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Covid 19

Virus cinese, quali sono i sintomi cui prestare attenzione

Facendo parte dei coronavirus, patogeni responsabili di patologie infettive respiratorie che vanno dal raffreddore alla SARS, i sintomi del nuovo virus emerso in Cina di base sono molto simili a quelli di una comune influenza. Tosse secca, mal di testa, febbre alta, malessere generalizzato e difficoltà respiratorie potrebbero essere un campanello d’allarme, ma al momento si tratta di un’indicazione valida solo per chi si reca nel Paese asiatico. In Europa e in Italia la malattia non è ancora arrivata e non è detto che arrivi.
A cura di Andrea Centini
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Il nuovo virus emerso in Cina fa parte dei coronavirus, un genere di patogeni coinvolto in infezioni respiratorie più o meno gravi, come specificato dal Ministero della Salute. Si spazia dal comune raffreddore fino alle pericolose SARS (Severe acute respiratory syndrome) e MERS (Middle East Respiratory Syndrome), responsabili di centinaia di morti. Il nuovo virus, chiamato 2019-nCoV, tecnicamente è un Betacoronavirus proprio come quelli responsabili delle due infezioni potenzialmente letali; basti pensare che con quello della SARS condivide l'80 percento del profilo genetico. Nonostante quesa notevole somiglianza, la nuova patologia infettiva sembrerebbe essere decisamente meno aggressiva.

Alla luce delle caratteristiche di 2019-nCoV, quali sono i sintomi “campanello d'allarme” che potrebbero suggerire la presenza della patologia? Innanzitutto, come specificato dal professor Fabrizio Pregliasco, virologo dell'Università degli Studi di Milano, ci troviamo innanzi a una “patologia respiratoria aspecifica, i cui sintomi vanno a finire nell'indistinto calderone delle infezioni respiratorie di ogni inverno”. In parole semplici, di base si manifestano gli stessi sintomi di una influenza; fra essi vi sono febbre alta, mal di gola, tosse secca, mal di testa, malessere generalizzato, dolori muscolari e articolari, difficoltà respiratorie e così via. Ovviamente essi possono precipitare quando l'infezione si manifesta in forma acuta, soprattutto quando colpisce soggetti fragili e debilitati, con un sistema immunitario compromesso. Anche la SARS e la MERS, del resto, di base hanno i medesimi sintomi. Pregliasco ha sottolineato che i contagiati hanno praticamente una “influenzona”, che come la comune influenza può portare a esisti drammatici. I principali campanelli d'allarme del virus 2019-nCoV sono dunque difficili da interpretare, e chi si reca in ospedale potrebbe essere dimesso con la diagnosi di una semplice influenza. Parliamo naturalmente delle persone che si trovano in Cina, perché al momento la patologia non è ancora sbarcata in Europa e in Italia.

È alla luce delle caratteristiche del coronavirus che il Ministero della Salute raccomanda di vaccinarsi contro l'influenza almeno un paio di settimane prima di un eventuale viaggio in Cina. Per chi fosse costretto a recarsi nei luoghi in cui si sta registrando il maggior numeri di contagi – benché le autorità di Pechino abbiano iniziato a isolare le città più colpite – ci sono diverse raccomandazioni da seguire per proteggersi. Lavarsi sempre le mani; indossare una mascherina; evitare i luoghi affollati e in particolar modo i mercati con animali vivi; non entrare in contatto con persone che manifestano i problemi respiratori sopraelencati sono tra quelle principali.

In attesa che vengano diffuse ulteriori informazioni sul virus, il numero di contagiati accertati continua a crescere giorno dopo giorno, così come quello delle vittime. In base all'ultimo bollettino rilasciato dalla National Health Commission cinese si parla infatti di 616 persone infettate e 25 morti. Ma ci sono anche centinaia di casi definiti sospetti. Con la conferma della possibile trasmissione da uomo a uomo e l'imminente Capodanno lunare cinese, che spingerà milioni di persone a viaggiare da e per la Cina, c'è inoltre la preoccupazione per una potenziale diffusione dell'epidemia anche al di fuori del Paese asiatico. Sono già diversi i Paesi nei quali sono stati registrati casi di contagiati, compreso uno negli Stati Uniti, ma si tratta appunto di casi sporadici e la situazione al momento sembra sotto controllo. Per l'Europa il rischio di diffusione è attualmente classificato come “moderato” dalle autorità sanitarie.

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