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Abbiamo 7 anni per proteggerci dall’apocalisse climatica: il “Climate Clock” comparso a New York

Grazie all’iniziativa dei due attivisti ambientalisti Gan Golan e Andrew Boyd, in occasione della Climate Week l’orologio “The Passage” del palazzo Metronome a sud della Union Square di New York è stato trasformato nel “Climate Clock”, un countdown che indica quanto tempo abbiamo per evitare che la crisi climatica diventi irreversibile.
A cura di Andrea Centini
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7 anni, 95 giorni, 2 ore 36 minuti e una manciata di secondi. È questo il tempo che abbiamo a disposizione per evitare che la crisi climatica diventi irreversibile, che si superi quella soglia di riscaldamento globale in grado di innescare catastrofi a livello planetario. In parole semplici, si tratta di un conto alla rovescia (countdown) che ci proietta dritti verso l'apocalisse, se non faremo i passi necessari per abbattere le emissioni di gas a effetto serra – principalmente anidride carbonica (CO2) – prodotti dalle attività antropiche: dal traffico – motori diesel e a benzina – alle immissioni legate ai sistemi di riscaldamento, passando per le centrali energetiche e molte altre fonti.

Il countdown prende il nome di “Climate Clock” ed è apparso sul grattacielo Metronome a Sud della celeberrima Union Square di New York. Solitamente sul display scorrono le cifre dell'orologio conosciuto come “The Passage”, dove a sinistra si può leggere l'ora corrente e a destra quanto tempo manca allo scoccare della mezzanotte. Grazie alla campagna promossa dai due attivisti ambientalisti Gan Golan e Andrew Boyd, in occasione della Climate Week è stato deciso di trasformarlo nel Climate Clock, un progetto che ha già toccato diverse città – l'anno prossimo raggiungerà a Parigi – e che punta a sensibilizzare l'opinione pubblica sull'impatto dei cambiamenti climatici e sui gravissimi rischi che stiamo correndo.

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Il countdown finisce esattamente il primo gennaio del 2028, una data (ovviamente simbolica nella sua “precisione”) determinata sulla base di studi climatici condotti da esperti dell'Organizzazione delle Nazione Unite (ONU) e di altri gruppi di ricerca, in particolar modo dell'MCC – Mercator Research Institute on Global Commons and Climate Change, che ha prodotto diversi rapporti sull'impatto dei fattori antropici. L'ora zero ha un significato molto specifico: quando sarà raggiunta, a causa del carbonio che continuiamo a immettere in atmosfera avremo mancato l'obiettivo di contenere l'aumento delle temperature medie di 1,5° C rispetto all'epoca preindustriale, il traguardo più virtuoso sottoscritto nell'Accordo di Parigi sul Clima del 2015 (ne è previsto anche uno meno impegnativo, di 2° C, ma per gli scienziati non è sufficiente).

In pratica, sulla base del Climate Clock abbiamo ancora sette anni e una manciata di mesi per evitare di superare questa soglia, che per diversi studi equivale a una serie di catastrofi che sconvolgeranno l'intera umanità. Il rischio più grande è rappresentato dall'innalzamento del livello del mare innescato dallo scioglimento dei ghiacciai, a sua volta catalizzato dalle temperature sempre più alte. Secondo un recentissimo studio coordinato da scienziati tedeschi del Potsdam Institute for Climate Impact Research (PIK), la fusione di alcuni ghiacciai antartici è ormai già irreversibile, e si determinerà un aumento del livello del mare di ben 2,5 metri. Tale aumento è sufficiente per far sparire sott'acqua metropoli e intere regioni costiere, oltre che isole – soprattutto atolli dell'Oceano Pacifico. La riduzione delle terre emerse scatenerà migrazioni di massa senza precedenti e potenziali guerre per le risorse, che inizieranno a scarseggiare anche a causa dei cicli di siccità sempre più gravi e frequenti. Si diffonderanno inoltre malattie tropicali e saranno sempre più intensi e frequenti fenomeni devastanti come alluvioni, incendi e ondate di calore mortali. Come sottolineato dagli 11mila scienziati firmatari del più grande studio sul clima, l'umanità andrà incontro a sofferenze “indicibili”.

Fortunatamente la versione completa del Climate Clock, visibile sul sito degli ideatori dell'iniziativa, è accompagnato da un'altra serie di cifre – in verde – che evidenziano la percentuale di energia “verde”, quella prodotta da fonti rinnovabili come l'eolico e il fotovoltaico, che possono aiutarci a raggiungere la neutralità carbonica, le cosiddette “emissioni zero”. Nel momento in cui stiamo scrivendo siamo al 27,76 percento, ben lungi dal traguardo per contenere l'aumento delle temperature. L'Europa punta a raggiungere questo obiettivo virtuoso entro il 2050, mentre la Cina ha appena annunciato che lo farà entro il 2060. Forse per allora sarà già troppo tardi, come suggerisce l'incessante ticchettio dell'orologio.

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