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Per la prima volta gli USA hanno generato più energia dalle rinnovabili che da carbone e nucleare

La U.S. Energy Information Administration ha annunciato che nel 2020, per la prima volta nella storia, gli Stati Uniti hanno prodotto più energia dalle fonti rinnovabili che dal carbone e dal nucleare. Le prime, trainate soprattutto dall’eolica, hanno raggiunto il 21 percento del totale, la nucleare si è fermata al 20 percento e il carbone al 19 percento. I gas naturali restano saldamente in prima posizione.
A cura di Andrea Centini
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Se vogliamo evitare la catastrofe climatica e scongiurare le conseguenti “indicibili sofferenze” preannunciate dagli scienziati c'è solo una cosa da fare: mettere un freno deciso e repentino alle emissioni di carbonio, sostituendo l'energia ottenuta dai combustibili fossili con quella derivata dalle fonti rinnovabili. Come dimostrato dal recente rapporto “Sustainable Recovery Tracker” dell’Agenzia Internazionale dell’Energia (AIE) siamo tutto fuorché sulla buona strada, considerando che per il 2023 è atteso il nuovo record storico di emissioni di anidride carbonica (CO2), ciò nonostante alcuni segnali significativi iniziano ad arrivare anche dai Paesi “grandi inquinatori”. La Cina, ad esempio, ha recentemente annunciato che raggiungerà la neutralità carbonica entro il 2060 (l'Unione Europea punta a raggiungere il medesimo traguardo entro il 2050), mentre gli Stati Uniti hanno piazzato una pietra miliare da non sottovalutare: per la prima volta nella storia, infatti, nel 2020 le fonti rinnovabili hanno prodotto più energia del nucleare e del carbone.

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Ad annunciarlo la U.S. Energy Information Administration nel rapporto “Renewables became the second-most prevalent U.S. electricity source in 2020”. L'agenzia statistica e analitica del Dipartimento dell'Energia statunitense ha affermato che grazie alle rinnovabili – in particolar modo eolica, solare e idroelettrica – è stato prodotto il 21 percento di tutta l'energia generata sul vasto territorio nazionale. Lo scorso anno gli Stati Uniti sono stati in grado di aggiungere ben 26 gigawatt alla capacità produttiva delle fonti rinnovabili, portando il computo totale a 170 gigawatt. Come indicato, è stata superata sia la produttività del nucleare che quella del carbone, sebbene di pochissimo: la prima si è infatti fermata al 20 percento del totale, mentre la seconda al 19 percento. Per comprendere il balzo in avanti compiuto nel 2020, basti pensare che si tratta dell'80 percento di produttività in più rispetto a quella del 2019, segno dei grandi investimenti nelle infrastrutture dedicate rinnovabili. Sembra quasi un paradosso che tale risultato sia stato raggiunto proprio al termine della discussa presidenza Trump, che di certo non ha fatto dell'ambientalismo la propria bandiera. Anzi, a più riprese il predecessore di Joe Biden ha espresso posizioni negazioniste nei confronti dei cambiamenti climatici (oltre a fare diverse gaffe confondendo il meteo con il clima).

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Con questo nuovo record di produttività energetica, negli Stati Uniti le fonti rinnovabili sono ora al secondo posto dietro ai gas naturali. Secondo le stime degli esperti nei prossimi anni il costo dell'estrazione dei gas aumenterà in modo significativo; ciò porterà a un nuovo incremento del carbone, tuttavia la corsa delle rinnovabili non si fermerà e aumenteranno di un ulteriore 10 percento nel 2022. La produzione di elettricità derivata dal carbone negli USA ha raggiunto un picco di ben 2.016 miliardi di kWh nel 2007, ma da allora, come sottolineato dalla U.S. Energy Information Administration, larga parte di quella produzione è stata “sostituita o convertita alla generazione con gas naturale”. Il prossimo step sarà quello della conversione alle rinnovabili, forti del progressivo incremento. Il solare su piccola scala, ad esempio, è aumentato del 9 percento tra 2019 e 2020; l'eolica, attualmente la fonte di energia rinnovabile più diffusa negli USA, è invece cresciuta del 14 percento nello stesso arco di tempo. La speranza è che questa strada venga abbracciata da quanti più Stati possibili e che si determini – in tempi ragionevoli – un crollo nelle emissioni di CO2 in atmosfera.

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