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Cambiamenti climatici, la civiltà umana può sparire nel 2050: l’allarme degli scienziati

Secondo un nuovo rapporto scientifico la civiltà umana rischia di sparire in soli 30 anni a causa dei cambiamenti climatici. Nel caso in cui le temperature medie dovessero raggiungere i 3° centigradi in più rispetto all’epoca preindustriale, si avvierebbe un catastrofico effetto a catena in grado di mettere in ginocchio l’intera umanità.
A cura di Andrea Centini
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Credit: geralt
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A causa dei cambiamenti climatici la fine della civiltà umana potrebbe sopraggiungere molto prima del previsto, ovvero entro il 2050, tra soli 30 anni. È lo scenario catastrofico tratteggiato in un nuovo, autorevole rapporto scientifico redatto dal direttore del Breakthrough National Centre for Climate Restoration di Melbourne (Australia) David Spratt, in collaborazione con Ian Dunlop, un ex dirigente di grandi associazioni e aziende impegnate nel settore dei combustibili fossili. Il documento, prosecuzione di un primo articolo pubblicato nel 2018, ha ricevuto la “benedizione” dell'ex ammiraglio della marina australiana Chris Barrie.

Mobilitazione globale. Come indicato nel rapporto, c'è ancora tempo per scongiurare gli effetti drammatici dei cambiamenti climatici, ma sarebbe necessaria una mobilitazione su scala globale contro le emissioni di CO2 paragonabile a quella avvenuta in occasione della Seconda Guerra Mondiale. Tuttavia, tenendo presente lo scetticismo verso gli effetti del riscaldamento globale di molti politici, che spesso confondono il meteo con il clima, non c'è da stupirsi che la preoccupazione degli scienziati sia elevatissima. Il nuovo rapporto potrebbe apparire un po' allarmistico ed estremo, ma espone un'analisi dettagliata di ciò che potrebbe accadere se entro 30 anni la temperatura media del nostro pianeta si alzasse di 3° centigradi rispetto all'epoca preindustriale.

Rischio apocalisse. Secondo il rapporto, lo scenario che ci si para innanzi è considerato una “minaccia esistenziale alla civiltà umana”. Con l'aumento di cui sopra, il 35 percento della superficie della Terra e il 55 percento della popolazione mondiale saranno esposti a ondate di calore mortali per venti giorni all'anno, così roventi da non essere compatibili con la nostra sopravvivenza. In alcune zone del Pianeta i giorni di temperature letali saranno cento all'anno. Le temperature roventi faranno collassare grandi ecosistemi come la Foresta Amazzonica, l'Artico e le barriere coralline; l'America del Nord sarà sferzata da incendi devastanti; la disponibilità dell'acqua crollerà in tutto il mondo; le precipitazioni saranno praticamente dimezzate in numerose aree, e ciò porterà a un crollo dell'agricoltura e delle risorse alimentari. Un miliardo di persone saranno costrette a trasferirsi altrove per non morire. Le società per come le conosciamo oggi verranno disgregate e inizieranno guerre devastanti (anche nucleari) per accaparrarsi le ultimissime, preziose risorse. Benché possa apparire un quadro davvero drammatico, le probabilità che ciò si verifichi sono molto più alte di quel che crediamo, anche perché i modelli climatici spesso sottovalutano eventuali effetti irreversibili, come indicato nel rapporto. Per questa ragione gli autori del documento sottolineano l'importanza di agire al più presto e tutti assieme, per scongiurare la più grande minaccia alla nostra stessa sopravvivenza.

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