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Venere, il Pianeta dell’amore è un posto infernale: perché e quali sono i suoi segreti

L’affascinante pianeta Venere, spesso chiamato “gemello della Terra” per le sue caratteristiche fisiche, è in realtà un mondo inospitale che ucciderebbe un uomo in un istante. Ecco tutto ciò che c’è da sapere.
A cura di Andrea Centini
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Venere è il secondo pianeta del Sistema solare e presenta diverse caratteristiche peculiari, alcune in comune con la Terra, altre che lo rendono ‘alieno' e totalmente inospitale, come l'atmosfera corrosiva e la schiacciante pressione al suolo. Basti pensare al fatto che pur essendo molto più vicino a noi rispetto a Marte, le immagini della sua superficie e i dati scientifici sul suo conto sono decisamente inferiori rispetto a quelli disponibili per il Pianeta rosso, proprio perché su Venere la vita biologica – perlomeno quella che conosciamo noi – è praticamente impossibile, così come la semplice esplorazione umana. Il pianeta, chiamato Venere per la sua indiscutibile bellezza, è il secondo oggetto più luminoso della volta celeste dopo la Luna, presentando una magnitudine apparente – la luminosità – che può arrivare anche al valore di – 4,6 (+6 è il limite massimo per la visione ad occhio nudo degli oggetti astronomici). Può apparire come un vero e proprio ‘faretto' all'alba e al tramonto, gli unici momenti della giornata in cui è possibile ammirarlo. Per questa caratteristica è noto anche come ‘Stella del mattino' e ‘Stella del Vespro', nomi affibbiatigli nell'antichità quando non si sapeva fosse un pianeta. Fu Pitagora a determinare che si trattasse di un unico oggetto celeste ad accompagnare sia il risveglio che l'arrivo del buio.

La superficie di Venere: credit Agenzia spaziale russa
La superficie di Venere: credit Agenzia spaziale russa

Su Venere un giorno dura più di un anno

Venere dista circa 110 milioni di chilometri dal Sole e può arrivare a 38 milioni di chilometri dalla Terra, quando si trova alla distanza minima dal nostro pianeta (perigeo). Per compiere un intero giro attorno al Sole, il cosiddetto moto di rivoluzione che corrisponde alla durata di un anno, impiega 224,7 giorni, con una velocità di 35 chilometri al secondo. Curiosamente, la rotazione di Venere è retrograda, ovvero si svolge in senso orario, a differenza di quasi tutti gli altri pianeti del Sistema solare (l'altra eccezione è rappresentata da Urano). Il dettaglio più curioso risiede tuttavia nella durata del giorno, quella di un'intera rotazione sul proprio asse, che è di 243 giorni terrestri: ciò significa che su Venere un giorno dura più di un anno. La lentissima rotazione sull'asse è uno dei misteri sui quali ha indagato la sonda Venus Express, i cui rilievi suggeriscono che il pianeta stia ulteriormente rallentando. Secondo gli astronomi la velocità ridotta potrebbe essere legata a una violentissima collisione con un asteroide.

Onda di gravità su Venere: credit JAXA
Onda di gravità su Venere: credit JAXA

Un posto infernale

Poiché il pianeta più vicino al Sole è Mercurio si potrebbe immaginare che sia anche il più ‘rovente' del Sistema solare, tuttavia il primato spetta proprio a Venere. La sua temperatura superficiale può raggiungere infatti i 464° centigradi (sufficienti per fondere il piombo), contro i 427° centigradi del piccolo Mercurio. La ragione risiede nel potentissimo effetto serra dell'atmosfera venusiana, un mix irrespirabile e corrosivo di anidride carbonica (oltre il 96 percento del totale), acido solforico, anidride solforosa e altri composti che si fonde in nuvole di gas capaci di intrappolare i raggi solari – in particolar modo la radiazione infrarossa – e impedirgli di riflettersi una volta giunti sulla superficie del pianeta. L'impenetrabilità delle nuvole di Venere è responsabile anche della sua grande luminosità, dato che riflettono oltre il 75 percento dei raggi solari, e dell'impossibilità di osservarne la superficie dalla Terra. A queste condizioni va aggiunta anche una pressione sulla superficie che supera le 90 atmosfere terrestri; in pratica, chiunque si trovasse su Venere sperimenterebbe la stessa pressione a un migliaio di chilometri di profondità nell'oceano, restando semplicemente schiacciato. Tutto questo per un pianeta chiamato spesso “gemello della Terra”, poiché massa, dimensioni e densità sono del tutto paragonabili a quelle del nostro eden.

La caratteristica falce del pianeta Venere: credit Andrea Centini
La caratteristica falce del pianeta Venere: credit Andrea Centini

Venti a 720 km/h e onde di gravità

L'atmosfera di Venere, oltre a essere talmente corrosiva da spingere la NASA a progettare innovativi sistemi di protezione per le sonde planetarie, presenta un'altra caratteristica insolita; i suoi venti sono così veloci che impiegano appena quattro giorni per compiere un intero giro attorno al pianeta. Recentemente, grazie all'analisi delle immagini catturate dallo spettrometro VIRTIS installato sulla sonda dell’ESA Venus Express, ormai perduta, gli scienziati dell’agenzia spaziale giapponese JAXA hanno scoperto che l’atmosfera notturna di Venere è molto più caotica e turbolenta di quella diurna. Queste peculiari condizioni sarebbero anche alla base delle enormi ‘onde di gravità atmosferiche‘ osservate dalla sonda giapponese Akatsuki. Sono perturbazioni così grandi da prendere più di mezzo emisfero e restare visibili per giorni. A rendere ancor più spettacolare il cielo venusiano il fatto che il pianeta ruoti in senso orario; ciò significa che dalla sua inospitale superficie vedremmo il Sole sorgere a ovest e tramontare ad est.

La sonda Venus Express: credit Wikipedia
La sonda Venus Express: credit Wikipedia

Osservazione ed esplorazione di Venere

Lo studio di Venere iniziò con le osservazioni di Galileo Galilei, che per primo si accorse delle sue fasi, molto simili a quelle della Luna. Fu proprio analizzando i rapporti tra Venere, Terra e Sole che il fisico e astronomo pisano dimostrò la teoria eliocentrica proposta da Niccolò Copernico, ovvero quella che pone al centro del Sistema solare il Sole e i pianeti orbitanti attorno ad esso. A causa dell'impenetrabilità delle nubi diverse sonde orbitanti ebbero difficoltà a osservare cosa ci fosse sotto, tanto che gli scienziati prima degli anni '70 ipotizzavano che su Venere vi fossero oceani, paludi o deserti. Nel dicembre del 1970 la sonda russa Venera 7 fu la prima ad atterrare su un pianeta extraterrestre e ad inviare un segnale sulla Terra. Per le prime immagini a colori della superficie si è tuttavia dovuto attendere le missioni Venera 13 e 14 nel 1981. Il pianeta è stato spesso usato per la cosiddetta “fionda gravitazionale” da diverse sonde – come Cassini – che ci hanno inviato numerosi dati, ma per dettagli più specifici si è dovuta attendere la Sonda Magellano della NASA, che ha mappato completamente il pianeta nel 1990, e la Venus Express dell'ESA che ha raffinato il lavoro americano. Attualmente Venere viene studiato a fondo dagli astronomi giapponesi della JAXA, ma future e ambiziose missioni di esplorazione con ‘super sonde' sono in fase di progettazione sia alla NASA che alla Roscomos, l'Agenzia spaziale russa.

La superficie di Venere: credit Agenzia Spaziale Russa
La superficie di Venere: credit Agenzia Spaziale Russa
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