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Vaccino svizzero anti coronavirus forse pronto per ottobre: “Dosi per milioni di persone”

Il professor Martin Bachmann, vaccinologo e immunologo di fama internazionale, ha annunciato che un vaccino contro il coronavirus SARS-CoV-2 potrebbe essere pronto già ad ottobre, ed essere somministrato entro il mese a tutta la popolazione svizzera. Della preparazione, basata su particelle non infettive, si possono sviluppare milioni di dosi in un breve lasso di tempo.
A cura di Andrea Centini
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Un vaccino anti coronavirus potrebbe essere pronto già ad ottobre, e nell'arco dello stesso mese verrebbe somministrato all'intera popolazione svizzera, ovvero circa 8,5 milioni di abitanti. Successivamente sarebbe reso disponibile in tutto il mondo. Ad annunciarlo in seno a una conferenza stampa via web con l'Associazione stampa delle Nazioni Unite (ACANU) è stato il professor Martin Bachmann, responsabile del Dipartimento di Immunologia dell'Università di Berna, docente di vaccinologia presso lo Jenner Institute della prestigiosa Università di Oxford e cofondatore della società di biotecnologie Saiba Biotech, che sta collaborando con l'ateneo elvetico allo sviluppo del vaccino.

Lo scienziato ha dichiarato che il suo team ha una possibilità “realistica” di sviluppare la preparazione entro questo brevissimo lasso di tempo. Si tratterebbe di un taglio netto rispetto ai tempi ritenuti attendibili dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), che prevede l'immissione in commercio di un vaccino sicuro ed efficace contro il coronavirus SARS-CoV-2 entro 12 – 18 mesi (benché alcune case farmaceutiche e laboratori ritengano possibili tempi ancora più stretti). Il dubbio è legato al fatto che un vaccino, prima di essere immesso in commercio, deve superare studi clinici (test sull'uomo) di Fase 1, 2 e 3, che coinvolgono un numero crescente di partecipanti volontari – da decine a migliaia –, inoltre è necessario un lungo periodo di follow up per determinare l'efficacia e soprattutto la sicurezza del farmaco. Nessuno del resto vuole somministrare a milioni di persone un preparato che rischia di essere più dannoso del problema da risolvere. Per il vaccino svizzero i tempi risulterebbero ancora più ristretti perché la sperimentazione clinica, come sottolineato dal professor Bachman, partirebbe nel mese di agosto, in ritardo rispetto ad altre preparazioni che sono già entrate nella Fase 1, e in un caso (un vaccino cinese) persino nella Fase 2.

Ma il pioniere della ricerca elvetica si è detto molto fiducioso, come riporta swissinfo.ch: “La Svizzera ha una storia pragmatica ed è più interessata a trovare un compromesso per ottenere il vaccino più velocemente”, ha sottolineato lo studioso. Sarà tuttavia necessario ottenere il via libera da parte della Swissmedic, l'autorità nazionale Svizzera responsabile dell'approvazione e della supervisione delle terapie, come spiegato dal giornale elvetico. Un portavoce dell'ente in una mail inviata a swissinfo.ch ha sottolineato che Swissmedic attribuisce priorità al tempo, “ma la sicurezza e la tollerabilità vengono prima di tutto”. Pertanto sarà da capire che tipo di compromesso si potrà accettare nella riduzione della sperimentazione, per arrivare a somministrare un vaccino a tutti gli svizzeri tra appena 7 mesi (considerando che di norma, come specificato dal professor Fabrizio Pregliasco a fanpage, per la commercializzazione di un vaccino ci vogliono dai 6 agli 8 anni).

Ma come agisce il vaccino svizzero? Il professor Bachmann ha spiegato che si tratta di una preparazione “virus-like” basata su particelle non infettive, e non utilizza virus attenuati o inattivati come le preparazioni più tradizionali. In parole semplici, questa preparazione dovrebbe istruire il sistema immunitario a riconoscere la Proteina S (Spike) che il coronavirus sfrutta per scardinare la parete delle cellule umane (dopo essersi legato al recettore ACE2) ed entrare all'interno di esse, dando vita al processo di replicazione e all'infezione, chiamata COVID-19. Uno dei limiti nello sviluppo dei vaccini tradizionali risiede nel numero di dosi che si possono produrre, ma lo scienziato ha spiegato che la preparazione sviluppata dal suo team “è unica per l'enorme scalabilità”. Bastano infatti 200 litri di bio fermento batterico "per ottenere fino a 20 milioni di dosi". Miliardi di dosi possono essere ottenute in un breve lasso di tempo, ha spiegato Bachmann durante la conferenza stampa. La speranza è che sarà sicuro e davvero efficace, come suggeriscono i risultati degli studi preclinici.

Vaccino italo-inglese pronto a settembre

Un altro vaccino candidato sviluppato dall’azienda italiana Advent-Irbm di Pomezia in collaborazione con lo Jenner Institute dell'Università di Oxford potrebbe essere pronto persino a settembre. La sperimentazione preclinica ha dimostrato efficacia e sicurezza, dunque entro la fine di aprile sarà testato su 550 volontari sani in Gran Bretagna. Se supererà i test, a settembre potrebbe essere somministrato al personale sanitario e alle Forze dell'Ordine. Anche per questo, tuttavia, andranno verificate le tempistiche della sperimentazione clinica.

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