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Covid 19

Perché con la seconda variante indiana è fondamentale vaccinare presto anche i giovani

La campagna vaccinale contro il coronavirus SARS-CoV-2 sta procedendo a ritmi sostenuti in Italia, ma una larga fetta della popolazione – composta soprattutto da giovani – è ancora ampiamente esposta al rischio di infezione, in particolar modo a causa di varianti altamente trasmissibili come la seconda variante indiana. Ecco perché è fondamentale vaccinare tutti il più rapidamente possibile.
A cura di Andrea Centini
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Alla data odierna, mercoledì 19 maggio, in base alla “mappa delle vaccinazioni” di Our World in Data in Italia sono state somministrate 28,4 milioni di dosi di vaccino anti Covid, con poco più del 30 percento della popolazione coperto dalla prima dose. I completamente immunizzati, cioè coloro che hanno ricevuto le due dosi di AstraZeneca, Moderna e Pfizer o la singola del Johnson & Johnson, sono 9,05 milioni, pari al 15 percento della popolazione (circa 60 milioni di abitanti). I maggiormente protetti sono gli over 80, con circa l'80 percento di immunizzati, seguiti dagli ultrasettantenni con poco più del 20 percento di immunizzati. Questi numeri, sebbene confortanti sul prosieguo della campagna vaccinale, ci raccontano che una larghissima fetta degli italiani non ha ancora ricevuto nemmeno la prima dose e che in tanti tra le fasce più a rischio non sono ancora protetti. Questo significa soprattutto una cosa: nel caso in cui il virus dovesse tornare a circolare a ritmi sostenuti, c'è il rischio significativo che le persone “scoperte” possano sviluppare la forma grave della COVID-19 e aver bisogno il ricovero in ospedale o persino della terapia intensiva. Così piomberemmo nuovamente nell'incubo delle precedenti ondate. Tale rischio è rappresentato soprattutto dalle varianti di preoccupazione emergenti, come ad esempio quelle indiane (soprattutto la seconda), che stanno creando una vera e propria catastrofe umanitaria nel Paese di origine.

Ad oggi, in base a quanto emerge dalle sequenze del coronavirus SARS-CoV-2 depositate nella banca dati internazionale GISAID, in Italia sono stati isolati poco più di 50 casi di variante indiana B.1.617, che è suddivisa nei tre lignaggi “figli” B.1.617.1, B.1.617.2 e B.1.617.3. Al 14 maggio la seconda (B.1.617.2) risulta preponderante nel nostro Paese, con 49 casi, seguita dai tre della B.1.617.1 e nessuno della B.1.617.3. La maggior parte dei positivi è stata registrata nel Lazio e in particolar modo nell'area di Sabaudia, dove vive una cospicua comunità indiana. La frazione di Bella Farnia è stata recentemente classificata zona rossa proprio per contenere la potenziale circolazione della variante indiana. Una delle caratteristiche che preoccupa di più questa variante risiede nella sua trasmissibilità, che secondo le stime degli scienziati britannici potrebbe essere anche superiore del 50 percento rispetto a quella inglese, a sua volta fino al 90 percento più contagiosa del ceppo originale di Wuhan. I consulenti scientifici del governo britannico che analizzano l'evoluzione della pandemia attraverso i modelli matematici stimano che la variante B.1.617.2 sia più trasmissibile della B.1.1.7 (variante inglese), ritenendo realistico che possa esserlo del 50 percento, come riportato dalla BBC. Nel Regno Unito, nonostante una vaccinazione molto più capillare di quella italiana, la diffusione di una variante del 50 percento più trasmissibile potrebbe portare a 10mila ricoveri al giorno, secondo i calcoli degli esperti, superando i drammatici picchi (anche di morti) osservati durante le precedenti ondate.

Non è un caso che proprio in Gran Bretagna, dove i casi di variante indiana sono raddoppiati in una settimana in diverse aree, il governo stia “temendo” le riaperture significative avviate in questi giorni, che comprendono anche teatri, cinema, ristoranti, bar e pub, che potranno servire anche al chiuso. L'arma più efficace che abbiamo in questo momento per tenere a bada varianti come questa è proprio il vaccino, che ha fatto crollare contagi, ricoveri e decessi dove è più diffuso (lo dimostrano i dati in Israele, così come quelli del Regno Unito). Il problema dell'eccessiva contagiosità, tuttavia, potrebbe permettere alle nuove varianti di farsi largo tra i giovani che sono ancora poco immunizzati, col rischio che attraverso la potenziale circolazione legata alle riaperture possano svilupparsi nuove mutazioni di fuga immunitaria – come la famigerata E484K – in grado di resistere agli anticorpi neutralizzanti. Non va infatti dimenticato che a una maggiore trasmissibilità corrisponde anche una percentuale più elevata di vaccinati per raggiungere l'immunità di gregge; come spiegato dal professor Giorgio Parisi in una audizione al Senato, la circolazione della variante inglese più trasmissibile ha fatto salire l'asticella dal 60 all'80 percento. Anche se diversi esperti ritengono che non raggiungeremo mai l'immunità di gregge, col maggior numero possibile di persone vaccinate il virus si trova comunque innanzi a porte chiuse in faccia, dunque la sua diffusione viene significativamente ridotta e si può passare da una diffusione pandemica a quella endemica.

In questo momento in Italia le vaccinazioni sono aperte agli over 40, con all'orizzonte i primi open day per gli over 30 e la possibilità di immunizzare anche i maturandi (circa mezzo milione di ragazzi attorno ai 18 anni). Le Regioni che al momento sono orientate a vaccinare i giovani impegnati nel prossimo esame di maturità sono il Lazio e la Sicilia, ma in realtà non mancherebbe molto all'apertura delle vaccinazioni per tutti. Come affermato dal Commissario per l'emergenza generale Francesco Figliuolo, infatti, ciò dovrebbe verificarsi nel mese di giugno. In questo momento resta prioritario proteggere col vaccino le persone che rischiano di più in caso di contagio – sono ancora tantissimi gli over 60 non coperti –, sebbene la minaccia di varianti potenzialmente pericolose come quella indiana richiede la massima velocità nelle somministrazioni e il rapido coinvolgimento anche dei giovani. A maggior ragione se si tiene conto che gli scienziati, come dichiarato dal premier britannico Boris Johnson al parlamento, sono sempre più fiduciosi che i vaccini siano efficaci contro tutte le varianti, compresa quella indiana. Inoltre le prime indagini in preprint come la ricerca “The Spike Proteins of SARS-CoV-2 B.1.617 and B.1.618 Variants Identified in India Provide Partial Resistance to Vaccine-elicited and Therapeutic Monoclonal Antibodies” dell'Università di New York stanno osservando che la variante indiana avrebbe modesti effetti sulla resistenza agli anticorpi neutralizzanti. Pertanto vaccinandoci tutti quanti e il più rapidamente possibile potremo contenere anche i rischi rappresentati da questo lignaggio emergente.

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