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Covid 19

Vaccino COVID russo “Sputnik V” efficace e sicuro: sarà un’arma preziosa, ma va approvato

Anche il team “Sperimentazioni Vaccini” dell’Istituto Nazionale per le Malattie Infettive (INMI) Lazzaro Spallanzani di Roma ha certificato la sicurezza e l’efficacia del vaccino russo anti COVID Sputnik V. La preparazione mostra infatti una protezione pari al 91,6 percento e innesca effetti collaterali lievi. Si attende il via libera dell’EMA e dell’AIFA per averlo a disposizione anche in Italia.
A cura di Andrea Centini
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Il vaccino russo contro il coronavirus SARS-CoV-2Gam-COVID-Vac”, meglio conosciuto col nome di Sputnik V, sarà un preziosissimo alleato nella lotta alla pandemia quando verrà approvato dalle autorità regolatorie. A rassicurare sulla preparazione messa a punto dal Gamaleya Research Institute di Mosca è il team “Sperimentazioni Vaccini” dell'Istituto Nazionale per le Malattie Infettive (INMI) Lazzaro Spallanzani di Roma, che ha condotto un'accurata revisione dei dati sperimentali disponibili. L'approfondita indagine ne ha dunque certificato la bontà, e gli scienziati hanno inviato una relazione positiva al ministro della Salute Roberto Speranza, che adesso potrà fare ulteriore pressione sull'Unione Europea – e in particolar modo sull'Agenzia Europea dei Farmaci (EMA) – affinché venga dato un via libera rapido, naturalmente sempre nel rispetto dei protocolli. La cronica carenza di scorte degli altri vaccini anti COVID già approvati (Pfizer-BioNTech, Moderna-NIAID e AstraZeneca-Oxford-Irbm) sta infatti rallentando la campagna vaccinale, e con le varianti emergenti che avanzano nel mondo – in particolar modo quella inglese – è fondamentale dispiegare sul campo quante più armi possibili per difenderci dal virus. E lo Sputnik V lo fa decisamente bene.

L'efficacia dello Sputnik V

In base allo studio di Fase “Safety and efficacy of an rAd26 and rAd5 vector-based heterologous prime-boost COVID-19 vaccine: an interim analysis of a randomised controlled phase 3 trial in Russia” pubblicato sull'autorevole rivista scientifica The Lancet è stato dimostrato che lo Sputnik V ha un'efficacia del 91,6 percento. Se si considera che all'inizio della pandemia di COVID-19, quando ancora non esisteva un vaccino approvato, l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) avrebbe ritenuto accettabile una preparazione con un'efficacia minima del 50 percento, solo questo dato è sufficiente a sottolineare la validissima protezione offerta dal vaccino russo. Essa è leggermente inferiore a quella dei due vaccini a mRNA di Pfizer-BioNTech e Moderna-NIAID, rispettivamente del 95 e del 94 percento, ma sensibilmente superiore alla preparazione di AstraZeneca (tra il 60 e l'82 percento alla distanza di inoculazione della seconda dose). È anche superiore a quella vaccino candidato (non ancora approvato per l'uso di emergenza) Ad26.COV2.S di Johnson & Johnson-Janssen Pharmaceutica, pari al 66 percento ma basato su una singola dose; e di poco maggiore all'NVX-CoV2373 di Novavax, che si “ferma” all'89,2 percento. In parole semplici, lo Sputnik V si colloca fra quelli più protettivi in assoluto.

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Lo studio di Fase 3

Per dimostrare l'efficacia della preparazione, tra il 7 settembre e il 24 novembre 2020, gli scienziati hanno coinvolto circa 22mila volontari adulti, che sono stati assegnati casualmente al gruppo da sottoporre al vaccino e al gruppo placebo. A tre settimane di distanza dalla prima dose, che corrispondeva al giorno dell'inoculazione della seconda dose, è stato osservato che lo 0,1 percento del gruppo vaccinato e l'1,3 percento di quello placebo erano stati contagiati dal coronavirus SARS-CoV-2. Ciò si traduce in un'efficacia del 91,6 percento (IC 95%: 85,6 – 95,2) per lo Sputnik V.

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La sicurezza dello Sputnik V

Un vaccino efficace è inutile se è tossico e dunque non ben tollerato da chi lo assume, ma fortunatamente anche da questo punto di vita la preparazione del Gamaleya Research Institute è rassicurante. In base ai dati comunicati dagli scienziati, gli effetti collaterali sono stati lievi nel 94 percento dei casi: tra i sintomi riscontrati figurano febbre; dolori muscolari e articolari; dolore al sito dell'iniezione; mal di testa e astenia, tutti attesi poiché comuni dopo una qualsivoglia vaccinazione. Durante lo studio si sono verificati anche 70 eventi avversi gravi in 68 partecipanti (45 del gruppo vaccino, pari allo 0,3 percento, e 23 del gruppo placebo, pari allo 0,4 percento). In nessuno dei casi, tuttavia, le reazioni avverse sono state collegate alla vaccinazione, così come i 4 decessi verificatisi durante il periodo di follow-up. Oltre a essere efficace, dunque, lo Sputnik V è anche molto sicuro.

Come funziona lo Sputnik V

A differenza degli altri vaccini anti COVID, lo Sputnik V si basa sulla somministrazione di due preparazioni differenti attraverso la tecnologia del vettore virale. Le due dosi, infatti, si compongono di due adenovirus non replicanti – ricombinanti (chiamati rAd26-S e rAd5-S) resi innocui dall'ingegneria genetica, che vengono sfruttati per presentare differenti porzioni della proteina S o Spike del coronavirus SARS-CoV-2 al nostro organismo. In questo modo, secondo gli scienziati dell'istituto di Mosca, l'immunità che ne scaturisce viene ulteriormente rafforzata, e i dati sull'efficacia sembrano proprio dar loro ragione. Poiché tuttavia lo Sputnik V si basa su due preparazioni differenti, esse vanno prodotte in bioretattori diversi, e ciò può ostacolare la rapidità nella produzione delle dosi. In base a quanto comunicato da alcuni quotidiani russi, del resto, nelle settimane addietro ci sarebbero state problematiche relative alla disponibilità della seconda dose, che si spera siano state completamente superate. La speranza è che anche lo Sputnik V riceva al più presto l'approvazione all'uso di emergenza da parte dell'EMA e dell'AIFA; l'eventuale carenza di dosi potrebbe essere sopperita avviando la produzione anche nelle biofabbriche messe a disposizione sul territorio italiano (e altrove).

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