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Usare la mascherina per 15 minuti non fa perdere la lucidità ai bambini

Durante un’intervista andata in onda su La7 l’infettivologo Matteo Bassetti ha affermato che parlare per un quarto d’ora indossando una mascherina può comportare perdita di lucidità a causa di una iper concentrazione di anidride carbonica. La dichiarazione è stata rilanciata da Matteo Salvini ma criticata da altri. Ecco cosa affermano l’OMS e altri esperti sulla questione.
A cura di Andrea Centini
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Da quando il coronavirus SARS-CoV-2 si è diffuso nel mondo abbiamo imparato a convivere con alcune misure per proteggere noi stessi e gli altri dal rischio di contagio. I tre fondamentali li conosciamo ormai più che bene: indossare la mascherina – di comunità o chirurgica – laddove richiesto; mantenere il distanziamento sociale di almeno un metro; e curare di frequente l'igiene delle mani con acqua e sapone o con un gel idroalcolico. Sulla necessità di alcune misure si è aperto un aspro dibattito pubblico, alimentato anche da punti di vista opposti fra gli stessi esperti, in particolar modo per quel che concerne l'obbligo di indossare le mascherine a scuola. A infiammare il dibattito anche una recente intervista andata in onda su La7, durante la quale è stato chiesto all'infettivologo Matteo Bassetti se è vero che dopo aver parlato per un quarto d'ora indossando la mascherina si perde la lucidità. La risposta del direttore della Clinica Malattie Infettive dell'Ospedale San Martino di Genova è stata la seguente: “Allora, purtroppo che cosa succede. C'è una iper concentrazione di anidride carbonica evidentemente. Fondamentalmente puoi perdere lucidità, puoi anche avere delle alterazioni significative di quelli che sono i parametri del respiro, quelli che noi andiamo a monitorare nei soggetti che hanno la polmonite”. L'affermazione di Bassetti, rilanciata anche da Matteo Salvini, ha spinto la formazione politica ligure “Linea Condivisa” a chiedere l'intervento dell'Ordine dei Medici e degli altri organi competenti a esprimersi su di essa, ritenendola “preoccupante” poiché può “fuorviare o addirittura scoraggiare la popolazione all’utilizzo dei dpi”, come riportato da Genova24.it. Ma cosa c'è di vero nelle parole di Bassetti, che è anche membro della task force “anti Covid” della Liguria? Si può davvero perdere la lucidità per l'uso delle mascherine? Ecco cosa dicono gli esperti al riguardo.

Intervistato da fanpage, a una domanda sugli "effetti collaterali" delle mascherine indossate per lungo tempo lo specialista in Medicina del Lavoro Paolo Esposito – medico competente per oltre duecento aziende in Italia –  aveva risposto così: “In commercio sono disponibili sia mascherine di tipo chirurgico, sia diverse classi di dispositivi di protezione (DPI) delle vie respiratorie. Se parliamo di mascherine chirurgiche, cioè quelle che di solito si utilizzano in ambito medico e che, con l’emergenza coronavirus, sono state equiparate ai DPI, sappiamo che hanno una capacità filtrante pressoché totale verso l’esterno (superiore al 95% per i batteri) ma una ridotta efficienza filtrante verso chi le indossa, di circa il 20%, principalmente a causa della scarsa aderenza al volto e delle caratteristiche del tessuto di cui sono costituite. Queste mascherine hanno quindi una resistenza respiratoria molto più bassa e certamente non paragonabile a quella delle mascherine a più alta efficienza filtrante, per cui non abbiamo particolari problemi nella respirazione, soprattutto svolgendo le attività quotidiane di vita e di lavoro. Ciò vale anche per i soggetti che soffrono di patologie allergiche come rinite e asma bronchiale: la mascherina chirurgica non comporta alcun rischio aggiuntivo di aumentare le difficoltà respiratorie. Anzi, può diventare un fattore protettivo, contribuendo, almeno in parte, a filtrare gli allergeni stagionali, sostanzialmente pollini, che in questo periodo iniziano a essere aerodispersi dalla fioritura delle piante”. Riassumendo, lo specialista non ha fatto menzione ad alcun tipo di rischio di iper concentrazione di anidride carbonica o a possibili problemi respiratori legati all'uso prolungato delle mascherine.

A suffragio delle parole del dottor Esposito le dichiarazioni di diversi altri colleghi. “Non vi è alcun rischio di ipercapnia (ritenzione di CO2) negli adulti sani che usano mascherine per il viso, comprese mascherine chirurgiche e di stoffa, nonché le N95”, ha affermato a Healthline il dottor Robert Glatter, medico di emergenza presso il Lenox Hill Hospital di New York. “Le molecole di anidride carbonica si diffondono liberamente attraverso le mascherine, consentendo il normale scambio di gas durante la respirazione”, ha aggiunto il medico, che ha commentato il caso di un uomo svenuto dopo aver indossato una mascherina N95 per diverse ore. “La ‘dose' di CO2 che potremmo respirare di nuovo indossando una mascherina viene rapidamente e facilmente eliminata dal sistema respiratorio e metabolico del corpo”, gli ha fatto eco il professor Darrell Spurlock, direttore presso il Leadership Center for Nursing Education Research dell'Università Widener. Lo scienziato ha aggiunto che soltanto le persone con malattie respiratorie croniche che hanno problemi a mantenere in equilibrio ossigenazione e CO2 dovrebbero consultare il proprio medico prima di indossare una mascherina, poiché potenzialmente più suscettibili ai livelli di anidride carbonica. “La carta sottile o le mascherine in stoffa non porteranno all'ipossia. I chirurghi operano per ore indossandole. Non hanno di questi problemi”, ha inoltre affermato alla BBC il professor Keith Neal, un esperto di malattie infettive.

L'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) sottolinea che “l'uso prolungato delle mascherine chirurgiche, se indossate correttamente, non provoca intossicazione da CO2 né carenza di ossigeno”. “Mentre indossi una mascherina chirurgica, assicurati che si adatti correttamente e che sia abbastanza stretta da permetterti di respirare normalmente. Non riutilizzare una mascherina usa e getta e cambiala sempre non appena si bagna”, ha aggiunto l'OMS in un post su Facebook, pubblicato in risposta alle numerose fake news circolanti proprio sull'utilizzo delle mascherine.

Non tutti gli scienziati sono tuttavia concordi sull'assoluta "sicurezza" delle mascherine usate per lungo tempo, e in particolar modo di quella delle FFP2 (o N95) e delle FFP3, che sono tuttavia espressamente dedicate al personale sanitario e non devono essere indossate dalla gente comune. Nello studio “Headaches Associated With Personal Protective Equipment – A Cross-Sectional Study Among Frontline Healthcare Workers During COVID-19” condotto da scienziati della National University Hospital di Singapore, ad esempio, è stato osservato che l'uso prolungato dei DPI – e in particolar modo della N95 – è stato associato all'emersione di cefalee o all'esacerbazione di cefalee preesistenti. Lo studio “Effects of long-duration wearing of N95 respirator and surgical facemask: a pilot study” condotto sempre da scienziati dell'ateneo di Singapore ha invece evidenziato una maggiore resistenza nasale della N95 rispetto alla maschera chirurgica. Al momento non risultano comunque evidenze scientifiche che associano la perdita di lucidità all'indossare una mascherina e parlare per un quarto d'ora, mentre le principali autorità sanitarie ne certificano la sicurezza quando utilizzate in modo corretto.

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