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Covid 19

Il tocilizumab riconosciuto dall’Aifa tra i farmaci per i pazienti Covid

Il medicinale verrà rimborsato dal Servizio Sanitario Nazionale in seguito al parere favorevole della Commissione Tecnico-Scientifica dell’Agenzia italiana del Farmaco. Ascierto: “Enorme soddisfazione”.
A cura di Valeria Aiello
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Non solo vaccini, ma anche farmaci per trattare le persone che contraggono l’infezione da coronavirus e rischiano di sviluppare forme gravi di Covid-19. Nella lotta alla pandemia, l’immunosoppressore tocilizumab utilizzato da anni per il trattamento dell’artrite reumatoide è uno medicinali che fin dall’inizio ha suggerito miglioramenti clinici nei pazienti Covid, sebbene alcuni studi siano stati meno incoraggianti. I nuovi risultati dello studio Recovery hanno però mostrato che il medicinale ha ridotto significativamente la mortalità nei pazienti ricoverati con malattia grave, accorciando i tempi di recupero e limitando la necessità di ventilazione meccanica.

Parere favorevole a tocilizumab

Dati di efficacia considerati adeguati dalla Commissione tecnico-scientifica dell’Agenzia italiana del farmaco (AIFA) che, ai sensi della Legge 648/1996, ha espresso parere favorevole all’inserimento di tocilizumab tra i farmaci che potranno essere erogati a carico del Servizio Sanitario Nazionale (SSN) per il trattamento di Covid-19.

L’autorizzazione di AIFA alla rimborsabilità per il trattamento dei sintomi della polmonite da Covid-19 – ha commentato l’oncologo Paolo Ascierto, direttore dell’Unità di Oncologia Medica e Terapie Innovative dell’Istituto Nazionale Tumori dell’IRCCS Fondazione “Pascale” di Napoli, che per primo ha avuto l’intuizione di utilizzare il farmaco anti-artrite contro Covid-19 – significa che la Commissione Tecnico Scientifica ha ritenuto idonei i dati disponibili sull’esito del trattamento con il farmaco per l’artrite reumatoide sui pazienti gravi affetti da coronavirus e si è detta favorevole a inserirlo nell’elenco dei farmaci rimborsati dal Sistema Sanitario Nazionale, regolato dalla legge n. 648, affinché i pazienti trattati non debbano affrontarne il costo”.

Questa –ha concluso Ascierto – è per noi un’enorme soddisfazione e ci rende fieri di aver perseverato, continuando a sostenere il nostro parere derivante dall’osservazione scientifica: per il paziente giusto al momento giusto”.

Il tocilizumab agisce bloccando il recettore dell’interleuchina 6 (IL-6R), una proteina che svolge un ruolo importante nella risposta immunitaria, legando la citochina (interleuchina-6) e trasducendo il segnale che rappresenta un componente attivatorio della risposta infiammatoria. Si è pensato quindi che il farmaco potesse aiutare a ridurre l’eccessiva risposta immunitaria (tempesta di citochine) indotta dall’infezione, evitando alcune delle complicanze più gravi della malattia.

Nello studio Recovery, che sta valutando più trattamenti potenziali, reclutando finora oltre 36mila pazienti a livello globale, ha assegnato in modo casuale 2.022 pazienti a ricevere tocilizumab, confrontando gli esiti clinici con altri 2094 pazienti trattati con la sola cura standard. Tra tutti i pazienti, l’82% dei pazienti ha inoltre ricevuto desametasone o un altro steroide sistemico, provando che il trattamento di combinazione con tocilizumab ha ridotto la mortalità di circa un terzo per i pazienti che necessitano ossigeno e di quasi la metà di in combinazione .

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