Nel 2023 atteso record storico di emissioni di anidride carbonica: dov’è finita la svolta “green”?
Entro il 2023 le emissioni di anidride carbonica globali raggiungeranno un nuovo, drammatico record, che continuerà a crescere negli anni successivi. Questo nonostante gli altisonanti proclami rilasciati dai governanti sulla volontà di raggiunge la cosiddetta neutralità carbonica (entro il 2050 per l'Unione Europea) e sull'intenzione di voltar pagina rispetto al periodo precedente alla pandemia di COVID-19, avviando una vera “rivoluzione verde” plasmata sulle energie rinnovabili, ovvero la solare, l'eolica, la geotermica, l'idroelettrica, e quelle basate sulla forza delle maree e delle onde del mare. A lanciare l'allarme sul rischio del nuovo record di CO2 immessa nell'atmosfera è l'Agenzia Internazionale dell'Energia (AIE), in un dettagliato rapporto chiamato “Sustainable Recovery Tracker” che verrà costantemente aggiornato dagli esperti.
Ma cos'ha calcolato esattamente l'AIE? Sicuramente ha confermato l'antico adagio che tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare. In questo caso il mare è la catastrofe climatica, verso la quale ci stiamo dirigendo facendo pochissimo o nulla per evitarla. Lo sottolinea un dato economico esplicativo. Per rilanciare l'economia mondiale dopo la catastrofica pandemia che stiamo vivendo, come specificato dall'AIE i governi di tutto il mondo hanno messo in campo una quantità di danaro senza precedenti: sulla base delle stime del Fondo Monetario Internazionale (FMI), sono stati stanziati ben 16 trilioni (migliaia di miliardi) di dollari, pari a 14mila miliardi di Euro. Di questa immenso “tesoro” per rivitalizzare società ed economie disastrate, una parte considerevole sarebbe dovuta servire per incentivare e avviare la svolta green annunciata a più riprese, eppure i governi hanno stanziato solo 380 miliardi di dollari per promuovere l'energia pulita nei propri Paesi. Ciò significa che è soltanto il 2 percento dei fondi messi sul piatto.
Rispetto a quanto elargito negli anni precedenti è un cospicuo 30 percento in più, tuttavia, piega l'AIE, è appena il 35 percento dell'importo previsto dal Sustainable Recovery Plan dall'organizzazione per avviare il pianeta verso la neutralità carbonica (ovvero emissioni nette di CO2 pari a zero) entro il 2050. Analizzando centinaia di indicatori in decine di Paesi relativi a efficienza energetica, trasporti e ripresa delle attività economiche post pandemia, è stato stimato che nel 2023 ci sarà un aumento record di CO2 immessa in atmosfera. L'anidride carbonica è il principale dei gas a effetto serra derivati dalle attività umane (trasporti, industrie, riscaldamento) ed è il catalizzatore dei cambiamenti climatici, che hanno tra gli effetti lo scioglimento dei ghiacci ai poli, l'acidificazione degli oceani e le ondate di calore estreme, con tutte le catastrofiche conseguenze che ne derivano. Sebbene i nuovi investimenti sulle rinnovabili permetteranno di “risparmiare” 800 milioni di tonnellate di CO2 entro il 2023, la quantità del gas immessa nell'atmosfera sarà comunque di 3,5 miliardi di tonnellate superiore rispetto al valore necessario per raggiungere la neutralità carbonica entro il 2050, secondo il rapporto dell'AIE “Net Zero by 2050: A Roadmap for the Global Energy Sector”.
Insomma, nonostante siano state annunciate misure importanti e relativamente vicine, come lo stop alla vendita delle auto con motore endotermico (benzina e diesel) nell'Unione Europea entro il 2035, a conti fatti le emissioni continuano a crescere senza freni. Solo lo scorso 10 giugno gli scienziati del Mauna Loa Atmospheric Baseline Observatory alle Isole Hawaii hanno misurato un livello di anidride carbonica pari a 419,13 parti per milione (ppm), la concentrazione più elevata mai registrata nella storia dell’umanità, che sulla Terra non veniva raggiunta da 4 milioni di anni. A rendere ancora più assurdo il voler continuare a puntare sui combustibili fossili il risultato dell'approfondito studio “Impacts of Green New Deal energy plans on grid stability, costs, jobs, health, and climate in 143 countries”, in base al quale moltissimi Paesi sarebbero già pronti a sostenersi con le sole fonti rinnovabili, come fa già adesso il Costa Rica. Vogliamo davvero arrivare alle “sofferenze indicibili” di cui parla il più importante studio sui cambiamenti climatici, oppure vogliamo avviare davvero la sbandierata rivoluzione verde?