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Questo sintomo sulla lingua potrebbe suggerire una carenza di vitamina D

Analizzando le analisi di circa 700 pazienti affetti da sindrome della bocca urente, una condizione caratterizzata da bruciore, intorpidimento e formicolio della lingua e della bocca, un team di ricerca della Mayo Clinic ha rilevato che una delle condizioni più diffuse era la carenza di vitamina D, un pro-ormone che si ottiene principalmente attraverso l’esposizione (corretta e sicura) al sole.
A cura di Andrea Centini
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La carenza di vitamina D, una condizione piuttosto diffusa, è stata spesso associata alle fratture ma anche alla modulazione del sistema immunitario e al rischio di contrarre infezioni virali respiratorie; non c'è dunque da stupirsi che siano stati condotti numerosi studi per verificare il legame tra questa preziosa vitamina – in realtà un un insieme di cinque distinti pro-ormoni – e la COVID-19, l'infezione provocata dal coronavirus SARS-CoV-2. Lo studio “The role of Vitamin D in the prevention of Coronavirus Disease 2019 infection and mortality” pubblicato da scienziati del The Queen Elizabeth Hospital Foundation Trust e dell'Università dell'East Anglia, ad esempio, ha determinato che nei Paesi in cui la carenza di vitamina D era più diffusa (Italia compresa) la mortalità per COVID-19 era più elevata. Risultati analoghi sono emersi da altre indagini, mentre altre non hanno trovato associazioni. Al di là del legame con la pandemia, avere livelli adeguati di vitamina D è comunque importante per la salute; per sapere se si è carenti o meno è necessario effettuare le analisi del sangue, tuttavia esistono anche sintomi “sibillini” che possono suggerirci tale condizione. Fra essi vi è anche la glossodinia, nota anche con i nomi di sindrome della bocca urente, sindrome della bocca bruciante e affini.

Nello studio “Burning mouth syndrome: results of screening tests for vitamin and mineral deficiencies, thyroid hormone, and glucose levels-experience at Mayo Clinic over a decade” pubblicato sull'International Journal of Dermatology da un team di ricerca del Dipartimento di Dermatologia della Mayo Clinic di Rochester (Stati Uniti), è stato infatti rilevato che tra i pazienti colpiti dalla sindrome della bocca urente la carenza di vitamina D era una delle condizioni più diffuse, assieme alla carenza della vitamina B2. Nei circa 700 pazienti con sindrome della bocca urente seguiti nel corso di un decennio le carenze più comuni erano quelle di vitamina D3 (15 percento); vitamina B2 (15 percento); vitamina B6 (5,7 percento); zinco (5,7 percento); vitamina B1 (5,3 percento); tireotropina (TSH) (3,2 percento); vitamina B12 (0,8 percento) e acido folico (0,7 percento). Alla luce di questi risultati, i ricercatori guidati dalla dottoressa Claudia S. Morr Verenzuela sottolineano che chi sperimenta sintomi della sindrome della bocca urente dovrebbe sottoporsi a specifiche analisi, comprese quelle per la verifica dei livelli di vitamina D, oltre che la glicemia a digiuno (un indicatore del diabete). Va tuttavia tenuto presente che si tratta di uno studio di osservazione che non fa emergere rapporti di causa-effetto tra le condizioni.

La sindrome della bocca urente si caratterizza per una sensazione di “bruciore, formicolio o intorpidimento” e può interessare “l’intera bocca o solo la lingua e può essere continua o intermittente”, spiegano i Manuali MSD per operatori sanitar. Oltre alle carenze di vitamine e minerali, la condizione è stata associata al diabete (da qui il test glicemico consigliato dalla Mayo Clinic); alla candidosi (infezione da lieviti); ad alcune allergie e anche all'uso di farmaci, come quelli per combattere l'ipertensione (gli ACE inibitori o inibitori dell’enzima di conversione dell’angiotensina). Quando si manifesta, spiegano gli scienziati della Mayo Clinic, è dunque doveroso fare tutte le analisi del caso per verificare se non si soffra di carenze, comprese quella della vitamina D.

Come specificato dai Manuali MSD, la carenza di vitamina D “può causare dolori muscolari, debolezza e dolori ossei a qualsiasi età”. L'istituto Humanitas specifica che la carenza di vitamina D “incide in modo negativo sulla calcificazione delle ossa con effetti che vanno dal rachitismo per i bambini alle deformazioni ossee di varia natura e alla osteomalacia, che si presenta quando la struttura ossea esternamente è integra ma all’interno delle ossa si registra un contenuto minerale insufficiente”. Ne risentono anche i denti che diventano più suscettibili alle carie. Negli adulti, quando c'è carenza, "le ossa, soprattutto quelle della colonna, del bacino e delle gambe, diventano fragili", spiegano i Manuali MSD. "Le aree interessate possono essere dolenti al tatto e si possono verificare fratture. Negli anziani, le fratture ossee, in particolare la frattura dell’anca, possono verificarsi semplicemente con un leggero sobbalzo o una caduta insignificante".

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