25 CONDIVISIONI

Qual è la differenza tra “net zero” e zero emissioni nella lotta ai cambiamenti climatici

La UE intende raggiungere la neutralità carbonica o emissioni zero nette (net zero) entro il 2050: ecco cos’è e qual è la differenza con le emissioni zero.
A cura di Andrea Centini
25 CONDIVISIONI
Immagine

Come confermato dall'ultimo rapporto redatto dagli scienziati del Gruppo Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici (IPCC) delle Nazioni Unite, il riscaldamento globale che stiamo vivendo hanno un'origine antropogenica, è cioè scatenato dalle attività dell'uomo. Nello specifico, a catalizzare il cambiamento climatico sono le emissioni di gas a effetto serra, come l'anidride carbonica (CO2), il metano e altri ancora. Per scongiurare gli effetti più catastrofici del clima “impazzito” a causa nostra gli esperti indicano che dobbiamo contenere l'aumento della temperatura media entro 1,5° C rispetto all'epoca preindustriale; al momento ci troviamo a 1,2° C e se non prenderemo iniziative drastiche e immediate contro le emissioni di questi gas non solo supereremo questa soglia, ma entro il 2100 rischiamo persino di arrivare a un aumento di 2,7° C, come evidenziato dal nuovo studio di Climate Action Tracker (CAT) presentato alla COP26. Per combattere il riscaldamento è necessario abbattere immediatamente e in modo drastico le emissioni di CO2 e altri gas a effetto serra, con l'obiettivo di raggiungere quanto prima le emissioni zero nette, il cosiddetto “Net Zero” – o neutralità carbonica/climatica – di cui si sente spesso parlare. Ma di cosa si tratta esattamente?

Per prima cosa è doveroso sottolineare che i termini emissioni zero nette, net zero o neutralità carbonica non significano affatto emissioni zero. Azzerare completamente le emissioni di composti del carbonio, come appunto l'anidride carbonica e il metano, tra i principali gas a effetto serra, è infatti praticamente impossibile. Ma le emissioni possono essere ridotte e compensate fino a raggiungere le suddette emissioni zero nette, una sorta di bilancio in pari tra i gas serra immessi in atmosfera e quelli catturati o “sequestrati”. Come specificato dal Parlamento Europeo in un comunicato, la neutralità carbonica consiste nel raggiungimento di un equilibrio “tra le emissioni e l'assorbimento di carbonio”. “Quando si rimuove anidride carbonica dall'atmosfera – prosegue il comunicato – si parla di sequestro o immobilizzazione del carbonio. Per raggiungere tale obiettivo, l'emissione dei gas ad effetto serra (GHG) dovrà essere controbilanciata dall'assorbimento delle emissioni di carbonio”.

E come facciamo a compensare e bilanciare le emissioni che inevitabilmente continueranno a esserci? Innanzitutto sfruttando sempre di più le energie rinnovabili (eolica, solare, idroelettrica, geotermica, dal moto ondoso etc etc) o il nucleare di ultima generazione laddove disponibile, in secondo luogo catturando il carbonio già presente in atmosfera. Va infatti tenuto presente che l'anidride carbonica e altri gas a effetto serra si accumulano giorno dopo giorno in atmosfera, ed è proprio questa “cappa” a scatenare i cambiamenti climatici. Raggiungere la neutralità carbonica o le emissioni zero nette significa non aggiungerne altro carbonio a quella già presente, dato che questo elemento, secondo i calcoli degli esperti, resta in atmosfera tra i 300 e i mille anni. Purtroppo non esistono metodi artificiali efficienti per catturare il carbonio atmosferico, ma abbiamo i pozzi naturali di assorbimento come le foreste, gli oceani e il suolo. Come specificato dal Parlamento Europeo, questi pozzi naturali hanno la capacità di sequestrare fino a 11 Gigatonnellate di CO2 all'anno; tuttavia, nel 2019, le emissioni globali di anidride carbonica sono state di oltre tre volte superiori a questa capacità di “stoccaggio”, ovvero pari a 38 Gigatonnellate. Ecco perché per migliorare le capacità di assorbimento delle emissioni residue è fondamentale proteggere le foreste, far ricrescere quelle distrutte, piantare nuovi alberi e contrastare gli incendi (che rilasciano una enorme quantità di CO2). Ma le emissioni di CO2 vanno abbattute adesso, perché non c'è più tempo, come evidenziato dal Climate Clock.

Come sottolineato da Climate Action Tracker, anche se diversi Paesi presenti alla COP26 hanno preso accordi significativi per raggiungere la neutralità carbonica entro la metà del secolo o poco dopo (USA e UE nel 2050, Cina e Russia 2060, India 2070), il problema è che nessuno si è impegnato a ridurre nettamente e immediatamente i cosiddetti “contributi determinati a livello nazionale” o NDC, ovvero le emissioni a breve termine, entro il 2030. Secondo il rapporto di CAT, anche se raggiungeremo la neutralità carbonica entro il 2050, se continueremo a inquinare fortemente nel prossimo decennio non solo supereremo presto gli 1,5° C di riscaldamento, ma arriveremo al 2100 a 2,4° C o addirittura a 2,7° C, con conseguenze catastrofiche per l'ambiente e l'umanità. Va infine tenuto presente che la UE per neutralità carbonica intende quella che coinvolge tutti i gas a effetto serra immessi in atmosfera, compreso metano e protossido di azoto, mentre la Cina solo la CO2, pertanto c'è ancora molto da lavorare sugli accordi.

25 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views