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La stazione spaziale cinese è “fuori controllo” e cadrà sulla Terra (nel 2017)

Dall’agenzia spaziale ammettono di aver perso i contatti da qualche tempo con il modulo orbitante. Ma abbiamo davvero qualcosa da temere?
A cura di Nadia Vitali
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Un'immagine del 2 November 2011 mostra l'aggancio tra la stazione spaziale Tiangong-1 e il modulo Shenzhou 8 in orbita, a 340 chilometri dalla Terra.
Un'immagine del 2 November 2011 mostra l'aggancio tra la stazione spaziale Tiangong-1 e il modulo Shenzhou 8 in orbita, a 340 chilometri dalla Terra.

Neanche il tempo di gioire per aver messo in orbita la seconda stazione spaziale temporanea che dall'Agenzia Spaziale Cinese i vertici ammettono che c'è un problema non del tutto trascurabile con la prima stazione spaziale, Tiangong-1, il "palazzo del paradiso": attualmente, infatti, il modulo è "fuori controllo" e il rientro controllato nell'atmosfera, con la distruzione nell'Oceano Pacifico, sembra un po' difficile da mettere in pratica. La notizia è, più che altro, la conferma di un sospetto maturato già da tempo, secondo il quale si sarebbero persi i contatti con il veicolo.

Per il momento sappiamo che Tiangong-1 farà ritorno sulla Terra nella seconda metà del 2017, ma non è possibile avere delle indicazioni più precise né sul momento né tantomeno sul punto di rientro. Certo, va detto che l'oggetto – 10 metri di lunghezza per più di 8 tonnellate di peso – non uscirà certamente indenne dal suo incontro con la nostra atmosfera: il contatto dovrebbe bruciare il veicolo ma non nella sua totalità, fanno sapere gli esperti, e quindi c'è la possibilità che ci si debba aspettare dei detriti.

In conferenza stampa, dal dipartimento cinese per i voli spaziali fanno sapere che non dovrebbero esserci pericoli né per il suolo né per l'aviazione, principalmente perché i detriti attesi non dovrebbero comunque essere tali da poter causare danni gravi. Purtroppo, senza conoscere i dati relativi alla posizione del laboratorio orbitante, se non qualche ora prima che esso precipiti, è impossibile anche prevedere l'effetto dei fattori esterni sull'oggetto e, come ha spiegato Jonathan McDowell, astrofisico di Harvard, al Guardian, "anche un lieve cambiamento nelle condizioni atmosferiche può spingere il luogo del rientro da un continente all'altro".

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