L’OMS raccomanda il Regeneron, il trattamento anti Covid a base di monoclonali usato per Trump
L'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha deciso di raccomandare un nuovo farmaco contro la COVID-19, l'infezione provocata dal coronavirus SARS-CoV-2. Si tratta del Regeneron, combinazione di due anticorpi monoclonali (il casirivimab e l'imdevimab) balzata agli onori della cronaca internazionale poiché utilizzati sull'ex presidente americano Donald Trump nell'ottobre dello scorso anno, quando fu ricoverato a seguito dell'infezione. Si tratta di uno dei pochissimi farmaci raccomandati dall'OMS dall'inizio della pandemia: fra essi quelli che bloccano il recettore dell'interleuchina IL-6 (come il tocilizumab o sarilumanb); i corticosteroidi sistemici alla stregua del desametasone (che abbatte del 30 percento la mortalità); e l'antivirale remdesivir, sebbene per quest'ultimo si tratti di una raccomandazione “condizionale” per i pazienti ospedalizzati.
La decisione di dare il via libera al cocktail di anticorpi monoclonali, cioè semi-sintetici e sviluppati in laboratorio, deriva dai risultati dello studio “Antibody and cellular therapies for treatment of covid-19: a living systematic review and network meta-analysis” pubblicati il 23 settembre sull'autorevole rivista scientifica The British Medical Journal. I ricercatori guidati dal professor Reed AC Siemieniuk dell'Università McMaster di Hamilton (Canada) hanno analizzato statisticamente i dati di 47 studi dedicati a vari trattamenti anti Covid – dal plasma iperimmune dei convalescenti/guariti a vari anticorpi monoclonali -, determinando che la combinazione di casirivimab e imdevimab è stata in grado di ridurre il rischio di ospedalizzazione. Alla luce di questi risultati l'OMS ha deciso di raccomandare il Regeneron in due specifiche condizioni: nei pazienti con la forma non grave della COVID-19 ma considerati ad alto rischio di peggioramento e ricovero, come gli anziani, i soggetti con obesità, gli immunodepressi come i trapiantati e chi è sottoposto a cure oncologiche; e i pazienti con una forma grave o critica della condizione ma che risultano sieronegativi, ovvero che non hanno sviluppato una risposta anticorpale contro il coronavirus SARS-CoV-2. “Per tutti gli altri tipi di pazienti con COVID-19, è improbabile che i benefici di questo trattamento con anticorpi siano significativi”, hanno scritto Siemieniuk e colleghi nello studio.
Gli anticorpi monoclonali alla stregua del casirivimab e l'imdevimab, come indicato, sono realizzati in laboratorio a partire da veri anticorpi ottenuti dai pazienti contagiati dal coronavirus SARS-CoV-2. Vengono infusi per via endovenosa e possono potenziare la risposta immunitaria dei pazienti, ma risultano efficaci solo in determinate condizioni. L'OMS sta chiedendo alla casa farmaceutica produttrice prezzi più bassi e un'equa distribuzione del cocktail di monoclonali, soprattutto nei Paesi a basso e medio reddito. Nel momento in cui stiamo scrivendo, in base alla mappa interattiva messa a punto dagli scienziati dell'Università Johns Hopkins, da quando è scoppiata la pandemia di COVID-19 nel mondo sono stati registrati oltre 230 milioni di contagi e 4,7 milioni di morti (in Italia si registrano 4,6 milioni di contagi e oltre 130mila decessi). Secondo l'OMS, come riportato dal quotidiano francese Le Monde, si tratta di un'ampia sottostima del numero reale; solo i decessi potrebbero essere fino a 14 milioni, considerando anche le cause indirette legate alla diffusione del coronavirus SARS-CoV-2. Siamo ancora nel cuore della pandemia e il virus continua a uccidere un numero elevatissimo di persone. I vaccini stanno evitando un numero enorme di infezioni e decessi, ma non sono equamente distribuiti e ci sono ancora tantissime persone che hanno bisogno di cure dopo il contagio; per questo farmaci come il Regeneron, il Desametasone e altri sono estremamente preziosi nel contrasto al SARS-CoV-2.