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Covid 19

Tre rari leopardi delle nevi uccisi dalla Covid in uno zoo: addio a Ranney, Everest e Makalu

I tre leopardi delle nevi Ranney, Everest e Makalu che vivevano nel Lincoln Children’s Zoo (Stati Uniti) sono stati uccisi dalle complicazioni della COVID-19.
A cura di Andrea Centini
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Tre esemplari di leopardo delle nevi (Panthera uncia) sono morti in uno zoo a causa delle complicazioni della COVID-19, l'infezione provocata dal coronavirus SARS-CoV-2. A darne l'annuncio con un comunicato sui social network il Lincoln Children's Zoo di Lincoln, in Nebraska (Stati Uniti), dove i tre grandi felini erano ospitati da anni. A rendere particolarmente drammatica la notizia vi è il fatto che il leopardo delle nevi è una specie rara e minacciata, classificata con codice VU (vulnerabile) nella Lista Rossa dell'Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN). La scomparsa di ben tre esemplari di questi magnifici felini, fra l'altro a causa di una malattia diffusa dall'essere umano, è dunque una perdita molto grave.

“È con profonda tristezza che informiamo la nostra comunità che tre leopardi delle nevi del Lincoln Children's Zoo sono morti a causa delle complicazioni della COVID-19. I nostri leopardi, Ranney, Everest e Makalu, erano amati da tutta la nostra comunità dentro e fuori dallo zoo. Questa perdita è davvero straziante e siamo tutti in lutto”, si legge nella nota diffusa su Facebook. Lo zoo ha aggiunto che sono state infettate dal patogeno pandemico anche due tigri di Sumatra (Panthera tigris sumatrae), Axl e Kumar, che tuttavia sembra siano guarite. I due grandi felini originari dell'isola indonesiana “hanno apparentemente recuperato completamente dalla loro malattia”, ha scritto il Lincoln Children's Zoo. Come riportato su Twitter dall'epidemiologo Eric Feigl-Ding, nelle scorse ore lo zoo di Saint Louis ha comunicato che otto dei suoi leopardi delle nevi sono risultati positivi. La speranza è che abbiano una sorte migliore di Ranney, Everest e Makalu.

Non è nota la causa del contagio degli animali nello zoo del Nebraska, ma come avvenuto in diverse altre strutture affini è verosimile che possa essere stato causato da un membro dello staff positivo e asintomatico. I felini, grandi e piccoli (come i gatti), sono tra gli animali più suscettibili in assoluto al coronavirus SARS-CoV-2, come evidenziato sia dalle indagini epidemiologiche che genetiche. Il loro recettore ACE-2, quello cui si aggancia la proteina S o Spike del patogeno, è infatti affine a quello dell'uomo, rendendoli particolarmente esposti al contagio. Al mondo, secondo lo studio “Broad host range of SARS-CoV-2 predicted by comparative and structural analysis of ACE2 in vertebrates” pubblicato su PNAS, vi sono oltre 400 specie di vertebrati esposti a tale rischio, proprio a causa della somiglianza tra il nostro e il loro recettore ACE-2. I felini sono classificati a rischio medio, mentre a rischio molto elevato si trovano le grandi scimmie come scimpanzé, gorilla, bonobo e oranghi; alcuni esemplari sono stati infettati dall'uomo negli zoo e ora vengono sottoposti a vaccinazione.

Tra le specie a rischio alto che preoccupano particolarmente gli esperti vi sono i cervi. Basti pensare che risulta essere stato infettato dal coronavirus SARS-CoV-2 ben l'80 percento dei cervi della coda bianca o cervi della Virginia (Odocoileus virginianus) che vivono nell'Iowa. È un numero enorme, il doppio della stima precedente fatta dallo U.S. Department of Agriculture’s Animal and Plant Health Inspection Service (USDA/APHIS), che aveva rilevato anticorpi contro il patogeno nel 40 percento dei cervi di vari Stati degli USA. I rischi peggiori della circolazione del virus nella fauna selvatica, oltre alla sofferenza per la stessa, sono la possibilità che possano svilupparsi nuove e più aggressive mutazioni in grado di generare varianti pericolose; la diffusione in più specie che può innescare la famigerata panzoozia con circolazione fuori controllo; e il ritorno all'uomo attraverso il fenomeno dello spillback. È uno scenario inquietante che deve essere prevenuto proteggendo noi stessi e gli animali dal virus, evitando contatti e senza precauzioni (come mascherine e distanziamento) con tutte le specie suscettibili di contagio. Il Lincoln Children's Zoo, attualmente aperto al pubblico, ha sottolineato che continuerà a prendere ogni misura per evitare la diffusione della COVID-19 a uomini e animali, seguendo le linee guida dell'American Association of Zoo Veterinarians (AAZV) e dei CDC per garantire la sicurezza di tutti.

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