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Covid 19

Dagli anticorpi dei lama un aiuto contro il coronavirus: lo neutralizzano in provetta

Un team di ricerca internazionale guidato da scienziati dell’Università del Texas ha dimostrato che gli anticorpi dei lama possono neutralizzare il coronavirus SARS-CoV-2 in provetta. Dal sangue di un esemplare di 4 anni chiamato Winter e immunizzato contro SARS e MERS, sono state ottenute immunoglobuline in grado di distruggere il patogeno responsabile della COVID-19.
A cura di Andrea Centini
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Nella lotta alla COVID-19, l'infezione provocata dal coronavirus SARS-CoV-2, un prezioso aiuto potrebbe arrivare dai lama (Lama glama), e più nello specifico, dai loro preziosi anticorpi. Si è scoperto infatti che un peculiare tipo di immunoglobulina prodotta da questi animali, stretti parenti di cammelli e dromedari, è in grado di neutralizzare efficacemente il coronavirus in provetta. Dovranno essere condotti ulteriori e approfonditi studi per confermarne l'efficacia clinica, tuttavia gli autori dello studio sono ottimisti, proprio alla luce delle caratteristiche distintive di questi anticorpi.

A dimostrare l'efficacia delle immunoglobuline dei lama contro il coronavirus è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati dell'Università di Austin nel Texas, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi del VIB-UGent Center for Medical Biotechnology, del Dipartimento di Biochimica e Microbiologia dell'Università di Gent (Belgio), del National Institute of Allergy and Infectious Diseases – guidato dall'infettivologo Anthony Fauci -, dell'Istituto per la Ricerca sui Primati di Gottinga (Germania) e dell'Università di Gottinga.

Gli scienziati coordinati dal professor Jason McLellan, docente presso il Dipartimento di Scienze Biomolecolari dell'ateneo statunitense, per condurre le proprie indagini si sono concentrati su una loro “vecchia conoscenza”, il lama Winter allevato in una fattoria belga. Alcuni anni fa, infatti, questo esemplare fu coinvolto in un esperimento per verificare se gli anticorpi dei lama fossero in grado di contrastare il SARS-CoV e il MERS-CoV, i betacoronavirus responsabili rispettivamente della SARS (Severe acute respiratory syndrome) e della MERS (Middle East Respiratory Syndrome). Quando i lama vengono colpiti da un agente patogeno producono due tipologie di anticorpi: una comune simile alle immunoglobuline umane, e una del tutto particolare, i nanocorpi (nanobodies) o anticorpi a singolo domino, che hanno dimensioni quattro volte inferiori ai primi. Sono così piccoli che possono essere nebulizzati e inalati, e non è un caso che gli scienziati li stanno studiando da molto tempo per mettere a punto soluzioni terapeutiche contro l'influenza, l'HIV, l'allergia e altre condizioni.

Il lama Winter. Credit: Tim Coppens/Università del Texas
Il lama Winter. Credit: Tim Coppens/Università del Texas

Torniamo a Winter. Quando aveva 9 mesi, il giovane lama fu immunizzato ai coronavirus della SARS e della MERS attraverso una preparazione sperimentale, a base di proteine virali stabilizzate. Dopo il trattamento furono estratti dal sangue i suoi anticorpi, e testandoli gli scienziati scoprirono che erano in grado di neutralizzare i due patogeni. In che modo? Colpendo la Proteina S o Spike, che i coronavirus usano per legarsi alle cellule umane, scardinare la parete cellulare e riversarsi all'interno, dando vita al processo di replicazione e dunque all'infezione. Quando fu effettuato questo studio non c'era più bisogno di vaccini e trattamenti contro la SARS e la MERS, ma i risultati conseguiti e "tenuti in un cassetto", sono stati preziosissimi per mettere a punto la nuova preparazione contro il SARS-CoV-2. L'hanno ottenuta legando due anticorpi prelevati dal sangue di Winter, e facendo test su cellule in provetta hanno scoperto che le immunoglobuline erano in grado di neutralizzare anche il nuovo coronavirus, colpendolo proprio alla proteina Spike.

“I vaccini devono essere somministrati un mese o due prima dell'infezione per offrire protezione”, ha dichiarato il professor McLellan in un comunicato stampa dell'Università del Texas. “Con le terapie basate sugli anticorpi, stai introducendo direttamente gli anticorpi protettivi e quindi, immediatamente dopo il trattamento, dovrebbero offrire protezione. Gli anticorpi potrebbero anche essere usati per trattare qualcuno che è già malato per ridurre la gravità della malattia”, ha aggiunto lo scienziato. Il suo team sta gettando le basi per la sperimentazione su modelli animali, e qualora venissero garantite sicurezza ed efficacia, si passerà alla sperimentazione clinica. Recentemente un team di ricerca olandese e uno israeliano hanno annunciato l'identificazione di due anticorpi monoclonali (semi-sintetici) in grado di neutralizzare il coronavirus. I dettagli del nuovo studio sono stati pubblicati sulla rivista scientifica CELL.

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