Perché gli attivisti vestiti da guardie di Squid Game hanno protestato contro la Samsung alla COP26
Un gruppo di attivisti ambientalisti dell'associazione Solutions for our Climate ha organizzato a Glasgow un curioso e grottesco flash mob con i vestiti della celebre serie televisiva “Squid Game”, per protestare vivacemente contro la Samsung Electronics, multinazionale sudcoreana specializzata in elettronica, informatica e nuove tecnologie che secondo l'ONG – anch'essa con sede in Corea del Sud – non fa abbastanza per abbracciare le energie rinnovabili, fondamentali per contrastare la crisi climatica. Proprio nella città scozzese si sta chiudendo la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP26), considerata l'ultima spiaggia per evitare le conseguenze più drammatiche del riscaldamento globale.
Se non verranno prese decisioni drastiche e immediate contro le emissioni di CO2, infatti, salterà l'obiettivo per contenere l'aumento della temperatura media entro 1,5° C rispetto all'epoca preindustriale, condannando l'umanità intera, la biodiversità e l'ambiente a “sofferenze indicibili”. Mentre nei palazzi i potenti della Terra e le loro delegazioni continuano a prendere accordi – fin qui considerati insufficienti, come evidenzia un inquietante rapporto di Climate Action Tracker -, al di fuori si tengono manifestazioni, ed eventi di protesta, che hanno coinvolto anche le celebri attiviste ambientaliste Greta Thunberg e Vanessa Nakate, oltre ai rappresentanti delle popolazioni indigene. Uno degli ultimi flash mob è stato proprio quello di Solutions for our Climate, tenutosi lungo le sponde del fiume Clyde, il più importante in Scozia.
Nelle immagini e nel video condivisi dall'organizzazione si vede un gruppo di uomini che indossa divisa e maschera delle guardie di Squid Game, mentre “scorta” un prigioniero lungo il fiume. L'uomo in questione ha il volto stampato del vice-presidente di Samsung Jae-Yong Lee, che dopo un breve tratto a piedi viene fatto inginocchiare. A questo punto le guardie lo bloccano e fingono di colpirlo (senza toccarlo), mimando una controversa e discutibile scena di aggressione. Il leader del gruppo delle “guardie” in una intervista alla Reuters ha spiegato le ragioni di questa bizzarra forma di protesta contro la multinazionale. L'uomo sottolinea che la Samsung avrebbe investito in molti progetti legati al combustibili fossili in tutto il mondo, e pur avendone la facoltà “non si è ancora impegnata a produrre sfruttando le energie rinnovabili”, cosa che invece è stata fatta da molti leader della Terra.
"Samsung Electronics afferma di essere un'azienda eco-compatibile. Dicono che i loro impianti negli Stati Uniti, in Europa e in Cina hanno raggiunto il 100% di conversione in energia rinnovabile. Tuttavia, l'80% dell'elettricità totale di Samsung viene utilizzata negli impianti di produzione in Corea e Vietnam e la maggior parte dell'elettricità in questi paesi proviene dal carbone, motivo per cui Samsung continua ad aumentare le sue emissioni di carbonio, causa del cambiamento climatico", si legge nel comunicato pubblicato sulla pagina Facebook di Solutions for our Climate.
L'associazione chiede alla multinazionale di passare rapidamente a una produzione legata al 100 percento alle energie rinnovabili, sottolineando che le emissioni di CO2 dovrebbero essere completamente fermate entro il 2030. Questo decennio, del resto, è considerato fondamentale dagli esperti per riuscire a contenere l'aumento di temperatura entro 1,5° C. Attualmente siamo a 1,2° C oltre la media dell'epoca preindustriale, e in base al Climate Clock, aggiornato con i dati dei più importanti studi climatici al mondo, se continueremo a inquinare a questi ritmi supereremo la soglia critica esattamente entro 10 anni e una manciata di mesi. Nel rapporto di Climate Action Tracker si evidenzia che i potenti della Terra hanno preso buoni impegni a lungo termine, con l'obiettivo di raggiungere la neutralità carbonica entro il 2050 per UE e USA, tuttavia gli obiettivi a breve termine sono assolutamente insufficienti; in base agli accordi presi infatti, ci ritroveremo con un riscaldamento di 2,4 – 2,7 ° C entro il 2100, con conseguenze catastrofiche per l'umanità intera. Ecco perché gli attivisti ambientalisti (e gli scienziati) chiedono a tutti di abbattere drasticamente le emissioni di carbonio nel più breve tempo possibile.