105 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito

Stufi dei pomodori che sanno di niente? Ecco quelli che hanno il sapore di 50 anni fa

Dopo aver sequenziato il genoma circa 400 varietà di pomodoro, i genetisti hanno scovato i geni responsabili del sapore originale, andato perduto negli ultimi decenni a causa della selezione commerciale. Sarà recuperato grazie ad incroci mirati.
A cura di Andrea Centini
105 CONDIVISIONI
pomodoro cover

Un team internazionale di genetisti e agronomi proverà a donare ai pomodori commerciali, che in genere in frigo perdono il loro gusto, lo stesso sapore che avevano circa cinquanta anni fa, quello che le politiche economiche della grande distribuzione, per favorire robustezza e dimensioni del frutto, oltre che i quantitativi prodotti, hanno progressivamente fatto scomparire. Che i pomodori acquistati al supermercato – e non solo – siano praticamente insapori del resto è un dato di fatto, e la ragione risiede proprio nei cosiddetti composti aromatici e nei quantitativi di zucchero, che nel corso degli ultimi decenni sono stati sistematicamente ridotti attraverso la selezione artificiale di altre caratteristiche, atte ad esaltare durabilità e trasportabilità dell'apprezzato alimento.

I ricercatori hanno così deciso di mappare il genoma di circa 400 varietà di pomodoro (Solanum lycopersicum) tra commerciali e selvatiche, facendo emergere i geni legati alle sostanze che danno corpo, sapore e profumo alla polpa, anche grazie all'aiuto di oltre 150 assaggiatori esperti. In tutto sono stati scoperti una dozzina di composti aromatici distinti, ma si ritiene che possano essercene di più. Secondo il team di ricerca, coordinato dall'agronomo Harry Klee della School of Forest Resources and Conservation presso l'Università della Florida, non sarà necessario passare attraverso l'ingegneria genetica, ma basteranno dai tre ai cinque anni di incroci e allevamento selettivo per far riemergere naturalmente il sapore perduto.

L'eventuale ingegnerizzazione velocizzerebbe di gran lunga tutta la procedura, tuttavia, poiché l'accoglienza di prodotti geneticamente modificati (OGM) – come le famigerate mele Arctic che a febbraio finiranno sugli scaffali dei supermercati americani – è tutto fuorché entusiasta da parte dei consumatori, gli agronomi guidati da Klee intendono avvalersi dei soli processi naturali. Il tutto, ovviamente, nel rispetto delle singole varianti legate all'origine geografica; basti pensare che l'Italia ha contribuito con circa un terzo delle 400 mappate. I dettagli del promettente studio sono stati pubblicati sull'autorevole rivista scientifica Science.

[Foto di LoggaWiggler]

105 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views