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Su Marte c’è il più grande deposito vulcanico del Sistema solare: cos’è la Fossae Medusae

Grazie ai dati satellitari di diverse sonde un team di ricerca americano ha svelato che la Fossae Medusae, una vasta e peculiare formazione rocciosa nei pressi dell’equatore di Marte, è il più grande deposito vulcanico dell’intero Sistema solare. Sarebbe originata 3 miliardi di anni fa, cambiando per sempre il volto del Pianeta rosso.
A cura di Andrea Centini
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L'origine di una misteriosa formazione rocciosa di Marte è legata a un devastante fenomeno eruttivo avvenuto 3 miliardi di anni fa, che potrebbe aver avuto un impatto significativo sull'abitabilità stessa del pianeta. A determinare l'origine della Fossae Medusae, questo il nome dell'immenso deposito sedimentario marziano, un team di ricerca del Dipartimento di Scienze della Terra e dei Pianeti presso la prestigiosa Università Johns Hopkins di Baltimora, Stati Uniti, che si è avvalso dei dati satellitari di diversi orbiter.

La Fossae Medusae è nota sin dagli anni '60 del secolo scorso, da quando la sonda Mariner della NASA raggiunse il Pianeta rosso, tuttavia le sue peculiari caratteristiche – in particolar modo la conformazione – hanno sin da subito lasciato perplessi i ricercatori. Non se ne capiva l'origine. Ora sappiamo che si tratta del deposito vulcanico più grande non solo di Marte, ma dell'intero Sistema solare. La formazione rocciosa, che si trova nei pressi dell'equatore, ha infatti un'estensione pari a un quinto degli Stati Uniti d'America, ed è cento volte più grande del più vasto deposito analogo presente sulla Terra.

Credit: High Resolution Stereo Camera/ESA
Credit: High Resolution Stereo Camera/ESA

Secondo gli scienziati guidati dal dottor Lujendra Ojha, la sua nascita sarebbe correlata a un fenomeno piroclastico talmente distruttivo da aver cambiato per sempre il volto – e probabilmente l'abitabilità – di Marte. Le eruzioni avrebbero espulso una quantità tale di acqua da poter sommergere per 10 centimetri l'intera superficie del pianeta, mentre i gas serra rilasciati avrebbero permesso di mantenere l'acqua allo stato liquido. Tuttavia, le concentrazioni elevatissime di gas velenosi come l'idrogeno solforato e il biossido di zolfo avrebbero alterato profondamente la composizione chimica superficiale e atmosferica, compromettendo quello che un tempo potrebbe essere stato un pianeta abitabile.

Grazie alle nuove rilevazioni, Ojha e colleghi hanno determinato che la Fossae Medusae è composta da una roccia estremamente porosa, che è più densa rispetto alla restante crosta marziana. Poiché la densità maggiore non può essere spiegata dalla presenza di ghiaccio (che è meno denso della roccia), gli scienziati hanno legato la sua nascita proprio alle violente eruzioni esplosive. Le valli e le colline che caratterizzano il deposito marziano deriverebbero dall'erosione di metà della cenere che si è condensata in roccia dopo l'evento.

Credit: High Resolution Stereo Camera/ESA
Credit: High Resolution Stereo Camera/ESA

Per scatenare un'eruzione esplosiva è necessaria la presenza di acqua e anidride carbonica nel magma; tenendo presente l'estensione della Fossae Medusae, il magma marziano doveva essere ricchissimo di sostanze volatili, e deve esserlo stato per lungo periodo. I risultati della ricerca indicano che Marte possiede un sottosuolo estremamente complesso, molto più di quel che si pensasse; grazie alla sua analisi forse riusciremo a scoprire dove, quando e se ha ospitato davvero vita aliena, come suggeriscono gli ultimi studi della NASA. I dettagli della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista scientifica specializzata Journal of Geophysical Research: Planets.

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