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Una stazione spaziale sta per ‘crollare’ sulla testa degli italiani? Dove e cosa rischiamo

Fuori controllo da settembre 2016, la Stazione Spaziale Cinese Tiangong-1 sta per schiantarsi contro l’atmosfera terrestre. L’impatto avverrà entro la fine di marzo, e potrebbe proiettare frammenti da 100 chilogrammi sulla superficie terrestre. Anche l’Italia è potenzialmente coinvolta dall’evento.
A cura di Andrea Centini
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Frammenti della Stazione Spaziale Cinese Tiangong-1 fuori controllo da settembre 2016 potrebbero cadere sull'Italia, più precisamente nella porzione dello “Stivale” che va da Firenze in giù. L'impatto con l'atmosfera terrestre del laboratorio orbitante – largo 16 metri e pesante 8,5 tonnellate – è previsto entro i primi tre mesi del 2018, dunque manca davvero pochissimo. Naturalmente non precipiterà al suolo (o in mare) l'intera stazione spaziale, dato che per larghissima parte brucerà a causa dell'attrito con l'atmosfera, tuttavia non è possibile escludere una “pioggia” di pericolosissimi frammenti, anche da cento chilogrammi ciascuno, che in base alle ultime stime potrebbero coinvolgere anche il nostro Paese.

A determinarlo il Gruppo di studio S5 Lab, un team di ricerca italiano coordinato dai professori Fabrizio Piergentili e Fabio Santoni dei dipartimenti di Ingegneria meccanica e aero-spaziale e Ingegneria astronautica, elettrica ed energetica presso l'Università Sapienza di Roma. Gli studiosi sono giunti a questa conclusione dopo aver estrapolato le cosiddette “curve di luce” della Tiangong-1, ovvero grafici che mostrano la variazione della luminosità di un oggetto in orbita, grazie ai quali si può prevedere la sua traiettoria. I frammenti di Tiangong-1 che sopravvivranno all'impatto con l'atmosfera precipiteranno in un'area compresa tra il 43° parallelo Nord e il 43° parallelo Sud, che appunto abbraccia anche poco più di mezza Italia.

Piergentili, Santoni e colleghi hanno stimato che la stazione precipita a 8 chilometri al secondo con un'orbita a spirale, ed entro la fine di marzo, quando sarà a un'altezza di poche decine di chilometri, l'attrito con l'atmosfera la farà bruciare. Poiché non si sa quanto propellente c'è a bordo (i cinesi non lo dicono), è verosimile che possa verificarsi una vera e propria esplosione, che proietterebbe i pericolosi detriti su distanze molto ampie. Le probabilità che cadano su aree popolate sono remote, tuttavia è un rischio concreto da non sottovalutare. Del resto basterebbero piccoli frammenti metallici per fare danni (considerando la velocità), ma detriti da cento chili in centri abitati potrebbero causare delle vere e proprie catastrofi.

Il team italiano per calcolare le curve di luce si è avvalso dell'Osservatorio NPC-Sapienza di Imola, grazie al quale è riuscito a intercettare e inseguire il laboratorio orbitante per 6 minuti. Gli scienziati hanno sfruttato un peculiare sistema di puntamento e una montatura altazimutale (chiamata Moral) realizzata dalla divisione Spacemind di New Production Concept (NPC) e Roboptics, una società spin-off dell'ateneo romano. Grazie al video estrapolato, è stato possibile ottenere i grafici della luminosità e quindi calcolare l'area interessata dall'evento.

Ma perché una stazione spaziale ci sta cadendo sulla testa? Normalmente quando satelliti e altri dispositivi spaziali vengono fatti rientrare nell'atmosfera terrestre, si fa in modo che i potenziali frammenti cadano in un luogo disabitato del Pacifico, dove esiste un vero e proprio “cimitero” di mezzi spaziali. Purtroppo però per Tiangong-1 (che significa “Palazzo del paradiso”) non sarà possibile gestire il rientro, dato che l'Agenzia Spaziale Cinese ha comunicato di non ricevere più dati telemetrici da marzo 2016 e l'ha dichiarata fuori controllo da settembre dello stesso anno. Il laboratorio ha ospitato anche alcuni astronauti prima di diventare ingestibile.

[Credit: CNSA]

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