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Novembre 2020 è stato il più caldo di sempre: in Europa mai un autunno così mite

Gli scienziati del Copernicus Climate Change Service (C3S) hanno annunciato che il mese di novembre appena trascorso è stato il più caldo di sempre, facendo registrare una temperatura di 0,1° C più alta rispetto al precedente record. Anche l’autunno che si concluderà il prossimo 21 dicembre risulta essere il più caldo mai registrato in Europa.
A cura di Andrea Centini
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Il mese di novembre appena trascorso è stato il più caldo di sempre, o più precisamente, da quando vengono registrate le temperature globali. In base ai dati è risultato essere di ben 0,8 ° C più "rovente" rispetto alla media di riferimento, che abbraccia il trentennio dal 1981 al 2010, inoltre è stato 0,1° Celsius più cado rispetto ai mesi di novembre 2016 e 2019, che detenevano entrambi il precedente primato. Benché 0,1° C possa apparire un aumento “trascurabile” non è affatto così, dato che questi balzi in avanti si stanno registrando praticamente quasi ogni mese, e riflettono l'impatto del riscaldamento globale catalizzato dai cambiamenti climatici. Non a caso l'autunno che sta per concludersi – il solstizio d'inverno è atteso il prossimo lunedì 21 dicembre – è stato il più caldo mai registrato in Europa, con una temperatura di 1,9 ° C superiore rispetto alla media standard e di 0,4 ° C rispetto al precedente autunno boreale più mite, risalente al 2006.

A comunicare i dati sul novembre più caldo di sempre gli scienziati del Copernicus Climate Change Service (C3S), un programma di ricerca messo a punto dal Centro europeo per le previsioni meteorologiche a medio termine (ECMWF) e gestito dalla Commissione europea. In base a quanto indicato dagli esperti, lo scorso mese le temperature sono risultate essere al di sopra della media su una vasta regione dell'Europa settentrionale, e in particolar modo in Siberia e sull'Oceano Artico. Si tratta di due delle aree più colpite in assoluto dagli effetti dei cambiamenti climatici. Per quanto concerne la Siberia, basti pensare che sabato 20 giugno nella città di Verchojansk, sita nella Repubblica autonoma della Sacha-Jacuzia e nei pressi del Circolo Polare Artico, è stata raggiunta l'impressionante temperatura di 38° C. Quest'anno, inoltre, nell'Oceano Artico ancora non si era formato il ghiaccio marino ciclico alla fine di ottobre; non era mai accaduto prima. Non c'è da stupirsi che gli scienziati del Copernicus Climate Change Service (C3S), che si avvalgono dei satelliti dell'omonima missione dell'Agenzia Spaziale Europea (ESA) e della Commissione Europea, a novembre abbiano rilevato la seconda più bassa copertura di ghiaccio marino da quando vengono effettuate le osservazioni satellitari, a partire dal 1979.

Il mese scorso temperature più elevate della media sono state registrate anche in varie parti degli Stati Uniti, in Sud America, sull'altopiano tibetano, in Africa Meridionale, nell'Antartide orientale e su gran parte dell'Australia. La “terra dei canguri” sta per entrare nell'estate australe e già fa registrare segnali allarmanti, come i 48 ° C di Andamooka, una città dell'Australia meridionale. “A livello globale, novembre 2020 è stato un mese eccezionalmente caldo rispetto ad altri mesi di novembre, e le temperature nell'Artico e nella Siberia settentrionale sono rimaste costantemente alte, con il ghiaccio marino che ha fatto registrare sua seconda estensione più bassa. Questa tendenza è preoccupante e sottolinea l'importanza di un monitoraggio completo dell'Artico, poiché si sta riscaldando più velocemente del resto del mondo”, ha dichiarato il dottor Carlo Buontempo, direttore del Copernicus Climate Change Service. “Questi record – ha aggiunto lo scienziato – sono coerenti con la tendenza al riscaldamento a lungo termine del clima globale. Tutti i responsabili politici che danno la priorità alla mitigazione dei rischi climatici, dovrebbero interpretare questi record come campanelli d'allarme e considerare molto più seriamente di quanto fatto fino ad oggi il rispetto degli impegni internazionali stabiliti nell'Accordo di Parigi del 2015”. Da dicembre 2019 a novembre 2020 la temperatura media è stata di 1,28° C superiore alla temperatura dell'epoca preindustriale, pericolosamente vicina all'obiettivo più virtuoso dell'Accordo di Parigi, che prevede di contenere l'aumento delle temperature a 1,5° C.

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