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Covid 19

Perché chi non si vaccina contro la Covid 19 è un problema anche per chi si è vaccinato

Come sottolineato a più riprese da numerosi scienziati ed evidenziato negli studi epidemiologici, il vaccino oltre a proteggere se stessi è uno scudo per gli altri e la comunità tutta. Ha dunque un enorme ruolo sociale, soprattutto nel contesto di una catastrofica pandemia provocata da una malattia potenzialmente fatale. Ecco perché chi non si vaccina rappresenta un problema per tutti.
A cura di Andrea Centini
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Alla data odierna, lunedì 19 luglio 2021, in base alla mappa delle vaccinazioni di Our World in Data in Italia sono state somministrate 61,5 milioni di dosi di vaccino anti Covid, tra prime e seconde. Grazie al monodose di Johnson & Johnson e ai vaccini a doppia dose di AstraZeneca, Moderna e Pfizer, attualmente nel nostro Paese ci sono 26,3 milioni di persone che hanno completato il ciclo vaccinale e dunque risultano immunizzate. Si tratta del 43,6 percento della popolazione; ciò significa che una fetta significativa di bambini, uomini e donne non ha ancora alcuna protezione contro il coronavirus SARS-CoV-2 o ce l'ha soltanto parziale. Se si escludono i bambini sotto i 12 anni, per i quali non è stato ancora approvato alcun vaccino dall'Agenzia Europea per i Medicinali (EMA) e dall'Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), circa un italiano su tre non ha ancora ricevuto alcuna dose di vaccino: è un "esercito" di milioni di persone – soprattutto giovani – esposta alle gravi conseguenze della COVID-19, ma che può rappresentare un serio problema anche per tutti coloro che sono già vaccinati. Le ragioni, spiegano gli esperti, sono molteplici.

Innanzitutto, come sottolineato alla CNN dal professor William Schaffner, docente presso la Divisione di Malattie Infettive del Centro Medico dell'Università Vanderbilt, chi non è vaccinato rischia di diventare una vera e propria “fabbrica di varianti”. Se consideriamo che i contagi, dopo un significativo rallentamento durato settimane, ora sono in crescita esponenziale in diversi Paesi d'Europa e altrove, in particolar modo a causa della variante Delta, il pericolo è a dir poco concreto. Anche l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ritiene fortemente probabile l'emersione di ulteriori varianti di preoccupazione più pericolose. In questa situazione, del resto, c'è terreno fertile affinché il patogeno possa continuare a diffondersi e a replicarsi nella comunità, fino allo sviluppo di potenziali ulteriori mutazioni di fuga immunitaria in grado di opporre resistenza agli anticorpi neutralizzanti, sia quelli indotti da una precedente infezione naturale che quelli innescati dai vaccini. Come mostra questa tabella, i vaccini attualmente approvati per l'uso di emergenza sono tutti efficaci contro le quattro varianti di preoccupazione (Alfa, Beta, Gamma e Delta), ma è fondamentale la doppia dose per abbattere il rischio di infezione sintomatica. Secondo gli esperti le aree più problematiche sono quelle in cui il virus circola molto e al contempo vi è una bassa copertura vaccinale. Se in un'area ad elevata copertura vaccinale, infatti, il patogeno si trova continue porte sbarrate in faccia e "semafori rossi" – gli ultimi dati dell'Istituto Superiore di Sanità (ISS) indicano che il vaccino abbatte il rischio di infezione dell'88 percento –, dove può muoversi liberamente e incontra di tanto in tanto un vaccinato ha maggiori probabilità di far evolvere (per selezione naturale) mutazioni in grado di eludere le difese immunitarie. È anche per questa ragione che gli scienziati raccomandano di vaccinare quante più persone possibili e nel più breve tempo possibile, continuando al contempo con le operazioni di tracciamento dei contatti e le misure per contenere i focolai.

Del resto non esiste alcun vaccino efficace al 100 percento, ma i vaccini anti Covid risultano estremamente protettivi, soprattutto contro la forma grave dell'infezione e la morte. Nella quota di vaccinati che viene infettata, inoltre, la carica virale risulta più bassa e la probabilità di trasmissione nella comunità è significativamente ridotta. Chi invece è totalmente scoperto, si infetta e sviluppa un'elevata carica virale, anche in assenza di sintomi può comunque contribuire in modo efficace alla diffusione e all'evoluzione del coronavirus SARS-CoV-2, alimentando al contempo il rischio di varianti pericolose per tutti. In questo momento, ad esempio, nel nostro Paese il contagio sta correndo rapidamente soprattutto tra le fasce di età più giovani, proprio quelle meno vaccinate. Secondo i virologi, i festeggiamenti sfrenati in seguito alla vittoria degli Europei di calcio da parte e gli assembramenti con canti e balli senza mascherina lungo le coste dello Stivale, come dimostrano diversi video, avranno un prezzo salato da far pagare a tutti quanti. A maggior ragione se si considera che le autorità sanitarie stanno avendo difficoltà nel tracciamento dei contatti. Come sottolineato dall'Assessore alla Salute della Regione Lazio, molti ragazzi positivi non collaborano con le storie sui contatti, magari per preservare le vacanze degli amici ed evitare loro la quarantena. Va inoltre considerato che molti giovani ritengono di essere "immuni" alla COVID-19, ma come dimostra questo recente studio britannico, quelli che finiscono ricoverati in ospedale hanno un tasso di complicanze (con danni agli organi) solo di poco inferiore a quello registrato negli ultracinquantenni.

A sottolineare la fondamentale funzione sociale della vaccinazione anche il professor Taylor Nichols, medico specializzato in Medicina d'urgenza appassionato di politica sanitaria, che tiene un blog dedicato alle questione di salute pubblica più rilevanti. Nel suo ultimo articolo ha sottolineato che negli Stati Uniti continuano a riempirsi i pronto soccorso di persone non vaccinate contagiate dal coronavirus (il 99 percento degli attuali decessi per COVID-19 riguarda proprio i non vaccinati). Come sottolinea l'esperto, più persone restano in attesa nelle divisioni di emergenza, maggiori sono i rischi di errori medici, morbilità, ricoveri più lunghi e mortalità. Con i reparti normali e di terapia intensiva saturi di pazienti e il sistema sanitario sotto pressione, si riducono anche i posti per le persone che hanno bisogno di cure per altre condizioni e lesioni. Vengono altresì rimandati interventi e visite per vaccinati e non. Tutto questo sottolinea l'enorme funzione sociale dei vaccini anti Covid, dimostrata anche da un recente studio israeliano nel quale si evidenzia che vaccinando quante più persone possibili si proteggono anche coloro che non possono farlo, come i bambini e gli immunodepressi. Anche se l'agognata immunità di gregge potrebbe non essere mai raggiunta. Il vaccino protegge se stessi, gli altri e la comunità tutta, per questa ragione l'obbligo vaccinale e la necessità di estendere l'applicazione del Green Pass sono diventati temi di grande attualità e di confronto politico. Per gli scienziati una cosa è certa: l'unico modo per uscire il più velocemente possibile da quest'incubo è vaccinarsi tutti e farlo il più presto possibile. La via maestra da seguire, del resto, innanzi a una catastrofica pandemia provocata da una subdola e potenzialmente fatale malattia infettiva deve essere solo quella tracciata dalla scienza.

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