5.161 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito
Covid 19

Scoperta una nuova variante del coronavirus nel Regno Unito: le mutazioni preoccupano gli scienziati

Nel Regno Unito e in altri Paesi sono stati identificati decine di casi di una nuova variante del coronavirus SARS-CoV-2. Chiamata B.1.525, presenta caratteristiche condivise con altri lignaggi che stanno preoccupando gli esperti, in particolar modo la mutazione E484K già identificata nelle varianti brasiliana e sudafricana, oltre che in alcuni casi della inglese.
A cura di Andrea Centini
5.161 CONDIVISIONI
Particelle di coronavirus su cellule coltivate in laboratorio. Credit: NIAID-RML
Particelle di coronavirus su cellule coltivate in laboratorio. Credit: NIAID-RML
Attiva le notifiche per ricevere gli aggiornamenti su

In Gran Bretagna e in altri Paesi sono stati segnalati diversi casi di una nuova variante del coronavirus SARS-CoV-2 caratterizzata da mutazioni che preoccupano gli scienziati. Chiamata B.1.525, è stata identificata per la prima volta a dicembre dello scorso anno in Inghilterra e in Nigeria, ma a da allora sono già una decina i Paesi in cui è stata rilevata (tra essi Australia, Danimarca, Francia, Canada, Spagna, Ghana, Belgio e Stati Uniti d'America). Grazie al lavoro di sequenziamento genomico condotto dall'Università di Edimburgo sui dati caricati nella banca GISAID, ad oggi risultano essere 32 i pazienti COVID infettati dal nuovo lignaggio nel Regno Unito e 35 in Danimarca; gli scienziati ne stanno studiando alacremente le caratteristiche per definirne rischi e diffusione. Il grafico sottostante nel mostra l'impennata della curva relativa ai casi identificati, a partire dalla metà di dicembre 2020.

Immagine

Sulla base delle prime informazioni, le mutazioni individuate sono trasversali tra quelle osservate nella ben nota variante inglese (B.1.1.7 o Variant of Concern 202012/01 – VOC-202012/01) e in quelle brasiliana (P.1 / B.1.1.248) e sudafricana (501.V2). Nel rapporto stilato dagli scienziati del “Rambaut Group” dell'ateneo scozzese viene indicato che la variante B.1.525 presenta delezioni affini alla B.1.1.7 e mutazioni nelle posizioni E484K, Q677H e F888L. Quella che preoccupa di più è la E484K, rilevata anche nelle varianti sudafricana e brasiliana. Tale alterazione, infatti, impatta in modo significativo sulla struttura della proteina S o Spike del coronavirus SARS-CoV-2, ovvero del “grimaldello biologico” che il patogeno sfrutta per legarsi al recettore ACE-2 sulle cellule umane, rompere la parete cellulare e avviare l'invasione (che determina replicazione e infezione, chiamata COVID-19).

In parole semplici, si tratta di una mutazione che modifica la chiave d'accesso alle nostre cellule, pertanto, come dimostrato da diversi studi, ha una certa capacità di eludere gli anticorpi. Sia quelli prodotti da un'infezione naturale da SARS-CoV-2 precedente che quelli determinati dai vaccini, attenuandone così l'efficacia. Tra gli esempi significativi vi è il boom di reinfezioni registrate nella città brasiliana di Manaus, che era stata già duramente colpita dalla prima ondata (tanto che si pensava fosse stata addirittura raggiunta l'immunità di gregge nella comunità), così come i dati sperimentali sui vaccini anti COVID di Novavax e Johnson & Johnson: nel primo caso è stata dimostrata un'efficacia generale dell'89,3 percento ma solo 49,4 percento in Sudafrica; nel secondo un'efficacia complessiva del 66 percento e del 57 percento in Sudafrica.

Al momento non è ancora ancora chiaro quanto questa nuova variante si diffonderà, ma è evidente che il virus, come specificato dal professor Jonathan Stoyer dell'autorevole Francis Crick Institute, sotto pressione selettiva stia iniziando a mutare con caratteristiche “che gli danno la capacità di sfuggire alle risposte immunitarie”. “Penso che questo sia ciò che stiamo osservando”, ha aggiunto l'esperto al Guardian. “Non sappiamo ancora quanto bene questa variante si diffonderà, ma se avrà successo si può presumere che l'immunità da qualsiasi vaccino o infezione precedente sarà attenuata”, gli ha fatto eco il professor Simon Clarke, docente di Microbiologia cellulare presso l'Università di Reading. “Penso che fino a quando non ne sapremo di più su queste varianti, qualsiasi ceppo che presenta la mutazione E484K dovrebbe essere soggetto a test, in quanto sembra conferire resistenza all'immunità, comunque venga generata”, ha aggiunto lo scienziato. Poiché più varianti stanno selezionando proprio questa mutazione – rilevata anche in alcuni casi di variante inglese – gli esperti sottolineano che gli aggiornamenti dei vaccini anti COVID (cui stanno lavorando le case farmaceutiche) dovrebbero essere efficaci contro più lignaggi.

5.161 CONDIVISIONI
32806 contenuti su questa storia
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views