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Covid 19

Tutti i punti critici dell’attestato di vaccinazione di De Luca

I cittadini campani che si sottoporranno alla vaccinazione anti COVID nei prossimi mesi riceveranno una tessera elettronica (dopo la seconda dose) che attesterà l’avvenuta immunizzazione. La certificazione, presentata in una diretta su Facebook dal governatore Vincenzo De Luca, potrebbe essere una sorta di patentino dell’immunità che aprirebbe le porte a determinate “libertà”. Ecco perché un’iniziativa del genere presenta diverse criticità da non sottovalutare.
A cura di Andrea Centini
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Durante una diretta web su Facebook il governatore della Campania Vincenzo De Luca ha presentato il cosiddetto “attestato di vaccinazione”, una tessera elettronica con chip che verrà consegnata a tutti i cittadini dopo essersi sottoposti alla seconda iniezione (richiamo) del vaccino anti COVID. Come dichiarato da De Luca, “ogni cittadino vaccinato avrà la propria registrazione, e quindi ci auguriamo tra qualche mese che possa esibire questa tessera per andare magari al cinema, al ristorante”. In pratica, saremmo innanzi a una sorta di patentino dell'immunità, del quale si è parlato spesso in passato anche a livello nazionale/internazionale e che dovrebbe garantire maggiori libertà – ad esempio di viaggiare – per coloro che ne sono provvisti. “L'augurio – sottolinea De Luca – è quello che questa card ‘sia un bell'incentivo a farsi il vaccino'”. Premesso che tutte le iniziative messe sul campo per potenziare l'adesione alla campagna vaccinale non possono che essere considerate lodevoli, tenendo presenti lo scetticismo diffuso – anche a causa delle fake news che circolano sui social network – e la necessità di raggiungere al più presto l'immunità di gregge, siamo sicuri che un attestato di vaccinazione sia la scelta più saggia? Vediamo quali potrebbero essere i limiti di un'iniziativa di questo genere.

Il primo fattore da tenere in considerazione è quello del tempo, sia dal punto di vista della durata dell'immunità che della “validità” della suddetta tessera. Ad oggi, ad esempio, non è ancora noto quanto duri l'immunità innescata dall'infezione naturale provocata dal coronavirus SARS-CoV-2: sebbene (rari) casi di reinfezione siano avvenuti dopo pochi mesi, un recente studio condotto dall'Università Monash (Australia) ha dimostrato che la protezione immunitaria potrebbe durare almeno 8 mesi, mentre virologi del La Jolla Institute for Immunology (Stati Uniti) hanno ipotizzato una durata di anni, se non addirittura decenni. Secondo la comunità scientifica lo “scudo” offerto dal vaccino dovrebbe essere superiore a quello indotto dalla COVID-19, ma come indicato al momento non ne conosciamo affatto la durata. Inoltre a breve saranno disponibili diverse tipologie di vaccini anti COVID, e alcune potrebbero proteggere per un intervallo di tempo differente; pertanto un ipotetico patentino dell'immunità dovrebbe essere “calibrato” anche sul tipo di preparazione che abbiamo ricevuto.

Il tempo è un fattore fondamentale anche nella consegna dell'attestato di vaccinazione. Come tutti sappiamo, chi volesse sottoporsi al vaccino in questo momento semplicemente non può farlo, perché le dosi sono centellinate e le poche che stanno arrivando sono (giustamente) destinate alle fasce della popolazione più a rischio. Ci vorranno diversi mesi prima che un adulto sano, giovane e che non lavora in un settore strategico potrà sottoporsi alle due iniezioni. Sarebbe etico garantire immediatamente alcune libertà – come andare a uno spettacolo di teatro, al cinema o allo stadio – alle persone che sono state vaccinate per prime, e continuare a confinare le altre per mesi e mesi solo perché non possono accedere al patentino di immunità? Senza dimenticare i bambini e gli adolescenti, per i quali un vaccino anti COVID non è ancora approvato e non si sa nemmeno quanto tempo ci vorrà per averne uno. De Luca nel suo discorso ha fatto riferimento a “qualche mese”, dunque verosimilmente la card diventerà disponibile quanto tutti i cittadini campani avranno la possibilità di accedere al vaccino.

Un'altra questione di cui tener conto è a chi consegnare il patentino di immunità. Non tutti, pur volendolo, possono essere vaccinati. Magari perché allergici a uno degli eccipienti contenuti nei flaconcini (qui la lista degli “ingredienti” dei vaccini di Moderna e Pfizer), o perché affetti da una condizione medica che impedisce di sottoporsi al trattamento. Come verrebbero tutelati i diritti di queste persone? E chi fa soltanto la prima dose e sviluppa una reazione allergica dopo la seduta? I CDC americani e il sistema sanitario britannico stanno sconsigliando agli operatori sanitari che hanno sviluppato una reazione anafilattica dopo la prima dose di sottoporsi alla seconda. A chi si trova nella medesima condizione spetterebbe o no il patentino dell'immunità?

Da non sottovalutare anche la questione sicurezza. I vaccini di Moderna e Pfizer, giusto per citare i due approvati dall'Agenzia Europea del Farmaco (EMA), hanno un'efficacia del 95 percento circa, ciò significa che su cento persone vaccinate in 95 vengono protette dal vaccino, mentre le altre cinque – dopo la seconda dose – sviluppano i sintomi se esposte al coronavirus SARS-CoV-2. Se teniamo in considerazione che i vaccini sono stati sperimentati su persone generalmente sane, l'efficacia a livello generale è sicuramente inferiore del 95 percento, tra patologie pregresse, sistemi immunitari meno “pronti” – come nella popolazione anziana – e simili. Insomma, ci sarebbe una certa fetta di persone con patentino di immunità che è tutto fuorché immune. Senza poi dimenticare che alcuni vaccini proteggono “tecnicamente” solo dall'infezione sintomatica – che non è assolutamente poco, considerando la letalità della malattia – ma non è detto che i vaccinati non possano prendere la forma asintomatica e diffondere comunque il virus nei luoghi che frequentano (alimentando fra l'altro il rischio di mutazioni del patogeno).

Va infine ricordato che la comunità scientifica raccomanda di rispettare le norme anti contagio come mascherine, distanziamento sociale e igiene certosina delle mani (con acqua e sapone e un gel idroalcolico) anche dopo la vaccinazione. I vaccinati con l'attestato potrebbero "sentirsi al sicuro" e abbassare la guardia, continuando ad alimentare il rischio di trasmissione. Un patentino dell'immunità apre dunque diverse questioni etiche e scientifiche che non vanno assolutamente sottovalutate, e le istituzioni dovranno valutare attentamente se e come prevedere un tessera analoga a quella presentata da De Luca.

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