Circolo polare artico rovente come la Sicilia, oltre 33°C in Norvegia e Lapponia
La catastrofica ondata di calore che ha colpito il Nord America, con quasi 50° C nel villaggio di Lytton in Canada – poi distrutto da un incendio – e centinaia di morti per stress termico, sta avendo ripercussioni anche nei Paesi scandinavi. Negli ultimi giorni sono state infatti raggiunte temperature dai 10 ai 15° C più elevate rispetto alle medie stagionali, in alcuni casi determinando veri e propri record. Come comunicato dall'Organizzazione Meteorologica Mondiale (WMO), lunedì 5 luglio sono stati raggiunti i 34,3° C a Banak, nell'estremo nord della Norvegia; a queste latitudini, oltre il circolo polare artico, la colonnina di mercurio non si era mai innalzata così tanto. A Utsjoki Kevo, in Lapponia (Finlandia), domenica 4 luglio la temperatura è arrivata a 33,6° C, sfiorando il record per il Paese nordeuropeo. Il primato di 34,7° C fu infatti raggiunto oltre un secolo fa, nel 1914. Temperature estreme sono state registrate a giugno anche in diverse regioni della Svezia e in altri territori affacciati sul “gelido” Artico, tutte legate all'impatto dei cambiamenti climatici.
Come spiegato su The Conversation dai professori Christian Jakob e Michael Reeder, docenti di Scienze dell'Atmosfera, della Terra e dell'Ambiente presso l'Università Monash (Australia), questa ondata di caldo estremo che sta colpendo il Nord Europa è figlia della “cupola di calore” che si è adagiata su Canada e Stati Uniti occidentali diversi giorni addietro. I due esperti spiegano che tutto ha avuto inizio con una forte pioggia sull'Oceano Pacifico attorno al 20 giugno, nei pressi del Giappone. Questo evento è riuscito a influenzare la corrente a getto, un flusso di venti fortissimi che corre in circolo nell'alta atmosfera dell'emisfero boreale. Questa alterazione, chiamata dagli scienziati onda di Rossby, è stata spinta sopra il Nord America dove si è “rotta” – come un'onda che si infrange sulla riva, spiegano gli esperti – generando la cupola di calore, un'area di alta pressione chiusa che si cristallizza su una certa area, portando le temperature a salire vertiginosamente. L'alta pressione spinge infatti l'aria verso la superficie terrestre, comprimendola e riscaldandola: “La temperatura aumenta di 1 grado ogni 100 metri di aria che viene spinta verso il basso”, spiegano Jakob e Reeder. Questo processo ha dato vita a un'altra onda di Rossby che si è infranta sopra i Paesi scandinavi, determinando le temperature record di questi giorni. “Le alte temperature sulla Scandinavia sono direttamente collegate a ciò che è accaduto in Nord America”, ha chiosato il professor Reeder.
Ma cosa c'entrano i cambiamenti climatici in tutto questo? Come spiegato a Fanpage dalla climatologa Marina Baldi dell’Istituto per la Bioeconomia del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR-IBE), non sono i singoli eventi a rappresentare gli effetti del riscaldamento globale, ma la loro frequenza e intensità. Se infatti queste ondate di calore anomale un tempo erano rare, oggi sono decisamente più frequenti e in futuro lo saranno sempre di più, se non riusciremo a contenere entro 1,5° l'aumento della temperatura media rispetto all'epoca preindustriale. Gli scienziati stimano che ci saranno dai 20 ai 30 giorni in più all'anno caratterizzati da ondate di calore mortali come quella che sta strappando centinaia di vite in Nord America.
La costante immissione di gas a effetto serra derivati dalle attività antropiche (principalmente anidride carbonica) continua a far salire la “febbre” del pianeta, determinando effetti catastrofici. Dalle sopracitate ondate di calore mortali all'innalzamento del livello del mare (che farà sprofondare sott'acqua isole e regioni costiere), passando per incendi, tornado e tempeste sempre più distruttivi e frequenti, ma anche carestie, siccità, perdita di biodiversità e altre conseguenze drammatiche che minacciano gli ecosistemi e l'intera umanità. Non c'è da stupirsi che secondo alcuni esperti rischia addirittura di sparire la civiltà come l'abbiamo conosciuta fino ad oggi. L'unico modo che abbiamo per provare a combattere il riscaldamento globale è avviare un cambio repentino e radicale nell'uso dei combustibili fossili, puntando sulle energie rinnovabili e su comportamenti che riducono l'impronta ambientale di ciascuno di noi, come ad esempio una dieta basata principalmente su prodotti di origine vegetale.