determina l'infezione, chiamata COVID-19. Colpire la proteina Spike impedisce al coronavirus di legarsi alle cellule e dunque di infettarle, di fatto neutralizzandolo.

Il vaccino antinfluenzale inattivato

Come accennato poc'anzi, il vaccino antinfluenzale è di tipo inattivato. Questo termine sta a significare che la preparazione contiene parti del virus ucciso, purificato, incapaci di determinare l'infezione, ma comunque in grado di stimolare il sistema immunitario a sviluppare anticorpi contro il patogeno. Come sottolineato dal Ministero della Salute, “i vaccini influenzali inattivati attualmente autorizzati per l'uso in Italia sono un mix di vaccini a virus split e subunità”. “Nei vaccini split – spiega il ministero – il virus è stato distrutto da un detergente. Nei vaccini a subunità, gli antigeni emoagglutinina (HA) e neuraminidasi (NA) sono stati ulteriormente purificati mediante la rimozione di altri componenti virali”. Tra i vaccini antinfluenzali autorizzati dall’Agenzia Europea del Farmaco (EMA) e/o dall’Agenzia italiana del Farmaco (AIFA), per l'Italia figurano anche il vaccino inattivato adiuvato, nel quale è presente l'adiuvante MF59 per “potenziare” la risposta immunitaria; il vaccino quadrivalente su colture cellulari (VIQCC) e il vaccino ad alto dosaggio (HD). Autorizzato ma non disponibile in Italia anche il vaccino vivo attenuato (LAIV), somministrato con spray intranasale. Tutte le altre preparazioni si somministrano attraverso la classica iniezione. In generale, i vaccini antinfluenzali possono essere conservati a una temperatura compresa tra i 2 e gli 8° C, e molto spesso è sufficiente una singola dose. Secondo quanto riportato dall'Istituto Superiore di Sanità, il vaccino antinfluenzale ha un'efficacia “del 70-80 percento su complicanze e mortalità per i gruppi a rischio e gli anziani, mentre nei giovani e negli adulti sani previene l'infezione nel 90 percento dei casi”. La campagna vaccinale parte in ottobre e normalmente si conclude entro la fine di dicembre, garantendo uno "scudo protettivo" per affrontare il picco dell'epidemia influenzale, che tipicamente si verifica nei primi due mesi dell'anno. Dopo l'iniezione servono un paio di settimane prima che si sviluppino gli anticorpi neutralizzanti. Nel caso in cui non riuscissero a prevenire l'infezione, possono comunque renderla molto meno severa e farla durare meno giorni.

I vaccini anti COVID

I vaccini anti COVID più vicini alla distribuzione si basano su tecnologie completamente differenti da quella del Vaxigrip Tetra, benché siano in sviluppo anche preparazioni inattivate contro il coronavirus (come quello sviluppato da Sinovac). Il BNT162 di Pfizer-BioNTech e l'mRNA-1273 di Moderna-NIAID sono infatti vaccini a mRNA, una tecnologia del tutto nuova per i vaccini umani. Nel caso in cui venissero autorizzati, infatti, saranno i primi in assoluto ad essere registrati. Ma come funzionano? In parole semplici, invece di somministrare direttamente le proteine virali per far sviluppare immunità, i vaccina a RNA spingono il nostro organismo a produrle per “presentarle” al sistema immunitario. Attraverso l'iniezione vengono inserite nanoparticelle che racchiudono RNA messaggero contenente l'informazione genetica della proteina S o Spike del coronavirus; essa “inganna” i ribosomi (le nostre “fabbriche” di proteine) e li spinge a produrre/sintetizzare le proteine del virus. Una volta in circolo, il sistema immunitario le riconosce come “nemiche” e inizia la produzione di anticorpi neutralizzanti, in grado di prevenire l'infezione (perlomeno quella con sintomi). In base ai dati pubblicati dalle aziende coinvolte, i due vaccini anti COVID hanno un'efficacia del 95 percento circa.

Il vaccino di Oxford-Irbm-AstraZeneca si basa su una tecnologia ancora diversa, dato che sfrutta un adenovirus ingegnerizzato (un virus del raffreddore degli scimpanzé) come “navetta” per trasportare la proteina S o Spike del SARS-CoV-2 all'interno del nostro organismo. Anche in questo caso, una volta in circolo il sistema immunitario la riconosce e viene addestrato a produrre anticorpi per neutralizzarla. L'efficacia media dell'AZD1222 è del 70 percento, ma con un determinato regime di dosaggio si arriva al 90 percento (da dimostrare con ulteriori studi). È interessante notare che questo vaccino può essere conservato per almeno 6 mesi in frigorifero, a una temperatura compresa tra i 2 e gli 8° Celsius proprio come quello antinfluenzale. Il vaccino di Pfizer richiede invece una conservazione a – 70° C, mentre quello di Moderna 2-8° C nel primo mese e – 20° C per i successivi. Ciò rende più complicato il trasporto e la conservazione di queste preparazioni, soprattutto nei Paesi meno ricchi, dove non sono disponibili infrastrutture adeguate. Ad oggi non è noto quanto tempo duri la protezione dei vaccini contro il coronavirus SARS-CoV-2, mentre la copertura dei vaccini antinfluenzali di solito è di 4-5 mesi. Tutti i tipi di vaccini sono considerati sicuri.

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