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Covid 19

Vaccini anti coronavirus: speranze per settembre, ma non per tutti. 70 tipi in sviluppo

Il vaccino contro il coronavirus sviluppato dall’azienda italiana Advent-Irbm di Pomezia in collaborazione con l’Università di Oxford potrebbe essere reso disponibile per operatori sanitari e Forze dell’Ordine già a settembre, qualora dovesse superare i test di efficacia e sicurezza (in avvio entro la fine di aprile). Ma sono una settantina i vaccini candidati messi a punto per combattere la pandemia, tre dei quali già testati sull’uomo. Fondamentale anche la velocità con cui possono essere prodotte le dosi da distribuire in tutto il mondo.
A cura di Andrea Centini
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Nel momento in cui stiamo scrivendo, sulla base di un nuovo rapporto pubblicato dall'Organizzazione mondiale della Sanità (OMS), ci sono una settantina di vaccini candidati in sviluppo contro il coronavirus SARS-CoV-2. Fra questi, tre sono già passati alla sperimentazione clinica di fase I, ovvero ai test sull'uomo (su poche decine di persone), fondamentali per verificare la sicurezza e la tollerabilità delle preparazioni. Siamo innanzi a un'accelerazione sensibile dei tempi della sperimentazione preclinica, che è stata accorciata a causa della diffusione pandemica della COVID-19, l'infezione scatenata dal coronavirus. Sulla base della mappa interattiva messa a punto dall'Università Johns Hopkins, del resto, il patogeno emerso in Cina ha già infettato quasi 2 milioni di persone e ne ha uccise 120mila (20mila delle quali solo in Italia).

I vaccini già testati sull'uomo

Il primo è vaccino candidato a essere testato sull'uomo è un vaccino a RNA (tipo LNP encapsulated mRNA) messo a punto dalla società di biotecnologie Moderna Inc. e dai National Institutes of Health (NIH) americani, i cui test sono partiti lo scorso 17 marzo presso il Kaiser Permanente Washington Research Institute di Seattle; il secondo è una preparazione (tipo Adenovirus Type 5 Vector) sviluppata dalla CanSino Biological Inc. e dall'Istituto di Biotecnologie di Pechino, le cui prime iniezioni su 108 volontari sono state fatte a pochissime ore di distanza da quelle americane; il terzo è l'INO-4800 (tipo DNA plasmid vaccine Electroporation device) realizzato da INOVIO Pharmaceuticals, Inc. e finanziato dalla fondazione di Bill Gates. A questi vaccini se ne aggiungono molti altri che stanno bruciando le tappe, e la cui sperimentazione sull'uomo dovrebbe partire nell'arco di pochissime settimane.

A settembre possibili dosi per medici e Forze dell'Ordine

Tra i più promettenti del lotto vi è quello messo a punto dall’azienda italiana Advent-Irbm di Pomezia (provincia di Roma) in collaborazione con lo Jenner Institute della Oxford University, la cui sperimentazione clinica su 550 volontari sani britannici partirà entro il mese corrente. “Si è deciso di passare direttamente alla fase di sperimentazione clinica sull’uomo, in quanto abbiamo ritenuto sufficientemente testata la non tossicità e l’efficacia del vaccino sulla base dei risultati di laboratorio, che sono stati particolarmente efficaci”, ha dichiarato il dottor Pietro Di Lorenzo, amministratore delegato di Advent, del Consorzio CNCCS e di Irbm Spa. L'aspetto più interessante di questa preparazione, è che benché sia “indietro” rispetto alle tre già testate sull'uomo, qualora la sperimentazione clinica di fase I ne dimostrasse sicurezza e tollerabilità potrebbe essere già essere reso disponibile per il mese di settembre. Ma non per tutti, naturalmente, dato che i processi produttivi non permettono di avere dosi per milioni/miliardi di persone in un lasso di tempo così ristretto. Di Lorenzo spiega che a settembre si potrebbe procedere con l'uso compassionevole del vaccino su personale sanitario e Forze dell'Ordine. Un taglio dei tempi eccezionale, considerando che, in base a quanto dichiarato dal professor Fabrizio Pregliasco a fanpage, mediamente per un nuovo vaccino si attendono dai 6 agli 8 anni.

I limiti produttivi dei vaccini

Come specificato, per aver disponibile questo e gli altri vaccini (che lo sottolineiamo, sono in sperimentazione e devono ancora dimostrare efficacia e sicurezza) per tutta la popolazione mondiale sarà necessario attendere molti mesi, anche perché le fabbriche che producono vaccini sono già impegnate con le preparazioni contro influenza stagionale, morbillo ed altre malattie. Le dosi che possono essere prodotte sono dunque limitate, e lo sforzo va aumentato sensibilmente. L'azienda tedesca CureVac di Tubinga, che sta sviluppando un altro vaccino promettente contro la COVID-19 (tanto da aver spinto gli Stati Uniti a provare ad acquistarlo in esclusiva con un esborso enorme, poi rifiutato), ha affermato che le sue strutture possono produrre “fino a 400 milioni di dosi all'anno del suo vaccino a base di RNA”. Sono moltissime, ma in dodici mesi non si riuscirebbe comunque a soddisfare la richiesta internazionale. Alcune fabbriche di vaccini (come quelle per il morbillo) potrebbero essere riconvertite per il coronavirus, come spiegato dalla dottoressa Marie-Paule Kieny, virologa e direttrice della ricerca dell'INSERM, ma sottolinea che probabilmente "la capacità debba essere aumentata", se non si vuole smettere di produrre vaccini anti morbillo. C'è addirittura chi pensa di sviluppare i vaccini per il coronavirus nelle piante, come la British American Tobacco (BAT), ma il metodo presenta ostacoli ulteriori, soprattutto a livello normativo, con una ulteriore dilatazione delle tempistiche.

All'inizio dosi per molti, ma non per tutti

Qualunque sia la soluzione adottata e la preparazione a spuntarla sulle altre, è chiaro che inizialmente non ci saranno dosi per chiunque. Per questa ragione saranno dedicate al personale in prima linea che si batte contro la COVID-19, come appunto medici e infermieri, ma anche uomini e donne delle forze dell'Ordine. Anche i vaccini in sperimentazione presso la società di biotecnologie romana Takis Biotech, i cui test preclinici hanno dimostrato una forte risposta anticorpale, inizialmente potrebbero essere somministrati agli operatori sanitari del Lazio, ovviamente su base volontaria. Per quanto concerne il vaccino di Advent-Irbm e dell'Univerità di Oxford, il dottor Di Lorenzo ha sottolineato che “è ormai in fase finale la trattativa per un finanziamento di rilevante entità con un pool di investitori internazionali e vari Governi interessati a velocizzare ulteriormente lo sviluppo e la produzione industriale del vaccino”, dunque si punta a ottenere un numero considerevole di dosi in tempi ristretti.

Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità arriveremo alla commercializzazione di un vaccino efficace e sicuro  contro il coronavirus entro 12-18 mesi, una tempistica che, alla luce di quanto indicato, almeno per alcune categorie di persone potrebbe essere ridotta a pochi mesi (a settembre ne mancano appena cinque). La speranza è che i vaccini candidati superino brillantemente i primi test clinici e che vengano individuati processi produttivi tali da ottenere un numero adeguato di dosi nei tempi più rapidi possibili. Secondo alcuni c'è tuttavia il rischio che, inizialmente, possano essere tagliati fuori i Paesi non coinvolti direttamente nello sviluppo, come quelli più poveri, dove la malattia sta già togliendo la vita a migliaia di persone.

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