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Parkinson: possibile origine nell’intestino. Tagliare il nervo vago riduce il rischio del 40%

Attraverso l’analisi di migliaia di dati si è scoperto che i pazienti sottoposti a vagotomia, ovvero alla recisione del nervo vago, hanno un rischio ridotto del 40 percento di sviluppare il morbo di Parkinson. Il nervo, che collega il cervello al tratto digerente, farebbe da ponte nella propagazione della patologia.
A cura di Andrea Centini
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Un team di ricerca internazionale coordinato dal Karolinska Institutet di Stoccolma (Svezia) ha scoperto una nuova prova del legame tra intestino e morbo di Parkinson, che potrebbe originarsi nel tratto digerente e propagarsi al cervello attraverso il nervo vago. Gli studiosi, infatti, hanno determinato che la recisione di questo nervo, solitamente effettuata per curare le ulcere, ridurrebbe il rischio di ammalarsi del 40 percento. Quella compiuta dal team svedese, in collaborazione con i medici dell'Örebro University Hospital e scienziati americani di diversi atenei, è solo l'ultima tappa di un percorso iniziato anni addietro con le intuizioni del professor Heiko Braak della Goethe University di Francoforte, che per primo, attraverso l'analisi di una proteina (la sinucleina), evidenziò il rapporto tra la patologia neurodegenerativa e l'intestino. Solo alcuni giorni fa è stata pubblicata un'altra ricerca dell'Università dell'Alabama che ha messo in luce il ruolo della flora batterica intestinale nel potenziale sviluppo del morbo di Parkinson.

I ricercatori svedesi hanno trovato il nuovo indizio analizzando i registri dei pazienti connazionali che avevano subito una vagotomia, ovvero una recisione selettiva o completa (vagotomia tronculare) del suddetto nervo, chiamato anche pneumogastrico poiché collega il midollo allungato con lo stomaco. Confrontando i dati raccolti in 40 anni di 9.400 pazienti sottoposti all'intervento con quelli di altri 377mila soggetti (il gruppo di controllo) è emerso che i primi avevano un rischio ridotto del 40 percento di ammalarsi di morbo di Parkinson. Questo perché erano stati "tagliati i ponti” alla proteina incriminata, non permettendogli il passaggio fino al cervello.

“Questi risultati forniscono la prova preliminare che la malattia di Parkinson può iniziare nell'intestino”, ha sottolineato l'autore dello studio Bojing Liu. “Un'altra prova di questa ipotesi è che le persone con malattia di Parkinson hanno spesso problemi gastrointestinali, come la stipsi, che può iniziare decenni prima di sviluppare la patologia”, ha concluso il ricercatore. Saranno necessari ulteriori approfondimenti per avere la conferma definitiva del legame con l'intestino, tuttavia i risultati delle ultime ricerche sembrano tutti orientati verso questa strada. I dettagli dello studio svedese sono stati pubblicati su Neurology, la rivista scientifica della American Academy of Neurology.

[Foto di Elionas2]

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